Addormentatosi durante la proiezione di un film, un timido operatore di cabina (Buster Keaton), appassionato di libri gialli e manuali per detective, sogna di entrare nello schermo e, nei panni dell’investigatore Sherlock Holmes Jr., interagire con i personaggi tentando di risolvere un complesso caso di furto.
Insieme al successivo (e forse più conosciuto) Come Vinsi la Guerra, è probabilmente il più grande capolavoro di Buster Keaton, certamente uno dei suoi film maggiormente geniali e rappresentativi, nonché il più surrealista. Non a caso, alla sua uscita, René Clair scrisse con lungimiranza che, in particolare per i cultori di tale corrente (ma forse, più in generale, per il cinema tutto), Sherlock Jr. costituiva un modello paragonabile a ciò che (soltanto pochi anni prima) Sei Personaggi in Cerca d’Autore di Pirandello aveva rappresentato per il teatro. E in effetti, anticipando di oltre mezzo secolo il celebre e delizioso La Rosa Purpurea del Cairo di Woody Allen (film che gli è consapevolmente e affettuosamente debitore), quest’opera imperdibile ed irresistibile rappresenta il primo autentico esempio di racconto meta-cinematografico in forma di “film nel film”, nonché una tra le massime espressioni del cinema come fabbrica di magiche fantasie capace di creare altri mondi: infatti, proprio attraverso un rivoluzionario ed eccezionale ricorso alla componente onirica, riesce a far coincidere l’incanto filmico con quello del sogno in quella che resta una delle più efficaci ed esemplari manifestazioni della complessa ed affascinante dicotomia tra la realtà della vita fuori dallo schermo e il potere illusorio e, appunto, sognante che costituisce l’essenza della settima arte. In ciò, pur affine per intenti al seguente successo Il Cameraman (nel quale si porta avanti proprio tale discorso), questo eccezionale mediometraggio gli è comunque superiore anche per come tale innovazione concettuale si estende anche sugli altri fronti, non solo a livello stilistico, ma anche sul piano tecnico e tematico; perché, non privo inoltre di implicazioni sociali non trascurabili (il difficile adeguamento degli individui alle tecniche veloci della modernità), il film stravolge con audacia gli stilemi di un genere (il giallo) ed infrange le convenzioni della narrazione tradizionale americana (demitizzando, ad esempio, l’happy ending), il tutto in funzione di un sublime gusto della parodia che fa capo al genio comico e alla presenza scenica di Keaton (qui all’apice): applicando il ritmo veloce dei suoi corti ad una più compatta struttura da lungometraggio, l’autore gioca come di consueto con spazi e prospettiva (anticipando in ciò di decenni i primi effetti speciali) per riversare il suo talento nella messa in scena e nell’interpretazione (senza ricorrere a controfigure) di un autentico e florido campionario di intrattenimento spettacolare che, tra gag acrobatiche e trucchi alla Méliès, spazia dal Vaudeville alla slapstick con fluida armonia e trascinante inventiva. Lavorando su un soggetto (o meglio, su un canovaccio) di Clyde Bruckman, Jean Havez e Joseph Mitchell, Keaton girò una grande quantità di materiale che ridusse drasticamente durante i diversi mesi di post-produzione, per poi tornare comunque più volte al montaggio a seguito di diverse anteprime fallimentari; quando il film uscì finalmente in sala, fu comunque frainteso, divenendo uno dei suoi più grandi insuccessi commerciali: solo in seguito venne riscoperto e quindi rivalutato. In Italia fu inizialmente distribuito con il titolo Calma, Signori Miei!.
La Palla n. 13 | |
La Palla n. 13 - Calma, signori miei! | |
Summary
“Sherlock Jr.”; di BUSTER KEATON, JOSEPH M. SCHENCK; con BUSTER KEATON, KATHRYN McGUIRE, JOE KEATON, ERWIN CONNELLY, WARD CRANE; comico; USA, 1924; B/N; durata: 45’; |
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