È morto questo venerdì il grande cineasta francese Jacques Rivette: stimato critico dei Cahiers du Cinéma e regista raffinato ed originale, fu uno degli storici esponenti della Nouvelle Vague, distinguendosi per le sue opere dalla durata fluviale e dal linguaggio semi-sperimentale; pur poco prolifico e decisamente meno conosciuto rispetto ai suoi colleghi del movimento, resta comunque uno degli autori più fedeli alla politica e allo spirito della rivoluzionaria corrente cinematografica.
Nato a Rouen il 1° marzo 1928, Rivette si distingue come organizzatore di cineclub fin dall’età di 17 anni. Trasferitosi a Parigi nel 1949, si specializza come critico cinematografico scrivendo per la Gazette du Cinéma, rivista a cui collaborano personaggi illustri come Éric Rohmer e Jean-Luc Godard. Nel 1953 inizia a scrivere per i Cahiers du Cinéma, di cui dieci anni dopo diviene caporedattore, mantenendo il ruolo fino al 1965. Dopo alcune esperienze minori come attore, aiuto regista e montatore in opere di Rohmer, Becker e Chabrol, esordisce alla regia nel 1956 con il cortometraggio Le Coup du Berger. Con questo piccolo film Rivette suscita l’ammirazione di Truffaut e Chabrol, tanto che quest’ultimo sarà tra i produttori del suo primo lungometraggio, ovvero Parigi ci Appartiene (1961); la pellicola, un prodotto a basso costo di riflessione esistenziale, si rivela però un flop commerciale. Il suo secondo film, Suzanne Simonin, la Religiosa, è l’adattamento di un romanzo di Diderot da lui già precedentemente messo in scena a teatro: la pellicola, che racconta la storia di una ragazza del Settecento costretta dalla famiglia ad entrare in convento, viene aspramente criticata dalla censura, che infatti ne dispone addirittura il sequestro; finalmente ottenuto (dopo molti mesi) il visto di circolazione, il film viene presentato al festival di Cannes 1966, divenendo in seguito l’unico grande successo di pubblico del regista francese. Del 1968 è invece L’Amor Fou, primo dei suoi film “fiume”, la cui durata di oltre 4 ore ne impedisce una normale distribuzione. In seguito, a causa del linguaggio non facile da assorbire che caratterizza molte delle sue opere d’ampio respiro, Rivette diventerà uno dei Maestri lodati dalla critica ma poco considerati dal pubblico. Stesso destino ebbe infatti il suo film successivo, ovvero Out 1: Spectre, un progetto estremo di ben 12 ore ispirato alla Storia dei Tredici di Honoré de Balzac. Poco più di 3 ore è invece la durata di Céline e Julie vanno in barca, vagamente ispirato a Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll; il film, in cui è già presente il tema del rapporto tra sogno ed realtà in un’atmosfera quasi favolistica, è il primo di un’ideale tetralogia che continuerà con i successivi Duelle e Noroît (entrambi realizzati nel 1976) per poi concludersi nel 2003 con Storia di Marie e Julien. Attraverso i complicatissimi intrecci dei succitati film monstre, Rivette si concentra sulle tematiche a lui care (specie i comportamenti quotidiani, spesso in correlazione con la volubilità dei sentimenti), lavorando sulla rilevanza delle immagini e sui vari livelli di una realtà in cui l’ambivalente menzogna si contrappone alla verità della finzione (a livello cinematografico ma anche teatrale). Tale itinerario proseguirà anche nelle sue opere successive fino ai film della maturità, meno spigolosi e più verso un linguaggio cinematografico tradizionale. Tra i film realizzati negli anni ’80, da ricordare sono ad esempio Le Pont du Nord (1981) e Una Recita a Quattro (1988), entrambi con la sua musa Bulle Ogier. Del 1991 è invece La Bella Scontrosa, anch’esso ispirato a una novella di H. de Balzac ed interpretato da Michel Piccoli, Jane Birkin e Emmanuelle Béart: nonostante il ritorno ad una durata vicina alle quattro ore, il film ottiene una più ampia distribuzione, ricevendo inoltre il Gran Prix Speciale della Giuria al festival di Cannes. Nel 1994 realizza Giovanna d’Arco, ambiziosa biografia sulla Pulzella d’Orléans interpretata da Sandrine Bonnard: il progetto è composto da due parti (Le battaglie e Le prigioni) girate e distribuite insieme. Tra i suoi ultimi lavori, oltre al film in costume La Duchessa di Langeais (2007, nuovo adattamento di un’opera di H. de Balzac), da citare sono anche i due film con protagonista Sergio Castellitto, ovvero la commedia Chi lo sa? (2001) e il drammatico Questione di Punti di Vista, in cui ritrova anche l’attrice Jane Birkin. Nel 1963 aveva scritto sui Cahiers du Cinéma: “Qual è lo scopo del cinema? Che il mondo reale, come appare sullo schermo, contenga in sé anche un’idea di mondo. Si deve vedere il mondo come un’idea, si deve pensarlo come concreto”. Jacques Rivette è morto nella sua casa di Parigi il 29 gennaio 2016, all’età di 87 anni.