1952. Nata e cresciuta con la madre e la sorella in una piccola cittadina irlandese, la giovane Eilis Lacey (Saoirse Ronan) non riesce a trovare un impiego e realizzarsi. Così, attratta dalla promessa di un futuro migliore negli Stati Uniti, decide di lasciare l’Irlanda ed emigrare a New York. Arrivata nella multiforme Brooklyn, dopo un difficile periodo di adattamento dovuto alla nostalgia di casa, tale inibizione scompare quando la ragazza s’innamora, ricambiata, del giovane idraulico italiano Tony Fiorello (Emory Cohen). Tale serenità viene però ben presto messa alla prova da drammatici eventi che costringono Eilis a confrontarsi nuovamente con il suo passato: la giovane si troverà così a dover scegliere tra due paesi differenti e le vite che essi comportano.
Presentato con successo al Sundance, passato da diversi festival internazionali (tra cui Toronto, Londra e Torino) ed infine in concorso agli Oscar con tre nomination importanti (miglior film, attrice protagonista e sceneggiatura non originale, nessuna delle quali però concretizzatasi in statuetta), Brooklyn è il riuscito adattamento del romanzo omonimo di Colm Tóibín, adattato per lo schermo dal celebre romanziere e drammaturgo britannico Nick Hornby e diretto da John Crowley, irlandese come l’autore e la protagonista. Al di là di qualche modifica comunque non radicale (su tutte, l’omissione dei fratelli della protagonista e la rimozione di una scena onirica cara al regista), nel passaggio dalla pagina allo schermo l’ottica dei sentimenti risulta meno idealista e l’approccio verte sul mèlo declinato al femminile, rispettando però lo spirito del racconto ma anche, pur rimaneggiato, il dosaggio delle componenti; nella sua accorta miscela di affresco sociale, dramma dei sentimenti e racconto di formazione, a prevalere è infatti quest’ultimo, con il primo come cornice e il secondo come nucleo emotivo: assecondando con attenzione l’ottima riduzione di Hornby, il regista Crowley l’ha messa in immagini con un approccio generoso nel raccontare emozioni ma sagace nell’aggirare la retorica del film sull’immigrazione (con la denuncia del gretto provincialismo lasciata a ribollire in sottotesto), di cui rifiuta l’impietoso pragmatismo che caratterizzava alcuni pur ottimi predecessori (come ad esempio Le Ceneri di Angela o C’era una volta a New York) in favore di un’ottica meno aspra e concettuale eppure tutt’altro che ingenua o utopistica. Il risultato è una coinvolgente storia di coming-of-age ben rodata che nella sua deliziosa semplicità assume il valore universale di racconto archetipico sull’emancipazione e sull’affermazione di sé, riuscendo a scaldare il cuore con sottile leggerezza, sincera sensibilità e senza forzature o sensazionalismi, il tutto ben calato in una calzante messinscena di stampo tradizionale che ricorda il cinema di un tempo; in ciò, forte di un’ambientazione curata ed avvolgente, ancor più ammirevole se si considera l’impossibilità di girare in vere location (la natia Irlanda degli Anni Cinquanta è infatti completamente ricostruita in Canada per ristrettezze di budget), si affida con sicurezza ad un’accurata ricostruzione d’epoca (scenografie di François Séguin, costumi di Odile Dicks-Mireaux) ben illuminata dalla fotografia naturalista di Yves Bélanger, che attraverso la vincente intuizione di utilizzare lenti differenti rispecchia anche i cambiamenti emotivi: prima un Vecchio Continente in tonalità fredde, poi il passaggio ai colori caldi per il vivo Nuovo Mondo e in seguito immagini più rarefatte per il ritorno in patria con una nuova consapevolezza. A sostenere il film sulle proprie spalle (ben supportata da comprimari all’altezza come Emory Cohen, Domhnall Gleeson e la grande Julie Walters) è l’ottima protagonista Saoirse Ronan, attendibile e luminosa in un bellissimo ruolo di spicco (un’eroina dalle molte sfaccettature e commovente profondità) che le permette inoltre di sfoggiare in maniera funzionale il suo originario accento irlandese: senza dubbio tra le migliori interpretazioni di una giovane attrice in continua maturazione le cui doti fortunatamente non si sono esaurite ad un exploit da bambina prodigio, confermando l’autenticità di un talento dimostrato fin dalla tenera età a partire dallo sfolgorante debutto in Espiazione.
Brooklyn | |
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Summary
id.; di John Crowley; con Saoirse Ronan, Emory Cohen, Domhnall Gleeson, Julie Walters, Jim Broadbent, Emily Bett Rickards, Nora-Jane Noone, Michael Zegen, Paulino Nunes, Jenn Murray; drammatico; Irlanda/G. B./ Canada, 2015; durata: 111'. |
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