Gosford Park

Inghilterra, 1932. In occasione di una battuta di caccia, Sir McCordle (Michael Gambon) e sua moglie Sylvia (Kristin Scott Thomas) invitano alla tenuta di Gosford Park un nutrito gruppo di amici e parenti con relativa servitù. Durante il weekend, i conflitti e gli intrighi tra padroni e domestici serpeggiano tra le mura della grande tenuta, sfociando nell’assassinio del padrone di casa.

Nel mettere in immagini l’ottima sceneggiatura di Julian Fellowes, il maestro dei film corali Robert Altman ha diretto un’intelligente e tagliente commedia dal gusto British pronta a sconfinare nel dramma familiare, in cui la sottotrama da giallo deduttivo della seconda parte non è che un veicolo per esporre e rimarcare le intenzioni tematiche: con una regia fluida e attenta, totalmente priva di superflui virtuosismi artificiosi, il regista continua infatti il suo percorso di critica sul declino della società realizzando quello che, scostandosi dalle convenzioni dei comuni film a tesi, è piuttosto un lucido e tagliente ritratto al vetriolo della lotta di classe nell’Inghilterra tra le due guerre. Al suo interno, circondati dalle efficaci scenografie di Stephen Altman (figlio del regista), si muovono ben 26 personaggi tutti perfettamente caratterizzati (nonché magnificamente interpretati da un eccellente gruppo di attori), le cui interazioni e connessioni, per assetto ma anche per approccio, richiamano a tratti il capolavoro La Regola del Gioco di Renoir. Oscar alla sceneggiatura originale e altre 7 candidature, tra cui miglior film, regia e attrice non protagonista a Helen Mirren e Maggie Smith (in effetti forse le migliori del gruppo).