È morto a Roma la sera del 19 Gennaio il regista e sceneggiatore Ettore Scola, uno degli ultimi Maestri del nostro cinema.
Eccellente direttore d’attori, fu uno dei grandi protagonisti della commedia all’italiana, a cui attraverso la sua critica di costume contribuì ad infondere una chiave di lettura anche politica: con il suo dal linguaggio profondo ma lieve, ricercato ma popolare, raccontò l’evoluzione e le contraddizioni della nostra società, per poi distinguersi in seguito come uno dei principali rappresentanti di un cinema dal più ampio respiro europeo, ricevendo per le sue pellicole numerosi riconoscimenti internazionali. Nato in provincia di Avellino il 10 maggio 1931, inizia a collaborare come vignettista per la rivista umoristica Marc’Aurelio, a cui collaborarono tra gli altri personaggi come Fellini, Zavattini e Scarpelli. Dopo alcune esperienze nell’ambiente radiofonico, inizia la sua carriera nel cinema come sceneggiatore negli Anni Cinquanta. In poco più di dieci anni, grazie anche all’assidua collaborazione con Ruggero Maccari, il suo nome compare nei titoli di oltre 40 film, di cui cinque diretti da Pietrangeli, tre da Bolognini e altrettanti da Dino Risi, tra cui il cult I Mostri e il capolavoro Il Sorpasso; di quel periodo, da ricordare sono anche Primo Amore di Camerini, Il Conte Max di Giorgio Bianchi, Gli Anni Ruggenti di Luigi Zampa, Il Carabiniere a Cavallo di Lizzani e il celebre Un Americano a Roma di Steno. L’esordio alla regia avviene nel 1964 con Se permettete parliamo di donne (interpretato da Vittorio Gassman), film di poco rilievo che comunque non intralcia la sua attività di sceneggiatore, in cui continuerà a distinguersi collaborando alla scrittura di diversi film diretti da registi di rilievo come Luigi Zampa e Nanni Loy, oltre ad altri due di Pietrangeli (ovvero Il Magnifico Cornuto e Io la Conoscevo Bene) e altri tre di Risi (Il Gaucho, Il Profeta e Noi Donne siamo fatte così). Il primo grande successo di pubblico arriva nel 1968 con Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?, in cui dirige Alberto Sordi e Nino Manfredi. Da quel momento diviene uno dei più importanti registi del panorama cinematografico italiano, pur senza mai tralasciare l’impegno politico, come dimostrano, tra gli altri, il film militante Trevico-Torino, Viaggio nel Fiat-Nam (1973) e i film collettivi L’Addio a Enrico Berlinguer (1984) e Un altro mondo è possibile (2001). Del 1970 è invece il cruciale incontro con Marcello Mastroianni, divenuto poi uno dei suoi attori favoriti, che il regista dirige per la prima volta in Dramma della Gelosia, commedia all’italiana caratterizzata da un’ironia grottesca che l’autore dimostrerà anche in altri suoi lavori successivi. Dopo Permette? Rocco Papaleo e La più bella serata della mia vita, ritrova Manfredi e lo dirige in due delle sue opere più celebri e rappresentative, ovvero C’eravamo tanto Amati (1974) e Brutti, Sporchi e Cattivi (1976): il primo, riuscitissimo libello satirico, fa guadagnare a Scola il premio per la miglior regia al festival di Cannes, mentre il secondo, romanzo di formazione di un Paese con Vittorio Gassman e Stefania Sandrelli, è insignito del premio César per il miglior film straniero. In seguito, dopo i film collettivi Signore e Signori, Buonanotte (1976) e I Nuovi Mostri (1977, candidato al premio Oscar come miglior film straniero), l’autore dirige ancora Mastroianni, questa volta accanto a Sophia Loren, nel capolavoro Una Giornata Particolare (1977), ambientato nel giorno della visita di Hitler a Roma e incentrato sull’amicizia tra una casalinga e un omosessuale antifascista; il film è un successo internazionale e fa ottenere al regista un secondo César per miglior film straniero e una candidatura all’Oscar nella stessa categoria. Scola dirigerà Mastroianni anche in altri lavori significativi: tra questi, il più significativo è probabilmente La Terrazza (1980, ancora con Gassman e Tognazzi), ritratto collettivo di una generazione d’intellettuali premiato a Cannes per la sceneggiatura (scritta con Age e Scarpelli, suoi assidui collaboratori), ma da citare sono anche Il Mondo Nuovo (1982), Maccheroni (1985) e i due film diretti nel 1989, ovvero Che ora è e Splendor, entrambi con Massimo Troisi. Numerose anche le sue collaborazioni con Gassman: tra queste, oltre all’esordio e al succitato La Terrazza, da ricordare sono anche La Congiuntura (1965), L’Arcidiavolo (1966) e soprattutto il capolavoro La Famiglia (1987), esemplare ritratto di una famiglia borghese che diventa una magistrale riflessione sulla memoria e sul tempo che passa; scritto con Scarpelli e Maccari, il film viene presentato a Cannes e riscuote un grande successo di pubblico e critica, coronato da una candidatura all’Oscar come miglior film straniero; il regista aveva ricevuto un’altra nomination anche quattro anni prima per Ballando Ballando, film musicale senza dialoghi di produzione franco-algerina per cui Scola vinse il premio César per la miglior regia e l’Orso d’Argento al festival di Berlino. Tra i numerosi riconoscimenti ottenuti dall’autore, da citare sono anche gli 8 David di Donatello ottenuti in patria, di cui l’ultimo alla carriera nel 2011. Tra le sue ultime opere da ricordare sono invece Il Viaggio di Capitan Fracassa (1990, ancora con Troisi), Romanzo di un Giovane Povero (1995, in cui ritrova invece Alberto Sordi) La Cena (1998, di nuovo con Gassman) e il drammatico Concorrenza Sleale (2001), con protagonisti Diego Abatantuono, Sergio Castellitto e Gérard Depardieu. L’ultimo film del grande regista resta l’apprezzato documentario Che strano chiamarsi Federico, ritratto di Federico Fellini scritto insieme alle figlie Paola e Silvia.
Ettore Scola si è spento la sera del 19 Gennaio 2016, all’età di 84 anni.