Pacific Rim

Emersi da un portale interdimensionale sul fondo dell’Oceano Pacifico, giganteschi mostri alieni seminano morte e distruzione. Per contrastare l’invasione e sventare l’apocalisse, vengono creati enormi robot controllati simultaneamente da una coppia di piloti le cui menti sono connesse da un ponte neuronale. Quando però i mostri si adattano ai nuovi avversari, serve un nuovo piano di difesa.

Esplicito omaggio al culto manga giapponese dei Mecha e dei Kaiju filtrato attraverso gli standard hollywoodiani, a prima vista potrebbe sembrare un connubio sgangherato tra disaster-movie, pellicola per ragazzi e SCI-FI d’azione scatenata, ma iniziata la visione ben presto ci si accorge che “Pacific Rim” possiede invece una non trascurabile forza personale, ispirandosi ai suddetti modelli per scartarne il ciarpame e conservarne le vitamine. Certo, il piglio è spaccone e testosteronico, la struttura narrativa è estremamente esile e spudoratamente diretta (con tanto di “spiegone” iniziale) e i personaggi – tolto il pittoresco trafficante di R. Perlman – sono bidimensionali e di poco interesse, ma d’altra parte il film compensa in ritmo e aggressione visivo-sonora ciò che manca in originalità ed interiorità. Merito anche e soprattutto della determinante regia del messicano Del Toro: tra i pochi registi non statunitensi a dirigere blockbuster, l’autore de “Il Labirinto del Fauno” è infatti capace di esprimere con efficacia la sua vena gotico-fantasy con una padronanza attenta e pregevole dell’azione e dello spettacolo, facendo così scattare l’emozione della meraviglia. Del tutto funzionale a livello visivo (fotografia di Guillermo Navarro) e scenografico (maestose ambientazioni tra CGI e alto artigianato), potente sul piano dei monumentali effetti speciali (anche senza 3D), è un roboante film di puro intrattenimento che sa di esserlo e come tale si propone, riuscendo a divertire senza scadere nella baracconata semi-demenziale alla “Transformers”, nel giocattolone catastrofico alla “Godzilla” o nel patriottismo dopato alla “Independence Day”. Per alcuni, il blockbuster dell’estate; per gli ex-ragazzi degli anni Settanta cresciuti a Goldrake e Mazinga, probabilmente una vera goduria.