Nel 1560, una spedizione spagnola di conquistadores alla ricerca di El Dorado rimane bloccata nell’inestricabile foresta amazzonica. Approfittando dell’occasione, l’ambizioso e spietato condottiero Lope de Aguirre s’impadronisce quindi del comando dell’impresa; ma anch’esso rimarrà vittima della sua stessa pazzia, portando inevitabilmente l’assurda conquista alla distruzione e conducendo se stesso ad una tragica fine.
Scritto e diretto da un Werner Herzog non ancora trentenne (che rielaborò lo svolgimento di una spedizione realmente avvenuta) e girato interamente in Perù e in lingua inglese con una troupe ristrettissima che incontrò una miriade di difficoltà (non solo economiche-produttive, ma anche umane ed ambientali, tra conflitti anche violenti, curiosi imprevisti, costi aggiuntivi, doppiaggi inaspettati e insidie dovute alle pericolose location), questo quarto film del grande autore tedesco è l’allucinato racconto avventuroso di una spedizione dall’intento profanatore (elemento da cui affiora la tematica del confronto tra l’uomo e la natura) che, letto anche come metafora sociale, assume il valore di una potente parabola sul potere e sugli effetti dell’imperialismo. Profondamente lucido eppure quasi surreale (si veda ad esempio il connubio tra il realismo delle immagini e le atmosfere dal sapore onirico, cui contribuiscono la fotografia del fido Thomas Mauch e la straniante colonna musicale del gruppo tedesco Popol Vuh), nonché ricco di sequenze memorabili (da citare almeno la scena della zattera invasa dalle scimmie, ma si fanno ben ricordare anche l’incipit e il finale), è anche il ritratto, tra delirio e disperazione, di un folle e tragico eroe negativo, interpretato con nevrotico furore annichilente da un grande Klaus Kinski perfetto per il ruolo (qui alla sua prima collaborazione con il regista, di cui diventerà attore-feticcio nonostante il loro rapporto personale e lavorativo fosse fin dall’inizio notoriamente conflittuale). Dichiarate sono le sue influenze che ebbe su Francis Ford Coppola (specialmente sul capolavoro “Apocalypse Now”), mentre intuibili quelle su alcune opere del più contemporaneo Terrence Malick. Reduce, nonostante l’ottima accoglienza da parte della critica, di uno scarso risultato al botteghino (anche in Germania, patria del regista, dove fu trasmesso in contemporanea alla sua uscita dall’emittente televisiva Hessicher Rundfunk, che lo aveva co-prodotto), in Italia fu invece riproposto in televisione nel 1979, sull’onda del successo di “Nosferatu, il Principe della Notte” (altro notevole film tra i più celebri del grande autore tedesco). Col tempo, quest’opera imperdibile divenne comunque un cult movie, e ad oggi è giustamente considerata un capolavoro, tanto da essere definito uno dei 100 migliori film di tutti i tempi dalla rivista Time. Tra i riconoscimenti ricevuti figurano inoltre due premi per la migliore fotografia (uno molto importante in patria e un secondo negli Stati Uniti) e una candidatura ai premi César come miglior film straniero in Francia (dove fu elogiato anche dal sindacato dei critici cinematografici).
Aguirre, Furore di Dio | |
Aguirre, Furore di Dio | |
Summary
"Aguirre, der Zorn Gottes"; di WERNER HERZOG; con KLAUS KINSKI, HELENA ROJO DEL NEGRO, RUY GUERRA, PETER BERLING, CECELIA RIVERA, DEL NEGRO, ALEJANDRO REPULLES; storico; Germania/ Messico/ Perù, 1972; durata: 100'. |
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