Gli Amanti Passeggeri

Diretto verso Città del Messico, il volo 2549 della compagnia Península lamenta un guasto tecnico al carrello che costringe l’aereo a girare in tondo nel cielo in attesa che l’aeroporto venga attrezzato per un atterraggio di emergenza. Nel frattempo, a bordo, il variopinto gruppo di passeggeri reagisce al panico lasciandosi andare all’euforia, alle confessioni e agli istinti.

Dopo il lungo periodo drammatico che l’ha portato a 2 Oscar e 3 capolavori (“Parla con Lei”, “Tutto su Mia Madre” e “Volver”), l’enfant terrible del cinema spagnolo guarda indietro e torna alla commedia, genere dei suoi esordi che lo rese un regista di culto in patria e poi nel mondo. Ma dai tempi del travolgente “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” (evidente modello primario, di cui qui si ripropongono alcuni frangenti) molte cose sono cambiate e, senza aggiornamenti e/o ridimensionamenti, questa volta il risultato non è dei migliori: a metà strada tra la commedia di carattere e quella di situazione, questo suo 20° film è un teatrino sgangherato e diseguale di situazioni grottesche, euforia erotica ed humour farsesco/delirante all’insegna di quel pop-kitsch estremo che, da personale ed esuberante caratteristica di stile qual era nei film precedenti, stavolta finisce invece purtroppo per sfuggirgli di mano. Tra temi ricorrenti del suo cinema (il leitmotiv passione-morte, i rapporti sentimentali conflittuali, la follia delle relazioni umane) ed evidente nostalgia della Movida anni ’80 post-franchista, è un Almodóvar dichiaratamente autoreferenziale ed evidentemente riciclato che alla fine, pur con momenti godibili e alcuni spunti gustosi (il volo precario e la paura del vuoto come metafora dell’odierna crisi spagnola), appare come decisamente snervato, assai poco ficcante e piuttosto evanescente. Recitato con brio, comunque, specie da C. Roth, J. Cámara e L. Duenas. Fugaci apparizioni di A. Banderas e P. Cruz, ma anche di altri attori feticcio del regista.