Crimson Peak

Crimson Peak

- in Film 2015, Recensioni
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Cresciuta con l’ossessione della perdita della madre e con il potere di comunicare con le anime dei morti, la giovane Edith Cushing (Mia Wasikowska) è un’aspirante scrittrice che vive con il padre, Sir Carter Cushing (Jim Beaver) a Buffalo, New York, all’alba del 20° secolo. Estranea agli ambienti dell’alta società a causa della sua controversa immaginazione, Edith è contesa tra due pretendenti rivali: da una parte il suo compagno d’infanzia, il dottor Alan McMichael (Charlie Hunnam), un brillante intellettuale che stimola la sua mente, dall’altra l’irresistibile Thomas Sharpe (Tom Hiddleston), sconosciuto seduttore. Tra i due contendenti, quest’ultimo si dimostra capace di apprezzare la ragazza per quella che è realmente, riuscendo quindi alla fine a rapirle il cuore. Così, quando suo padre muore in circostanze misteriose, Thomas porta Edith nella sua lussuosa tenuta di famiglia, Allerdale Hall, un vasto palazzo gotico nelle sperdute colline inglesi noto anche come “Crimson Peak” perché situato sulla sommità di una miniera sotterranea da cui l’argilla rosso sangue filtra attraverso la neve macchiando la montagna. Ma Thomas ed Edith non sono soli: infatti, nell’imponente magione vive anche la sorella di Thomas, Lucille (Jessica Chastain), una donna misteriosa ed affascinante il cui affetto per Edith nasconde però dei segreti. Per di più, la nuova vita di Edith pare ossessionata da incubi e fantasmi, anche se in realtà il vero mostro di “Crimson Peak” potrebbe invece essere fatto di carne ed ossa.

Dopo il sequel Hellboy: The Golden Army e la curiosa incursione nell’action con Pacific Rim, Guillermo del Toro torna ad un contesto a lui più congeniale con questa ambiziosa ed attesissima favola nera con marcate venature horror, densa di rimandi cinematografici (da Rebecca, la prima Moglie a Il Castello di Dragonwyck, da Suspense di Clayton a Gli Invasati di Wise, passando da Mario Bava fino ai prodotti Hammer) ed intessuta di riferimenti letterari (non solo le sorelle Brontë e l’esplicitamente citata Mary Shelley, ma anche Il Castello di Otranto e I Misteri di Udolpho, oltre ad Hoffman, Poe e al Dickens di Grandi Speranze). Opus n. 9 del regista messicano, che l’ha scritto con Matthew Robbins (già co-sceneggiatore di Mimic), Crimson Peak è un’angosciante, sanguinosa e romantica ghost story d’autore impregnata di risvolti orrorifici, misteriosa sensualità ed umori sepolcrali che, muovendosi appunto sulla linea che va da Jane Eyre a Il Giro di Vite, affonda infatti le radici nella tradizione del più puro gotico vittoriano. Nella sua ricerca di un mystery metafisico, gioca con efficacia su quell’esitazione che, secondo Todorov, è il principio che genera il fantastico, ricorrendo a classici stilemi narrativi del genere per far leva in particolare sull’archetipo della casa infestata, affidandosi ad un determinante apparato scenografico di grande suggestione, in cui l’autore può sfogare tutto il suo abituale talento visivo: coadiuvato dall’apporto determinante del production designer Thomas E. Sanders, Del Toro riversa infatti il suo gusto dark di marcata connotazione barocca nella fatiscente e conturbante magione del titolo, in cui il candore virginale della neve incontra l’infernale rosso sangue dell’argilloso terreno in cui sta letteralmente sprofondando; assurgendo così a vero e proprio personaggio dai connotati oscuri e dal misterioso passato, l’avvolgente ambientazione rappresenta infatti uno dei maggiori punti di forza del film, anche se al tempo stesso, rispetto ai precedenti La Spina del Diavolo e Il Labirinto del Fauno, in questo caso tale magniloquente cornice appare talvolta più rilevante del quadro, con il rischio di far prevalere la vocazione figurativa su quella narrativa e contenutistica: pur non mancando di spunti pregnanti nel suo florido sottotesto tematico imperniato sul binomio amore-morte (il dolore degli affetti rubati e delle ferite ancora aperte, connesso al malessere di un tempo di eroico romanticismo insidiato da pulsioni represse), questa volta lo svolgimento, pur tutto sommato anche avvincente, risulta infatti più convenzionale, a tratti prevedibile nello sviluppo (specie nella parte finale, appassionante ma non priva di goffaggini) e un po’ trattenuto a livello di pathos epico ed emotivo. In tutto ciò, anche l’ambizioso tentativo di commistione tra orrore e conflitti filtrata nel rapporto tra realtà e suggestione appare non del tutto riuscito, ma d’altra parte tali limiti sono in parte ben riscattati dall’innegabile padronanza e dalla coerenza stilistica dell’autore; dimostrando un’erudita conoscenza della materia e un’indubbia abilità nell’esaltarne lo spirito imprimendovi al contempo la sua impronta personale, Del Toro la governa con ammirevole cura dei dettagli, astuzia imitativa, solido mestiere (dall’eleganza della confezione alla rappresentazione grafica della violenza) e virtuosistica compattezza visiva (ottima fotografia di Dan Laustsen, che ne sottolinea gli stimoli visuali, le immagini perturbanti, gli stimoli visuali e i giochi cromatici influenzati dalla pittura di Grimshaw), il tutto sorretto da un funzionale e ben guidato trio di protagonisti: se la giovane e brava Wasikowska, assecondando il regista nel suo gioco di rimandi a precisi modelli del passato, dimostra di aver assimilato la lezione delle corrispondenti attrici di riferimento (come Ingrid Bergman e Joan Fontaine) applicandola senza scadere nell’emulazione, di maggior interesse è l’interpretazione precisa e sentita di Tom Hiddleston, che conferma il suo talento permeando di vibrante magnetismo un personaggio che pare un incrocio tra Heathcliff e Barbablù, anche se tra tutti a spiccare davvero è comunque l’infallibile Jessica Chastain, capace di conferire alla sua Lucille un’efficace aura di misteriosa e sensuale ambiguità pronta a sfociare in una feroce follia passionale.

Crimson Peak
Crimson Peak
Summary
id.; di Guillermo del Toro; con Mia Wasikowska, Jessica Chastain, Tom Hiddleston, Charlie Hunnam, Jim Beaver, Burn Gorman, Leslie Hope, Bruce Gray, Doug Jones; horror; USA, 2015; durata: 118’.
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