Io Sono l’Amore

Milano. La famiglia altoborghese dei Recchi ruota attorno al patriarca Tancredi (Pippo Delbono) e a sua moglie, l’anglorussa Emma (Tilda Swinton), poco innamorata del marito ma molto affezionata ai tre figli, specialmente al più giovane Gianluca (Mattia Zaccaro), che gestisce un ristorante insieme all’amico Antonio (Edoardo Gabbriellini). Quando però tra quest’ultimo e l’insoddisfatta Emma esplode la passione, gli equilibri familiari inizieranno a sfaldarsi, portando a consequenze irreparabili.

Scritto dal regista con Ivan Cotroneo, Barbara Alberti e Walter Fasano, è il migliore e più maturo film del palermitano Luca Guadagnino, che gli ha dedicato 7 anni di lavorazione (di cui 6 mesi per un montaggio che ne ha drasticamente ed efficacemente quasi dimezzato la durata). Ricco di rimandi a Visconti (ma anche ad Antonioni e, per alcuni versi, ad Hitchcock), è un raffinato melodramma familiare che analizza l’universo (incrinato) dell’alta borghesia con uno stile ridonante eppur omogeneo, ma anche con una grande eleganza formale a cui contribuiscono in primo luogo la preziosa fotografia del francese Yorick Le Saux, i costumi di Antonella Cannarozzi (candidata all’Oscar) e una scenografia che diventa vero e proprio personaggio (con una Milano inaspettatamente radiosa sullo sfondo).  Attraversato da vibranti passaggi ispirati, è mosso da una notevole ambizione (visibile nella minuziosa cura dei particolari) che manca al cinema italiano odierno. Lo illumina come un faro la sempre eccellente Tilda Swinton (non doppiata), ben supportata da un motivato e funzionale cast di contorno. Presentato con successo al festival di Venezia 2009, nella categoria “Orizzonti”.