Looper – In Fuga dal Passato

2044. Joe (Joseph Gordon-Levitt) è un killer su commissione impegnato ad uccidere, eliminandone poi ogni traccia, i criminali mandati indietro nel tempo dal futuro 2074, quando il viaggio temporale è già una realtà. Il lavoro procede liscio, almeno finché non riconoscerà nella prossima vittima nientemeno che se stesso, invecchiato di trent’anni (Bruce Willis).

Sul tema della pluralità delle dimensioni temporali, il regista e sceneggiatore “indie” R. Johnson (già autore del piccolo cult “Brick”) ha imbastito un insolito e convincente thriller di Sci-Fi convincente ed insolito sulle orme di Philip K. Dick (il viaggio nel tempo che porta ad inquietanti e profondi quesiti etici-filosofici come l’importanza delle proprie scelte, il libero arbitrio, il peso del destino o la morale delle azioni). A questo proposito, sebbene alcune delle ambizioni rimangano tali (inciampando anche in qualche macchinazione di trama), il film (presentato a Toronto e frutto di un’atipica co-produzione cino-americana) resta comunque un buon prodotto sopra la media: orchestrato come un futuristico thriller di anticipazione (le scene mostrate da diversi punti di vista), non eccessivo negli effetti ed avvincente nel ritmo come anche nella suspense, Looper possiede infatti una gustosa identità citazionista (facile ripensare a James Cameron e a “Terminator”, ma anche a Christoper Nolan e al suo “Inception”) che però non gli impedisce di seguire una strada propria, anche attraverso un uso azzeccato del twist, con continui colpi di scena che rilanciano la storia. Anche la squadra di interpreti funziona, a partire dall’azzeccato Gordon-Levitt, funzionale anche se leggermente irrigidito dal trucco adoperato per renderlo più somigliante al “futuro se stesso” Bruce Willis, a sua volta godibilissimo (specie nelle sequenze finali) come la sempre carismatica Blunt.