Tra i divi di maggior richiamo del cinema internazionale degli anni Sessanta, ci ha lasciati all’età di 83 anni il grande attore egiziano Omar Sharif. Dopo essere diventato uno dei nomi di punta del panorama cinematografico egiziano, ottenne fama planetaria grazie alle interpretazioni in due celebri film diretti da David Lean, ovvero Lawrence d’Arabia e Il Dottor Zivago.
Figlio di Joseph Shalhoub e di Claire Saada, ambedue immigrati libanesi originari di Zahle, l’attore nasce ad Alessandria d’Egitto il 10 aprile del 1932 con il nome di Michael Demitri Shalboub. Dopo aver frequentato le scuole inglesi e il British Victoria College a Il Cairo, nel 1954 esordisce nel cinema con il film Lotta nella Valle di Youssef Chahine, in cui recita accanto alla star Faten Hamama, che l’anno successivo diventa sua moglie; proprio per poter sposare la sua partner (da cui si separerà nel 1966, divorziando definitivamente nel 1974), nello stesso anno l’attore si converte dal Cristianesimo all’Islam, cambiando quindi il suo nome in Omar El Sharif. Nel corso degli anni Cinquanta, l’attore recita quindi in più di 20 film (di cui solo 2 giunti in Italia), spesso diretto da importanti registi egiziani: tra questi, da citare sono La Terra della Pace di Kamal al-Cheikh (1957) e Notte Insonne di Salah Abu Seif (1957), ma anche Noi, gli studenti (1959) e Principio e fine (1960), entrambi diretti da Atef Salem, oltre a Un uomo in casa nostra (1961) di Henri Barakat e I giorni dell’amore (1958), coproduzione franco-tunisina per la regia di Jacques Baratier. La consacrazione a star di fama planetaria arriva però con il suo primo film in lingua inglese: nel 1962 l’attore è infatti chiamato a ricoprire il ruolo dello sceicco Ali, amico e alleato del leggendario agente inglese (interpretato da Peter O’Toole), nel celebre kolossal di David Lean Lawrence d’Arabia; il film (vincitore di 7 premi Oscar) è un enorme successo, e per la sua interpretazione Sharif ottiene grandi elogi ed importanti riconoscimenti, tra cui una nomination all’Oscar come migliore attore non protagonista e ben 2 Golden Globe (uno come miglior attore non protagonista e un secondo come miglior attore emergente): per l’attore egiziano si spalancano così le porte del cinema internazionale, e la sua carriera prende quindi il volo anche in occidente.
Subito dopo il film di Lean, l’attore inizia infatti a prendere parte ad alcuni film anglofoni, passando anche per fortunate esperienze con registi di spicco come Anthony Mann (La Caduta dell’Impero Romano, 1964) e Fred Zinnemann (E venne il giorno della vendetta, 1964), finché dopo tre anni di intensa attività bissa il successo di Lawrence d’Arabia: nel 1965 Sharif torna infatti a lavorare con David Lean per interpretare quello che diventerà il suo personaggio più celebre, ovvero il sentimentale e dolente Yuri, protagonista di una travolgente storia d’amore con Laura (interpretata da Julie Christie), nel celeberrimo film Il Dottor Zivago, riuscito adattamento cinematografico del grande romanzo di Pasternak; il film (vincitore di 5 premi Oscar) è ben accolto dalla critica ed amatissimo da pubblico, e Sharif offre un’intensa prova d’attore grazie alla quale ottiene ulteriori plausi e riconoscimenti (vincendo inoltre un terzo Golden Globe, questa volta come miglior attore protagonista in un film drammatico). Da quel momento ricopre spesso ruoli che esaltano il suo fascino e il suo spirito romantico: tornato in Europa, recita nel film C’era una volta… di Francesco Rosi (1967), in cui interpreta un principe innamorato di una popolana (interpretata da Sophia Loren); nel celebre musical statunitense Funny Girl di William Wyler (1968) è invece un giocatore che vive una travagliata storia d’amore con una star di Broadway (Barbra Streisand); in Mayerling di Terence Young (1968) veste quindi i panni di Rodolfo d’Asburgo (recitando al fianco di Catherine Deneuve), mentre nel dramma di Blake Edwards Il seme del tamarindo (1974) ricopre il ruolo di un colonnello sovietico che si innamora di una donna inglese (Julie Andrews). A dieci anni dal primo successo, Sharif ha già visto gran parte del cinema mondiale: nel frattempo ha infatti imparato l’italiano, il greco e il turco, pubblicando peraltro anche un manuale di bridge, dopo essere entrato nella lista dei “top players”. A tal proposito, nella sua autobiografia The Eternal Male (pubblicata nel 1977) ha dichiarato: “Finisci a fare una vita in totale solitudine: l’attrazione del tavolo verde diventò per me irresistibile, e ci ho sperperato delle fortune. A un certo momento ho deciso di smettere per non sentirmi prigioniero delle mie passioni. Facevo film per pagare i debiti, e alla fine mi sono stufato”.
Tra gli anni Sessanta e Settanta, l’attore non disdegna comunque ruoli anche in film di diverso genere, talvolta diretti da registi conosciuti: tra questi, sono da ricordare almeno La Notte dei Generali di Anatole Litvak (1967, ancora in coppia con O’Toole), L’oro di Mackenna di J. Lee Thompson (1969) e Che! di Richard Fleischer (1969), ma anche Juggernaut di Richard Lester (1974) e Gli scassinatori (1971), diretto dall’eclettico regista francese Henri Verneuil; nel 1975 ritrova poi la Streisand in Funny Lady (diretto da Herbert Ross), sequel dell’amatissimo film di Wilder Funny Girl. Nel corso degli anni Ottanta, Sharif si dedica invece ad un’intensa attività televisiva, protrattasi anche nel decennio successivo (diradando quindi le sue apparizioni al cinema): con Aiyyub (1984) di Hani Lashin, realizzato per la televisione egiziana, torna inoltre a recitare nel suo Paese, dove tra l’altro interpreta anche Il Cittadino Egiziano (1991) del veterano Abu Seif. Tra i suoi lavori per il grande schermo a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta spiccano I demoni di Andrzej Wajda (1987) e Le montagne della luna di Bob Rafelson (1990), ma anche Viaggio d’amore di Ottavio Fabbri (1990, in cui recita accanto a Lea Massari) e Il ladro dell’arcobaleno (1991) di Alejandro Jodorowsky; nel 1991 torna a lavorare con Henri Verneuil in Mayrig, di cui è co-protagonista al fianco di Claudia Cardinale: riprenderà questo ruolo l’anno successivo nel sequel Quella strada chiamata Paradiso (anch’esso diretto da Verneuil), anche se entrambi i film hanno una scarsa diffusione in Italia. Dopo aver partecipato in un ruolo secondario a Il tredicesimo guerriero di John McTiernan (1999), nel 2003 Sharif torna finalmente a recitare da protagonista nel film Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano di François Duperyon, per il quale ottiene un premio César come miglior attore protagonista e il premio del pubblico alla 60a edizione del cinema di Venezia; nella stessa occasione riceve anche il prestigioso Leone d’Oro alla carriera. Tra i suoi film più recenti figurano anche, tra gli altri, Oceano di fuoco – Hidalgo di Joe Johnston (2003) e Fuoco su di me di Lamberto Lambertini (2005), in entrambi i quali è impegnato in un ruolo secondario. Nel 2005 ha inoltre prestato la sua voce profonda al salvifico leone Aslan (doppiato in originale da Liam Neeson) nelle edizioni in italiano e in francese del fantasy di Andrew Adamson Le Cronache di Narnia – Il Leone, la strega e l’armadio. Tra le sue ultime apparizioni, anche un cameo muto nei panni di se stesso nel film Un castello in Italia (2013), diretto da Valeria Bruni Tedeschi. Sharif, che da qualche tempo soffriva di Alzheimer, è deceduto il 10 luglio 2015 in un ospedale del Cairo in seguito ad un attacco cardiaco.