The Impossible

2004. La famiglia Bennett, composta da Henry (Ewan McGregor), sua moglie Maria (Naomi Watts) e i tre figlioletti, arrivano nel villaggio vacanze di Khao Lao, in Thailandia, per trascorrere il Natale. Ma il devastante tsunami del 26 Dicembre (già visto, pur in maniera totalmente differente, anche in “Hereafter” di Eastwood) si abbatte sulla zona con disastrofiche conseguenze. Feriti, dispersi e divisi, i membri della famiglia cercheranno allora di affrontare la catastrofe, nella speranza di ritrovarsi.

Diretto dallo spagnolo J. A. Bayona (al suo secondo film dopo il riuscito horror “The Orphanage”, sempre sceneggiato da S. G. Sànchez), non è (solo) un “disaster-movie”, ma anche il racconto di un’odissea familiare realmente accaduta (anche se nel film gli spagnoli sono diventati americani) che, nel cataclisma naturale, diventa tragedia collettiva. Mescolando azione e tensione, sentimento e spettacolarità, a livello stilistico e narrativo è probabilmente solo un film medio che, specie nella seconda metà, potrebbe anche risultare discutibile, se non perfino irritante, per l’approccio ruffiano verso lo spettatore (“obbligato” ad un coinvolgimento cavato quasi a forza, tra lacrime, sangue e disperazione, con l’enfatica colonna musicale di F. Velàzquez come complice). Ma sono da film medio le potenti e angoscianti sequenze dello tsunami (effetti visivi della Fassman VFX, fotografia di O. Faura, montaggio di E. Ruiz e B. Vilaplana), o le sensibili performance degli attori (non solo la Watts candidata all’Oscar, ma anche l’intenso McGregor e il sedicenne T. Holland), o anche il centrato cameo di Geraldine Chaplin (che ci spiega l’azzeccata origine “astrologica” del titolo)? Alla fine dei conti, è un film da prendere o lasciare: per chi prende, è difficile che l’angoscia, il dolore e la commozione che può suscitare non arrivino a segno. Il pubblico, comunque, ha risposto benone: solo in Spagna, l’incasso del primo weekend ha superato i 10 milioni di euro.