1943. Mentre gli Alleati riportano decisive vittorie sulle forze dell’Asse, lo storico dell’arte Frank Stokes (George Clooney) ottiene l’autorizzazione dal presidente Roosevelt per formare una squadra di uomini fidati con lo scopo di compiere una missione di carattere etico/umanitario: l’obiettivo è infatti recuperare le opere d’arte trafugate dai nazisti, restituendole ai proprietari e salvandole così dalla distruzione.
Nonostante le premesse (una bella storia vera come soggetto e un’affiatata compagnia d’attori di primo piano), il quinto film diretto dal divo Clooney è purtroppo un film decisamente poco riuscito, anche perché l’attore-regista (la cui usuale abilità dietro la macchina da presa pare qui essersi ridotta a semplice ed ordinaria competenza) e il suo abituale collaboratore Grant Heslov (co-produttore e co-sceneggiatore) non sono riusciti a sfruttare al meglio le potenzialità dell’ottimo spunto di partenza. Poco energico nella messa in scena (statica, senza guizzi e fin troppo tradizionale) e piuttosto debole nella struttura narrativa (ma anche nella caratterizzazione dei personaggi), inquinato nel respiro epico da eccessiva retorica patriottica e appiattito nello svolgimento da un ritmo blando e discontinuo, “Monuments Men” guarda ad un certo filone di cinema statunitense da sempre assai apprezzato (il gruppo di coraggiosi in missione di guerra) senza però avere la forza né l’efficacia di ben più interessanti modelli e predecessori (come “I Magnifici Sette” o “Il Treno” di Frankenheimer): alternando sequenze d’azione poco smaglianti (carenti di suspense e/o spettacolarità) a parentesi ironiche e spinte emotive remotamente coinvolgenti (le lacrime sulle note minnelliane di “Have Yourself a Merry Little Christmas”), è una sorta di kolossal episodico dal respiro fiacco e poco esaltante che, nonostante qualche passaggio godibile, procede in costante indecisione tra dramma, commedia e toni epici hollywoodiani, non riuscendo a trovare un registro sicuro ed unitario. In tutto questo, al di là della confezione comunque dignitosa (fotografia di Phedon Papamichael, montaggio del fidato Stephen Mirrione e musiche di Alexandre Desplat, qui non al suo meglio), rimane il certamente nobile discorso di fondo sul valore dell’arte come identità culturale e tradizione da proteggere (ovvero: se il patrimonio artistico consiste nell’eredità identitaria e culturale di un popolo, allora un’opera d’arte può valere una vita umana), anche se d’altra parte, nonostante le buone intenzioni, l’esposizione poco fluida e non abbastanza incisiva non permette di trovare il giusto equilibrio fra il gusto dello spettacolo e la sollecitazione di un’idea così pregnante.
Monuments Men | |
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Summary
“The Monuments Men”; di George Clooney; con George Clooney, Matt Damon, Bill Murray, Cate Blanchett, Jean Dujardin, John Goodman, Hugh Bonneville, Bob Balaban, Dimitri Leonidas, Diarmaid Murtagh, Sam Hazeldine; drammatico; USA/ Germania, 2014; durata: 118’. |
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