Amanti Perduti – Les Enfants du Paradis

Prima parte (”Le Boulevard du Crime”): Parigi, 1840. Il timido mimo Baptiste Debureau (Jean-Louis Barrault), si innamora perdutamente della bellissima Garance (Arletty), già amante del bandito Lacenaire (Marcel Herrand); lei ricambia il sentimento, ma poi lo lascia per diventare la mantenuta del conte di Montray (Louis Salou). Seconda Parte (”L’Homme Blanc”): dopo qualche anno, Baptiste, divenuto nel frattempo famoso, è sposato con Nathalie (Maria Casares), ma quando, una sera, rivede Garance ad un suo spettacolo, capisce che non ha mai smesso di amarla.

Con “Alba Tragica” e “Il Porto delle Nebbie”, è uno dei tre film (e probabilmente il migliore) del sodalizio tra Carné e lo sceneggiatore Jacques Prévert: in glorioso equilibrio tra farsa e realtà, tra muto e parlato, e tra vita e teatro, è una delle più alte vette del realismo poetico del regista, un autentico capolavoro sul binomio passione-destino pregno di citazioni letterario/musicali e ricco di anticipazioni dell’esistenzialismo artistico (non solo in campo cinematografico). Di grande ricercatezza formale nel suo decadentismo quasi accademico, eccelle sotto tutti i punti di vista, da quello tecnico/visivo (notevole ed avvolgente ricostruzione d’epoca), a quello della scrittura stilistico/narrativa (attenta e calibrata costruzione drammaturgica messa in immagini con infinita maestria), fino a quello della recitazione (un gruppo di grandi interpreti per un’altrettanto memorabile galleria di personaggi). Squisitamente romantico, emozionante, incantevole, senza tempo. Uscito in Francia nelle due parti complete (della durata complessiva di tre ore), che in Italia vennero scorciate e unite in un film da un’ora e trenta: una riduzione che fu uno scempio.