Eric Packer (Robert Pattinson), giovane e brillante manager in carriera, attraversa Manhattan con la sua limousine per recarsi dal suo barbiere di fiducia. Durante il tragitto, mentre una sommossa popolare scatenata da una manifestazione anticapitalista infiamma la metropoli, il giovane dovrà affrontare e risolvere preoccupanti problemi finanziari, accompagnati peraltro da pericolose minacce alla sua persona.
Un’aspra e spietata critica al capitalismo attraverso un allucinante e allucinato viaggio per le strade di una città da incubo, a bordo di una limousine che, singolare microcosmo claustrofobico, diventa da subito una personale metafora dell’imperialismo: con “Cosmopolis” (accolto all’ultimo festival di Cannes con critiche discordanti) il grande Cronenberg si misura con l’acclamato scrittore Don DeLillo, un’incontro attesissimo accompagnato da buone premesse ed ottimi spunti, derivati anche da non indifferenti affinità di tematiche: il disagio dell’essere che diventa crollo sociale, la tecnologia distruttiva e le macchine prevaricatrici, il polimorfismo della sessualità connesso alla degradazione/mutazione del corpo (l’anomalia genetica del protagonista), il tutto calato nell’usuale e radicale pessimismo decadentista di fondo. Ma al di là degli intenti pregnanti e della cifra stilistica sempre potente ed ipnotica nei suoi virtuosismi, l’operazione risulta però non riuscita anche perché il difetto è nelle fondamenta, e cioè nella sceneggiatura: nell’adattare il complesso testo d’origine (tra l’altro non il migliore del controverso scrittore e drammaturgo newyorchese) Cronenberg vi si affida completamente, limitandosi a metterne in fila i dialoghi con una totale ed insistita fedeltà non idonea alla riduzione cinematografica; infatti, sullo schermo il piglio da pseudo-saggio ambizioso colto e forbito (citazioni che vanno da Marx a Joyce) appare programmatico, macchinoso, così ieratico e artefatto da sfociare addirittura, a tratti, nel ridicolo involontario, minando la credibilità come anche il coinvolgimento; e questo anche perché il tutto risulta difficilmente sostenibile non soltanto per il poco espressivo Pattinson, ma anche per un grande caratterista come Paul Giamatti, che invece, infatti, tende a strafare, andando sopra le righe. Degna di nota la fotografia di Peter Suschitzky. Musiche di Howard Shore.
Cosmopolis | |
Cosmopolis | |
Summary
id.; di DAVID CRONENBERG; con ROBERT PATTINSON, PAUL GIAMATTI, SAMANTHA MORTON, JULIETTE BINOCHE, JAY BARUCHEL, KEVIN DURAND, SARAH GADON, MATHIEU AMALRIC; drammatico; Canada/ Francia/ Portogallo, 2012; durata: 105'; |
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