Ahmad (Ali Mosaffa) arriva a Parigi da Teheran su richiesta della moglie francese Marie (Bérénice Bejo), che vuole ufficializzare il loro divorzio per iniziare una nuova vita con Samir (Tahar Rahim), la cui moglie è in coma dopo un tentato suicidio. La donna ha due figlie nate da precedenti relazioni, e ha un rapporto conflittuale con la più grande. Durante la sua permanenza, Ahmad tenta di migliorare il loro rapporto, ma nel frattempo inaspettati segreti del passato verranno svelati.
Dopo l’Oscar per lo splendido “Una Separazione“, l’iraniano Farhadi cambia lingua e contesto (il film è girato in francese, interpretato da un cast internazionale e ambientato nella dimessa periferia parigina) per raccontare un’altra storia di problematiche familiari, di nuovo snodata intorno ad una separazione di coppia. La nodale rottura, questa volta, appartiene però al passato, e il tono diventa quindi più intimistico (anche nella densa fotografia di Mahmoud Kalari), ma non per questo meno vibrante di coinvolgente suspense psicologica: con stile limpido e sapiente, Farhadi tesse una rete di scontri emotivi e verbali, alternando i diversi punti di vista dei personaggi e portando così a continue rivelazioni (qualcosa di più che colpi di scena) che rilanciano più volte il racconto. Le tematiche interne (le dinamiche e i condizionamenti intorno alle scelte personali, la provvisorietà delle relazioni e il peso dell’incomunicabilità, ma anche la ricerca di un superamento delle differenze etico-culturali) sono inquadrate con un realismo che, pur con le primarie differenze di classe e di etnia, può ricordare Mike Leigh e Ken Loach: nella sua attenta analisi dei rapporti psicologici e sentimentali, l’approccio è forse più esistenziale che sociale. Nella seconda parte s’inoltra nel territorio del mélo, con un finale di notevole intensità (incentrato sul sofferente Samir) in cui emerge appieno la centrale riflessione che, fin dal titolo eloquente e lapidario, permea l’intera trama: per tanto che ci si proietti verso il futuro, il passato resta ancorato al presente, come un amalgama doloroso di esperienze, scelte e destino con cui bisogna in qualche modo fare i conti, combattendolo e respingendolo, oppure accettando ciò che esso rappresenta. Intensa adesione degli interpreti, tra cui spicca la splendida protagonista Bérénice Bejo (già candidata all’Oscar per “The Artist” e premiata a Cannes per questo ruolo), davvero ammirevole nel riuscire a coinvolgere lo spettatore con un personaggio di difficile ambiguità egoistica.
Il Passato | |
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Summary
"Le Passé"; di Asghar Farhadi; con Bérénice Bejo, Tahar Rahim, Ali Mosaffa, Pauline Burlet, Jeanne Jestin, Elyes Aguis, Sabrina Ouazani; drammatico; Francia, 2013; durata: 130'. |
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1 Comment
cannibal kid
bellissimo!
l’ho pure preferito a una separazione…