Les Misérables

Les Misérables

- in Film 2012, Recensioni
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1815. Spinto dalla miseria a rubare del pane, Jean Valjean (Hugh Jackman) è condannato a quasi due decenni di lavori forzati. Quando torna in libertà, emarginato dalla società, viola la condizionale e, toccato dalla Grazia, si rifà una nuova, prospera vita, sotto falso nome. Passati gli anni, affezionatosi alla povera e sventurata Fantine (Anne Hathaway), ne adotta la figlioletta Cosette (Amanda Seyfried), e protegge il giovane rivoluzionario Marius (Eddie Redmayne), di lei innamorato. Ma nel frattempo, l’implacabile commissario di polizia Javert (Russell Crowe) continua ad inseguirlo senza sosta.

Tratto dal capolavoro “definitivo” di V. Hugo (già portato sullo schermo, tra alti e bassi, una decina di volte, la prima nel 1933), è la versione cinematografica di uno dei più celebri musical del mondo (60 milioni di spettatori, 10000 repliche in 42 Paesi, 8 Tony Awards, milioni di dischi venduti), con melodie di Claude-Michel Schonberg su libretto in francese di Alain Boubill e Jean-Marc Natel, in seguito adattato in inglese da Herbert Kretzmer (versione che portò al successo planetario). Nel passaggio dal palcoscenico al kolossal (accolto con pareri discordanti anche dalla critica d’oltreoceano), la scrittura narrativa lo riprende quasi alla lettera (solo canzoni e parole in musica, con poche e brevissime parentesi di dialogo, e con il nuovo motivo “Suddenly” in aggiunta), mentre la regia di T. Hooper (Oscar per “Il Discorso del Re”), nella messa in scena sontuosa, concentra l’attenzione sui personaggi e sull’espressività canora attraverso un uso carico e insistito del primo piano, cercando poi di bilanciare in dinamicità facendo ricorso ad inquadrature sbollate, camera a mano e grandangoli, ed immergendo il tutto in ambientazioni maestose e suggestive (la Francia post-rivoluzione ricostruita negli studi inglesi Pinewood, con fotografia di D. Cohen, scenografie di E. Stewart e costumi di P. Delgado), coadiuvate da un largo uso di effetti e CGI: è uno stile ibrido, a tratti sbilanciato e forse (come ritenuto dai detrattori) anche discutibile, ma d’altra parte bisogna riconoscere che il tutto risulta, al tempo stesso, assai confacente nonché del tutto coerente con le convenzioni narrativo-stilistiche di quella teatralità che, stando alla base, ne diventa la cifra espressiva (anche quando va in esterni, mantiene la sua prospettiva frontale). E a questo proposito, se non è indispensabile essere innovativi (e il film non lo è), lo spettacolo d’origine è così vibrante, coinvolgente ed emozionante che basta da solo, risultando anche adeguato per quanto riguarda la rievocazione scenica (per quanto possibile) dell’immortale romanzo: dopotutto, il grande cuore, la trascinante ridondanza, la palpitante liricità e le ferventi passioni non sono forse tra le componenti essenziali dello spirito e della sublime prosa di Hugo? E in tutto questo, le molte emozioni (ma anche, seppur in minor misura, i messaggi delle tematiche socio-morali, esternati, tra le altre, nelle celebri “At the End of the Day” e “Do You Hear the People Sing?”) sono vive e pulsanti e, se accolte, colpiscono nel segno, anche grazie al variegato gruppo di interpreti, impegnati, tra l’altro, nell’insolita, rischiosa e coraggiosa scelta di cantare in presa diretta, così da infondere, anche con tutte le imperfezioni del caso, un maggiore coinvolgimento: a questo proposito, se il tanto criticato e ingessato Crowe risulta in effetti essere (anche vocalmente) il meno incisivo, se la cavano egregiamente il protagonista H. Jackman e il sorprendente E. Redmayne (entrambi ottimi per canto e recitazione), ma anche la giovane esordiente S. Barks (già Eponine a Broadway) e la coppia S. Baron Cohen-H. Bonham Carter (a cui è affidata una gustosa vena ironico-grottesca), anche se la migliore del gruppo resta la dolente, commovente e strepitosa A. Hathaway, che si cimenta nella celeberrima “I Dreamed a Dream” (melodia-manifesto del musical, girata in un’unica inquadratura in primo piano) con un’intensità e una carica emotiva davanti alla quale è impossibile rimanere impassibili. Ottimo risultato al botteghino anglofono, coronato da 3 Golden Globes (miglior film musical o commedia, Jackman miglior attore, Hathaway non protagonista) e 3 Oscar (trucco e acconciature, mixaggio sonoro e A. Hathaway miglior attrice non protagonista).

Les Misérables
Les Misérables
Summary
id.; di TOM HOOPER; con HUGH JACKMAN, RUSSELL CROWE, ANNE HATHAWAY, EDDIE REDMAYNE, AMANDA SEYFRIED, SAMANTHA BARKS, HELENA BONHAM CARTER, SACHA BARON COHEN, AARON TVEIT, COLM WILKINSON; musical; G. B., 2012; durata: 158';
60 %
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