Nell’arco di poche ore ci hanno lasciato due celebri attrici, entrambe icone di bellezza del cinema italiano e non solo. La prima, Laura Antonelli, espressione innocente e corpo formoso, divenne uno dei simboli del fascino provocante ma familiare, imponendosi come una delle interpreti ideali delle commedie sexy degli anni Settanta; la seconda, Magali Noël, prorompente e vistosa, divenne già dagli Anni ’50 uno dei volti femminili del cinema francese al fianco di Brigitte Bardot, Jeanne Moreau e Annie Girardot, entrando in seguito nell’immaginario collettivo grazie al ruolo dell’indimenticabile “Gradisca” in Amarcord di Fellini.
LAURA ANTONELLI
Laura Antonelli (nome d’arte di Laura Antonaz) nacque il 28 novembre 1941 a Pola, città dell’Istria all’epoca italiana. Profuga durante l’esodo istriano, si trasferì da giovanissima a Napoli insieme alla famiglia. Ultimati gli studi, lavorò a Roma come insegnante di educazione fisica, prima di dedicarsi all’attività di attrice. Dopo aver posato per numerosi fotoromanzi e girato alcuni caroselli televisivi, iniziò a lavorare nel cinema ottenendo ruoli marginali o secondari in film come Il magnifico cornuto di Antonio Pietrangeli (1964), Le sedicenni di Luigi Pertini (1965), Le Spie vengono dal semifreddo di Mario Bava (1966) e Scusi, lei è favorevole o contrario?, diretto da Alberto Sordi (1966). Il suo primo ruolo di rilievo, per il quale ottenne una certa notorietà, fu nel film Il merlo maschio di Pasquale Festa Campanile (1971), commedia erotica dove recita accanto a Lando Buzzanca: grazie alla sua interpretazione in questo film, l’attrice venne infatti notata da Claude Chabrol, che le affidò un ruolo in Trappola per un Lupo (1972), film in cui l’attrice comparve accanto a Mia Farrow e Jean-Paul Belmondo; con quest’ultimo (conosciuto l’anno precedente sul set del film di Jean-Paul Rappeneau Gli sposi dell’anno secondo), la Antonelli ebbe anche una travagliata relazione. L’autentica consacrazione arrivò però nel 1973 con Malizia di Salvatore Samperi, film di grande successo nel quale l’attrice interpretò la piacente Angela, domestica che si trova a soddisfare le brame di un vedovo siciliano e dei suoi figli; tale interpretazione le fece ottenere un Nastro d’Argento come miglior attrice, imponendola come una delle interpreti ideali delle commedie sexy a cavallo tra gli Anni ’70 e ’80: celebre la sequenza in cui la Antonelli, salita su una scala per spolverare, mostra le gambe in calze nere e giarrettiera. L’anno successivo l’attrice prese quindi parte a Mio Dio, come sono caduta in basso di Luigi Comencini e a Peccato Veniale con Lino Banfi (di nuovo per la regia di Samperi), mentre nel 1976 ebbe il ruolo di co-protagonista in L’Innocente, ultimo film di Luchino Visconti, tratto dal romanzo di Gabriele D’Annunzio: nella pellicola la Antonelli si distinse per l’efficacia con cui delineò il personaggio della sensibile moglie del protagonista Tullio, interpretato invece da Giancarlo Giannini, con il quale l’attrice aveva già lavorato in Sessomatto di Dino Risi (1973). Successivamente prese parte ad un altro film in costume, ovvero Passione d’amore di Ettore Scola (1981), per cui ricevette una nomination al David di Donatello come migliore attrice non protagonista. Negli anni ’80 e fino ai primi anni ’90 la Antonelli si divise perlopiù tra ruoli in commedie di non particolare rilievo o in pellicole che continuarono a valorizzare la sua carica erotica: tra questi, La gabbia di Giuseppe Patroni Griffi, Grandi Magazzini di Castellano e Pipolo, Viuuulentemente mia di Carlo Vanzina e Rimini Rimini di Sergio Corbucci (che la diresse anche in Roba da Ricchi, in cui l’attrice recitò di nuovo con Banfi), ma anche La Venexiana di Mauro Bolognini, tratto dall’omonima commedia del Cinquecento. Nel frattempo approdò anche sul piccolo schermo, partecipando a due fiction televisive piuttosto ben accolte dal pubblico, ovvero Gli Indifferenti (1988, diretta da Bolognini) e Disperatamente Giulia (1989, per la regia di Enrico Maria Salerno). In seguito, arrivarono però i guai con la giustizia: nel 1991 i carabinieri trovano infatti 36 grammi di cocaina nella sua villa di Velletri, e la Antonelli venne quindi arrestata; condannata una prima volta a tre anni e sei mesi, venne poi assolta dall’accusa di spaccio quando le fu riconosciuto il fatto che la droga era per uso personale. Nello stesso anno, l’attrice stava cercando di risollevare la propria carriera: Samperi la ingaggiò infatti per Malizia 2000, sequel del cult del 1973, che però fu un fiasco al botteghino; per di più, durante le riprese la Antonelli si sottopose ad iniezioni di collagene che a causa di una reazione allergica le deturparono i lineamenti. Anche per questo, poco dopo l’attrice decise di ritirarsi definitivamente dalle scene. Le cronache tornarono ad occuparsi di lei nel 2010, quando l’amico Lino Banfi, venuto a conoscenza della profonda crisi economica e psicologica che la Antonelli stava attraversando, lanciò un appello per farle ottenere la legge Bacchelli; l’attrice però rifiutò, preferendo invece essere dimenticata. Vittima di un infarto nella sua casa di Ladispoli, Laura Antonelli se n’è andata in solitudine il 22 giugno 2015, all’età di 73 anni.
MAGALI NOËL
Nata a Smirne, in Turchia, il 27 giugno 1932 da genitori francesi, Magali Noël (nome d’arte di Magali Noëlle Guiffray) si trasferì a Parigi all’età di nove anni. Dopo aver debuttato come cantante in alcuni cabaret parigini, in seguito si divise tra spettacoli di rivista e teatro classico, debuttando infine al cinema nel 1951 in Seul dans Paris di Hervé Bromberger. Dotata di grande fascino, disinvoltura e presenza scenica, diviene ben presto popolare grazie alle sue partecipazioni a diversi film polizieschi, ma anche in eleganti commedie e pellicole di maestri del cinema transalpino come Jules Dassin (che nel 1955 la diresse nel capolavoro Rififi), René Clair (Grandi Manovre, del 1955) e Jean Renoir (Eliana e gli uomini, 1956); nel frattempo proseguì anche la carriera di cantante: nel 1956 cominciò infatti anche ad incidere con successo un buon numero di dischi, cantando anche dei brani scritti dal poeta Boris Vian, tra cui il celebre “Fais-mois mal, Johnny”. Magali Noël giunse in Italia nella seconda metà degli anni Cinquanta, prendendo parte a film diretti da apprezzati mestieranti come Camillo Mastrocinque (È arrivata la parigina, 1958), Giorgio Simonelli (Noi siamo due evasi, 1959) e Mario Amendola (A qualcuna piace calvo, 1960). Successivamente, nel corso degli anni ’60, si divise tra produzioni francesi ed italiane: tra le prime, sono da ricordare almeno Boulveard di Julien Duvivier (1960) e Caccia all’Uomo di Maurice Cloche (1964), mentre tra le seconde da citare sono Gastone (1960) di Mario Bonnard, La Ragazza in vetrina di Luciano Emmer (1961) e I marziani hanno dodici mani di Catellano e Pipolo, ma anche Totò e Cleopatra di Fernando Cerchio (1963), film parodistico in cui l’attrice interpretò il ruolo della regina d’Egitto accanto all’insuperabile “principe della risata”. Nel nostro paese, la vera consacrazione e la successiva notorietà arrivano però con Federico Fellini, che la volle prima ne La Dolce Vita (1960), poi in Fellini – Satyricon (1969) ed infine in Amarcord (1973), film con il quale ottenne fama internazionale grazie all’indimenticabile ruolo (inizialmente pensato per Edwige Fenech) della stagionata seduttrice “Gradisca”, incarnazione della “femme fatale” alla portata di tutti, le cui curve sinuose avvolte in uno stretto abito rosso divennero il simbolo del film. Nella pellicola, l’attrice vestì infatti i panni della sognante e procace parrucchiera Ninola (detta appunto “Gradisca”), determinata a trovare un marito uguale a Gary Cooper, ma nel frattempo pronta a offrirsi con generosità: in una delle scene più celebri della pellicola, la donna improvvisava uno spogliarello e restava in sottoveste per poi entrare in un grande letto ed offrirsi rispettosamente alla massima autorità di passaggio in paese, sibilando in un romagnolo intriso di sensualità “Signor Principe… gradisca”; da qui il suo soprannome, divenuto quasi aggettivo per indicare l’archetipo della bella di provincia, colei che cammina compiaciuta per le strade di città scatenando fremiti di desiderio e, soprattutto, dimostrandosi pronta a soddisfarli. Concretizzando così una delle maggiori fantasie del regista riminese, l’attrice si impose quindi come memorabile icona di bellezza felliniana, radicandosi indelebilmente nell’immaginario nazionale e non solo. Dopo aver preso parte, in un ruolo secondario, al cast del premiatissimo cult di Costa Gavras Z – L’orgia del potere (1969), durante gli anni ’70, l’attrice continuò a lavorare oltralpe per il cinema, il teatro e la tv, anche se poi negli anni ’80 e ’90 le sue apparizioni sul grande schermo si fecero radicalmente più sporadiche. Uno degli ultimi film da lei interpretati (in totale circa un’ottantina) fu il giallo The Truth About Charlie di Jonathan Demme (2002), in cui ricoprì un ruolo piccolo ma significativo; nel cast di quest’ultima pellicola apparivano peraltro, in diversi camei, anche altri nomi celebri come la regista Agnes Varda, l’attrice Anna Karina e Charles Aznavour (nel ruolo di se stesso). Sposata con l’attore Jean-Pierre Bernard, con cui ebbe una figlia, in seconde nozze adottò due bambini. A pochi giorni dal suo ottantatreesimo compleanno, Magali Noël si è spenta nel sonno il 23 giugno 2015, in una casa di riposo di Chateauneuf-Grasse, nel sud della Francia.