A quattro anni dalla vittoria dei fratelli Taviani con Cesare deve morire, l’Italia torna a trionfare al festival di Berlino: in un’edizione dominata dai temi dell’integrazione e dell’immigrazione (con un’attenzione particolare al Medio Oriente e al continente africano), ad aggiudicarsi l’Orso d’Oro per il miglior film è infatti Fuocoammare di Gianfranco Rosi, coinvolgente documentario sulla tragedia dei migranti a Lampedusa.
Un clamoroso bis per il regista (l’unico italiano in gara), che dopo la vittoria dello scorso anno al festival di Venezia (dove ottenne il Leone d’Oro per il notevole Sacro Gra) si aggiudica ora anche questo nuovo, importante premio internazionale; prima di lui, tra i registi italiani solo Michelangelo Antonioni era riuscito a conquistare entrambi i riconoscimenti, trionfando prima a Berlino nel 1961 con La Notte e poi a Venezia nel 1964 con Deserto Rosso.
L’applaudito documentario diretto da Rosi, che racconta con viva lucidità il dramma dei profughi che approdano sulla costa lampedusana stremati ma con la speranza di tornare a vivere, ha profondamente emozionato la giuria presieduta da Meryl Streep (tra i cui membri figurava anche Alba Rohrwacher), che ha quindi assegnato al film il massimo riconoscimento commentando la scelta con la seguente motivazione: “Film eccitante e originale, la giuria è stata travolta dalla compassione. Un film che mette insieme arte e politica e tante sfumature. È esattamente quel che significa arte nel modo in cui lo intende la Berlinale. Un libero racconto e immagini di verità che ci racconta quello che succede oggi. Un film urgente, visionario, necessario”.
Alla consegna del premio, Rosi (che ha impiegato un intero anno a seguire e riprendere i flussi migratori verso le coste italiane) ha ringraziato la giuria con un discorso sincero e colmo di emozione. “Il mio pensiero più profondo va a tutti coloro che non sono mai arrivati a Lampedusa, a coloro che sono morti”, ha dichiarato il regista, che ha poi aggiunto: “Dedico questo lavoro ai lampedusani che mi hanno accolto e hanno accolto le persone che arrivavano. È un popolo di pescatori e i pescatori accolgono tutto ciò che arriva dal mare. Questa è una lezione che dobbiamo imparare”.
Per l’Italia è la settima vittoria al festival di Berlino: il primo Orso d’Oro arrivò nel 1961 per il succitato La Notte di Antonioni, trionfo replicato due anni più tardi con il premio a Il Diavolo di Gian Luigi Polidoro, a cui seguirono dopo qualche tempo ben due vittorie consecutive, nel 1971 e nel 1972, rispettivamente per Il Giardino dei Finzi-Contini di Vittorio De Sica (premiato poi anche agli Oscar) e I Racconti di Canterbury di Pier Paolo Pasolini; il quinto premio arrivò quasi due decadi più tardi, ovvero nel 1991, quando a vincere fu La Casa del Sorriso di Marco Ferreri, dopodiché dovette trascorrere un altro ventennio prima di assistere ad una nuova vittoria italiana: il sesto e più recente Orso d’Oro, l’ultimo prima del trionfo di Rosi, risale infatti al 2012, quando il prestigioso premio venne assegnato al succitato Cesare deve morire di Paolo e Vittorio Taviani.
Per quanto riguarda gli altri vincitori di questa 66esima edizione, ad ottenere il Gran Premio della Giuria è Death in Sarajevo del bosniaco Danis Tanović, mentre la francese Mia Hansen-Løve si aggiudica il premio alla miglior regia (consegnato proprio da Alba Rohrwacher) per il film L’Avenir. Doppio riconoscimento per Hedi del tunisino Mohamed Ben Attia, che vince i premi per miglior opera prima e miglior attore al protagonista Majd Mastoura; miglior attrice è invece Trine Dyrholm, apprezzata protagonista del film danese The Commune di Thomas Vinterberg, mentre a conquistare l’Orso d’Argento per la migliore sceneggiatura è United States of Love del polacco Tomasz Wasilewski. E se ad aggiudicarsi il premio Bauer per l’innovazione di quest’anno è il filippino Lav Diaz per A Lullaby to the Sorrowful Misery (epopea cinematografica della durata di oltre otto ore che ha molto colpito la Berlinale), l’Orso d’Argento per il miglior contributo artistico è andato invece alla fotografia del film cinese Crosscurrent di Yang Chao. Infine, per quanto riguarda la sezione cortometraggi a trionfare sono Balada De Um Batráquio di Leonor Teles (che vince l’Orso d’Oro) e A Man Returned di Mahdi Fleifel (premiato invece dalla giuria con l’Orso d’Argento).
Di seguito, tutti i premi della 66esima edizione del festival di Berlino:
- Orso d’Oro al miglior film: Fuocoammare di Gianfranco Rosi
- Orso d’Argento, Gran Premio della Giuria: Death in Sarajevo di Danis Tanović
- Orso d’Argento, premio Alfred Bauer per l’innovazione: A Lullaby to the Sorrowful Misery di Lav Diaz
- Orso d’Argento per la miglior regia: Mia Hansen-Løve per L’Avenir
- Orso d’Argento al miglior attore Majd Mastoura in Inhebbek Hedi
- Orso d’Argento alla migliore attrice: Trine Dyrholm per The Commune
- Orso d’Argento per la miglior sceneggiatura: Zjednoczone stany micocci (United States of Love) di Tomasz Wasilewski
- Orso d’Argento per il contributo artistico: Mark Lee Ping-Bing per la fotografia di Chang Jiang Tu (Crosscurrent) di Yang Chao
- Miglior Opera Prima: Inhebbek Hedi (Hedi) di Mohamed Ben Attia
- Orso d’Oro per il miglior cortometraggio: Balada de um Batraquio di Leonor Teles
- Orso d’Argento, Premio della Giuria per il miglior cortometraggio: A Man Returned di Mahdi Fleifel
- Audi Short Film Award: Jin Zhi Xia Mao (Anchorage Prohibited) di Chiang Wei Liang