Due giorni, una notte

Due giorni, una notte

- in Film 2014, Recensioni
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Il titolo si riferisce al tempo che ha a disposizione Sandra (Marion Cotillard), moglie e madre dipendente di un’azienda di pannelli solari, per convincere i suoi colleghi a rinunciare ad un bonus di 1000 euro promesso loro dal datore di lavoro se avessero votato a favore del licenziamento della donna, reduce da un lungo periodo di severa depressione. Ottenuta una seconda votazione dopo una prima di esito per lei sfavorevole, supportata dal marito Manu (Fabrizio Rongione) la donna dovrà quindi fare campagna per convincere la maggioranza dei colleghi a cambiare idea, così da poter conservare il proprio posto di lavoro.

Se per impostazione può ricordare il capolavoro di Lumet La Parola ai Giurati, mentre per tematica può essere accostato al cinema di Loach, sul piano stilistico e a livello di intenti il nuovo lungometraggio dei fratelli Dardenne si rivela in realtà decisamente in linea con il cinema degli autori di Rosetta e Il Figlio. Lo schema narrativo è ripetitivo solo in apparenza in questo film di denuncia ammirevole per per scavo psicologico, sapiente direzione degli attori e forza ellittica di racconto: facendo coincidere la compattezza della struttura con un uso della camera a spalla, i registi e sceneggiatori belgi tallonano i personaggi mettendo in luce la tensione nei comportamenti che, esaltata dalla calzante fisicità della recitazione, scandiscono la narrazione generando perfino una sottile suspense nella parte centrale. Seguendo così la loro angosciata protagonista (una grande Cotillard candidata all’Oscar, credibilissima anche in dimessa veste proletaria) nel suo viaggio attraverso una realtà periferica in cui il minimo benessere è minacciato dalla crisi europea, dipingono un microcosmo piccolo-borghese di allarmante esattezza antropologica, mettendo in scena il malessere derivato o esacerbato da una delle più grandi problematiche attuali con una lucidità in cui convergono concisione e profondità. L’approccio è di intransigente realismo, anche se nella parte finale il tono chirurgico apre ad una sorta di personale riscatto (non pietismo, ma cognizione), come ad esaltare, senza retorica, la dignità dell’individuo. Il tutto, senza concessioni al manicheismo né schematiche forzature ideologiche, evitando di scadere nel film a tesi: grazie alla rinuncia agli effetti più emotivamente coinvolgenti, lo spettatore è lasciato libero di trarre conclusioni e giudizi. Presentato in concorso all’ultimo festival di Cannes, dove inaspettatamente non ricevette alcun premio.

Due giorni, una notte
Due giorni, una notte
Summary
“Deux jours, une nuit”; di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne; con Marion Cotillard, Fabrizio Rongione, Pili Groyne, Catherine Salée, Olivier Gourmet, Simon Caudry, Baptiste Sornin, Christelle Cornil; drammatico; Belgio/ Francia, 2014; durata: 95’.
70 %
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