Schindler’s List – La Lista di Schindler

L’industriale tedesco Oskar Schindler (Liam Neeson), in affari coi nazisti e deciso a rilevare la sua fabbrica di tegami, impiega un gruppo di ebrei come forza lavoro, sottraendoli così ai campi di sterminio. Finirà per diventare il loro salvatore, sottraendo alla camera a gas più di 1100 persone.

Tratto dal romanzo “La Lista” di T. Keneally, adattato per lo schermo da Steven Zaillian, è forse il film più adulto e ambizioso di Steven Spielberg, nonché certamente uno dei suoi migliori: in questo caso, la nota padronanza del mezzo che lo contraddistingue è infatti a servizio di una narrazione fortemente evocativa dallo sviluppo sapiente e partecipe in cui convivono armoniosamente resoconto e fiction, racconto epico e minimalismo psicologico, tensione drammatica e sincero coinvolgimento emotivo. Nel sottofinale sfiora forse la retorica hollywoodiana (una costante nel cinema di Spielberg), ma nella sua angosciosa ed avvolgente ricostruzione di un vero e proprio inferno reale e realistico è quasi un film d’autore. Anche a questo proposito, da notare il prologo e l’epilogo a colori (in cui finzione e realtà si fondono in funzione della memoria) e la celebre sequenza della bambina con il cappottino rosso: quest’ultima è, come giustamente riportato da M. Morandini nel suo dizionario, “una piccola invenzione poetica, un esempio del modo con cui gli effetti speciali possono diventare creativi”. Funzionale cast di interpreti di livello: alle prese con un ruolo di protagonista complesso e bifronte, Liam Neeson è credibile ed efficace, ma certo non sono da meno l’eccellente Ben Kingsley (ebreo polacco ed “eminenza grigia” di Schindler) e l’ottimo Ralph Fiennes (sanguinario e schizoide comandante del campo). 3 Golden Globes (film drammatico, regia, sceneggiatura) e ben 7 premi Oscar: miglior film, regia, sceneggiatura non originale, fotografia (splendido bianconero a tinte forti di Janusz Kaminski), scenografia, colonna sonora (del grande John Williams) e montaggio (del fidato Michael Kahn).