Gli ultimi due anni di vita della principessa del Galles Diana Spencer (Naomi Watts), prima della tragica morte nel 1997: l’amore per il popolo, i contrasti con la famiglia reale, le campagne umanitarie, il soffocante interesse dei media per la sua vita privata e i suoi ultimi due amori, ovvero il cardiochirurgo pakistano Hasnat Kahn (Naveen Andrews) e l’imprenditore egiziano Dodi Al-Fayed (Cas Anvar).
L’annuncio di un film dedicato a Lady Diana aveva creato una certa curiosità, anche perché su carta sembrava garantire un prodotto interessante: regia del tedesco Hirschbiegel (già cimentatosi con un certo successo nella biografia con il discreto “La Caduta”), sceneggiatura di Stephen Jeffreys (autore di “The Libertine”) e una star internazionale nel ruolo principale. Peccato che “Diana” abbia tradito ogni possibile aspettativa, rivelandosi invece un film fiacco e non riuscito, che non coinvolge, non suggestiona e non crea interesse. Tratto dalla biografia “Diana: Her Last Love” di Kate Snell, è un semi-biopic inamidato e lamentoso in cui il tentativo di restituire l’immagine iconica di Lady D privilegiandone il lato umano finisce per trasformarsi in un processo di santificazione talmente edulcorato e reverenziale da privarla di ogni forza o interesse. Nella sua visione a dir poco distorta e atrocemente semplicistica (in cui anche il fondamentale background storico-sociale avrebbe necessitato di maggiori approfondimenti), il film è infatti poco più che una smielata storia d’amore blanda e poco plausibile, in cui la protagonista è dipinta come un’insipida eroina da zuccheroso film sentimentale che (se non fosse per il titolo, la fama e lo charme) potrebbe ricordare una scolaretta sprovveduta alle prese con le prime pulsioni romantiche: focalizzata l’attenzione sulla love story tra la principessa del Galles e il chirurgo Hasnat Khan, anche il rapporto con il più celebre Dodi Al-Fayed (successivo ed ultimo amore di Diana) è raccontato in maniera quantomai discutibile, come fosse una sorta di stratagemma attuato della stessa principessa per suscitare la gelosia dell’amato. Non influisce sul risultato nemmeno la dedizione di Naomi Watts, poco incisiva anche perché ostacolata da una sceneggiatura senza spessore, con dialoghi da soap opera. E in tutto questo, tra fughe dai paparazzi (rappresentate con piglio da tabloid) ed impegni in opere di beneficenza (rievocati con smaccate cadute nell’agiografia), sarebbe un eufemismo affermare che alcuni curati dettagli nella confezione e qualche momento di spaesato silenzio certo non bastano a dipingere la sfaccettata personalità e il senso di solitudine della “principessa triste”, figura amata e discussa che, per il suo fascino tormentato e la sua interessante complessità, avrebbe decisamente meritato un trattamento migliore. Male accolto dagli inglesi (e non solo), con qualche polemica anche in Francia.
Diana - La storia segreta di Lady D | |
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Summary
"Diana"; di Olivier Hirschbiegel; con Naomi Watts, Naveen Andrews, Cas Anvar, Geraldine James, Juliet Stevenson, Charles Edwards, Laurence Belcher, Michael Byrne, Harry Holland; drammatico; G. B., 2013; durata: 113'. |
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