Il Settimo Sigillo

Il Settimo Sigillo

- in Anni 50, Ingmar Bergman, Recensioni
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Dopo aver partecipato alle Crociate, il disilluso cavaliere Antonius Block (Max Von Sydow) fa ritorno verso casa insieme al riluttante scudiero (Gunnar Bjornstrand), ma sul tragitto incontra la Morte (Bengt Ekerot), che accetta di sfidarlo a scacchi, rinviando il suo compito. Mentre la partita continua e la peste imperversa, il viaggio riprende e Block incontrerà una schiera di personaggi tra i quali spicca una famiglia di saltimbanchi che contribuirà a ribaltare la sua visione sfiduciata del mondo.

Tratto dall’atto unico “Pittura su Legno” dello stesso Bergman e girato in appena 35 giorni, quasi totalmente in studio e con un budget ridotto, questo straordinario film di grandi bellezze e di potente carica metaforica è uno dei capisaldi dell’alta espressione del maestro svedese, assumendo una notevole rilevanza nel suo sfolgorante itinerario. Infatti, introducendo il discorso sulla religione ed anticipando quello sull’identità “allo specchio” (risvolti entrambi divenuti in seguito centrali nel suo cinema), l’autore porta avanti il suo personalissimo percorso di analisi della spiritualità con un film in cui il silenzio (altra costante nella sua produzione) è in questo caso quello divino, tematica portante che attraversa l’intera pellicola. Perché il viaggio del cavaliere in preda ai dubbi esistenziali, alimentati dai drammi che incontra (dalla guerra alla peste) e contrapposti al cinismo dello scudiero (il quale, richiamando le rappresentazioni medievali ma anche l’incostanza dell’esistenza, infonde al tono tragico una vena di umorismo da spalla donchisciottesca), diventa innanzitutto una sentita allegoria sulla ricerca di Dio e sulla caducità della vita. In ciò, se l’unica sicurezza che resta è quindi l’ineluttabilità della Morte (la cui personificazione, cavalcando le incertezza del protagonista, accetta infatti di sfidarlo a scacchi), in questo caso l’autore individua proprio la fede come unica via per vincere la celebre partita che scandisce un’opera il cui titolo, esternando fin da subito la marcata componente simbolica, si rifà non a caso ad un passaggio dell’Apocalisse di Giovanni. Così, nel calare il tutto in una cupa ambientazione fortemente evocativa nei suoi rimandi all’iconografia sacra (evidenti anche nella memorabile danza macabra della sequenza finale) Bergman dipana tale pregnante tessuto tematico seguendo il suo protagonista (interpretato da un Max Von Sydow al suo primo ruolo importante) con sentita partecipazione e vibrante suggestione anche a livello visivo, coadiuvato in ciò dalla splendida fotografia del fidato Gunnar Fisher. Premio Speciale della Giuria al 10° festival di Cannes (ex aequo con “I Dannati di Varsavia” di Andrzej Wajda).

Il Settimo Sigillo
Il Settimo Sigillo
Summary
“Det Sjunde Inseglet”; di INGMAR BERGMAN; con MAX VON SYDOW, GUNNAR BJORNSTRAND, GUNNEL LINDBLOM, BENGT EKEROT, BIBI ANDERSSON, NILS POPPE, INGA GILL; drammatico; Svezia, 1956; B/N; durata: 96’;
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