Le fasi più importanti della vita pubblica e privata di J. Edgar Hoover (Leonardo DiCaprio, nomination al Golden Globe), discusso direttore dell’FBI che, rimasto in carica per oltre mezzo secolo, riorganizzò la struttura e i metodi applicativi dell’investigazione federale americana: dalla cattura di Dillinger al caso Lindberg, fino ai presunti ricatti a Kennedy, dal difficile rapporto con la madre (Judi Dench) all’amicizia con la fidata segretaria (Naomi Watts), fino alla presunta storia d’amore con il suo braccio destro Tolson (Armie Hammer).
Cosa significa per un singolo individuo farsi carico della sicurezza di un intero paese? Forse l’unico modo è essere pronti a tutto, arrivando addirittura a disumanizzarsi; anche se, d’altra parte, in questo modo alla fine ci si troverà costretti ad infrangere molte delle regole e delle idee per cui ci si batte fin dal principio. In tal senso, in questo film a lui dedicato, J. Edgar Hoover, figura tanto controversa quanto mitizzata, dominato da dilanianti conflitti interni e da sentimenti di negazione e repressione, diventa un personaggio profondamente tragico. E da qui Eastwood coglie l’occasione per un’altra sfida: parlare nuovamente delle ombre della società americana raccontando una pagina di storia statunitense attraverso le vicende di un uomo che ha appunto contribuito a cementarne, nel bene e nel male, alcuni dei principi di organizzazione, un uomo tanto scomodo e affamato di potere quanto sfaccettato e perciò perfino affascinante, forse più odiato che amato, ma che senza dubbio ha saputo animare la fantasia (e i dibattiti) di intere generazioni. Nel dipingere un personaggio di tale portata, il regista si affida ad un Leonardo DiCaprio partecipe ed intenso (pur sotto il pesante trucco forse un po’ troppo straniante) e procede per infinite sfumature senza mai sottolineare (vedere, ad esempio, il tatto nel delineare la relazione anche sentimentale tra il protagonista e il suo “secondo”, interpretato da Armie Hammer) realizzando un semi-biopic imponente, equilibrato e vicino alla realtà come la si conosce, messo in plumbee immagini (livida e funzionale fotografia di Tom Stern) con quel piglio sempre in bilico tra classico e moderno che ne contraddistingue lo stile; uno stile sempre alto che però, in questo caso, sembra al tempo stesso a tratti quasi vittima del complesso e ambizioso copione: infatti, l’avvolgente estro linguistico col quale Eastwood amalgama il versante privato con quello pubblico per trovare nella storia la chiave di entrambe è talmente fitto e ricercato da faticare un po’ a ritrovare quella fluida limpidezza di sguardo e quel coinvolgimento emotivo che avevano reso indimenticabili molte delle sue pellicole precedenti; a questo proposito, forse l’incognita è da ricercarsi nel fatto che Eastwood e il comunque talentuoso sceneggiatore Dustin Lance Black (Oscar per “Milk”) sembrano forse essere troppo diversi per approccio e sensibilità; ma ad ogni modo, pur con tutte le succitate riserve, “J. Edgar” rimane comunque, come ogni opera del regista, un film solido e per certi versi ammirevole. Tra gli interpreti di contorno, pur restando in secondo piano, risaltano anche la convincente Naomi Watts e la sempre grande Judi Dench.
J. Edgar | |
J. Edgar | |
Summary
id; di CLINT EASTWOOD; con LEONARDO DiCAPRIO, ARMIE HAMMER, NAOMI WATTS, JUDI DENCH, JOSH LUCAS, DAMON HERRIMAN, DYLAN BURNS, ED WESTWICK; drammatico; USA, 2011; durata: 137’; |
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