Marie (Cècile de France) è una giornalista francese che, sopravvissuta per miracolo ad uno tsunami in Thailandia e rimasta per qualche istante in bilico tra la vita e la morte, ha deciso di raccontare la sua esperienza in un libro. Il piccolo Marcus (George McLaren), invece, dopo la morte del gemello in un incidente stradale, si ritrova solo, e non riesce a rassegnarsi alla perdita del fratello su cui poteva sempre contare. Un giorno, però, ad una fiera del libro in Inghilterra, i due, desiderosi di cercare risposte, entrano in contatto con George Lonegan (Matt Damon) operaio americano che può comunicare con i morti: ma questo “dono” di sensitivo, per altro molto richiesto dalle persone che hanno perduto i loro cari, è da lui visto come una condanna che gli impedisce di vivere la sua vita.
C’è chi ha detto che Eastwood, arrivato agli ottanta, abbia finalmente voluto affrontare la morte: falso, visto che, trasversalmente o indirettamente, è un tema da lui già affrontato (“Gran Torino” è uno dei più bei film recenti sulla vecchiaia); c’è poi chi ha detto che Clint, per rinnovarsi, abbia voluto realizzare un film fuori dai suoi schemi: ancora inesatto, almeno in parte, visto che, nonostante l’età, i suoi confini sono sempre più ampi (non c’è un suo film uguale al precedente). E poi, in ogni caso, Eastwood vale sempre e comunque la pena. Certo, è evidente che, come anche il precedente “Invictus”, anche questo film non è il suo migliore (siamo ben lontani dallo stile alto di opere come “Gli Spietati”, Million Dollar Baby”, “Mystic River” o il recente e già citato “Gran Torino”): pare infatti esserci qualcosa di forzato e costruito nel copione del pluripremiato sceneggiatore inglese Peter Morgan, e forse il film procede un po’ troppo con i piedi di piombo, il che va ad incidere su quel coinvolgimento che, in questo caso, nonostante sia (ovviamente) comunque presente, non è però totale come nei suoi film precedenti. Ad ogni modo, la direzione degli attori è eccellente, e il cast merita una menzione: se Matt Damon è sempre bravo e la figlia d’arte Bryce Dallas Howard riesce a convincere, la francese Cècile de France si conferma interprete versatile e interessante. In più, l’agghiacciante sequenza dello Tsunami è assolutamente da non perdere, nonostante Eastwood abbia sempre avuto poco a che fare con i grandi effetti speciali. Per il resto, “Hereafter” resta un film solido, adulto, diretto con l’usuale padronanza da un regista ancora capace di fondere emozioni e razionalità con quel suo stile che, come detto più volte, è un incredibile connubio di classicità e personalità sempre capace di coinvolgere. Per quanto riguarda poi il discusso discorso di fondo, vale la pena precisare che l’intento del film non è indagare sull’esistenza dell’aldilà, bensì sulla speranza che esista. D’altra parte, Eastwood ha giustamente dichiarato: “nei miei film faccio domande, non do risposte”.
Hereafter | |
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Summary
id.; di CLINT EASTWOOD; con MATT DAMON, CECILE DE FRANCE, BRYCE DALLAS HOWARD, JOY MOHR, RICHARD KING, THIERRY NEUVIC, GEORGE McLAREN, FRANKIE McLAREN, MARTHE KELLER; drammatico; durata: 129’; |
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2 Comments
Cinlarella
A me non è piaciuto. Davvero una delusione rispetto a Gran Torino. E’ girato bene è vero. Ma la tecnica da sola non fa un film, non trovi? A presto
elia88
@ Cinlarella: D’accordissimo, un film non può assolutamente essere solo tecnica, e “Hereafter” non è assolutamente paragonabile ai precedenti capolavori del regista. Non è che il film sia brutto (la mano di Eastwood è ormai quella di un maestro, e non solo per quanto riguarda la tecnica), ma probabilmente la delusione è maggiore proprio perchè questo film è oggettivamente assai più modesto rispetto all’eccellenza a cui Clint ci ha abituato.
Secondo me, dopo due film medi (quest’ultimo, e il precedente “Invictus”), Clint potrebbe tornare al suo consueto splendore con la sua prossima pellicola imperniata sulla vita di J. E. Hoover, che sarà impersonato da Leonardo DiCaprio. Per quanto mi riguarda, da grandissimo amante e ammiratore del cinema di Eastwood, attendo con molta fiducia.