Lady Bird

Lady Bird

- in Film 2017, Recensioni
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California, 2002: l’ambiziosa liceale Christine “Lady Bird” McPherson (Saoirse Ronan) sogna un’esistenza diversa da quella culturalmente poco aperta e stimolante che le offre la natia Sacramento. Così, mentre sperimenta le prime delusioni sentimentali e al contempo tenta di gestire il difficile rapporto con la riluttante madre (Larie Metcalf), la quale invece lavora instancabilmente come infermiera per mantenere la famiglia dopo il licenziamento del marito (Tracy Letts), la giovane scalpita, esplora e nel frattempo si impegna per ottenere la tanto ambita borsa di studio per un college lontano che le permetta di prendere il volo.

Dagli esordi nel movimento “mumblecore” (caratterizzato da produzioni a basso costo), di cui divenne una delle figure di spicco insieme a Joe Swanberg (con il quale nel 2008 co-diresse Nights and Weekends), fino al fruttuoso sodalizio con Noah Baumbach (anche suo compagno di vita), negli ultimi anni l’attrice e sceneggiatrice Greta Gerwig (scritturata nel frattempo, tra gli altri, anche da Reitman, Allen, Levinson e Solondz) ha saputo imporsi con merito nel panorama del cinema “indie” americano. Certamente quindi non sorprende che per questo suo esordio in solitaria dietro la macchina da presa abbia adottato un approccio assai in linea con tale corrente (evidenti le influenze del già menzionato Baumbach ma anche del primo Wes Anderson, amico di entrambi), conservandone gran parte delle caratteristiche ma rielaborandole ed esponendole con un’ottica propria che rappresenta uno dei maggiori punti di forza di un’opera capace di trascendere i limiti del genere per virtù di stile. Infatti, sebbene per certi versi la vicenda narrata possa apparire già vista, d’altra parte in alcuni casi non è fondamentale essere innovativi, e in effetti il film (che potrebbe essere un ideale prequel di Frances Ha, tra le più riuscite collaborazioni tra l’autrice e il succitato compagno) riesce comunque a distinguersi nella vasta schiera di prodotti analoghi per una consapevolezza e una partecipazione che peraltro sarebbe ingeneroso ricondurre soltanto alla pur forte e cruciale identità femminile. Perché al di là della risonanza ancora maggiore che assunse grazie al sonoro supporto che accompagnò la distribuzione in sala a ridosso dello scandalo Weinstein, tale aspetto non è affatto trascurabile anche in quanto parte integrante di una cifra espressiva attraverso la quale l’autrice attinge dalla propria esperienza per trasfigurarne gli elementi e renderli universali: ricco appunto di risvolti autobiografici (a partire dalla scelta di ambientarlo nella natia Sacramento) e aperto non a caso da un’epigrafe di Joan Didion (conterranea della regista), questo delicato e sbarazzino coming of age segue infatti le tappe di un percorso di formazione a tutti ben riconoscibile eppure messo in scena dall’autrice in una maniera del tutto personale che lo rende al tempo stesso non prevedibile, creando così un ulteriore coinvolgimento che va oltre l’immedesimazione. Un’operazione la cui riuscita fa capo innanzitutto ad una scrittura brillante e matura, attenta e sapiente non solo nel delineare con cura tutti i personaggi (anche secondari) ma anche nel giocare con gli stilemi del canonico “teen movie” per superarne i limiti e guardare oltre: anche nel concentrarsi sul rapporto con i genitori, ponendo l’accento sul contrasto tra la protagonista e quella madre che in fondo tanto le somiglia (fattore che alimenta l’intermittente conflitto pur mitigato dalla comprensione del più pacato padre), la regista inquadra tale punto di vista come funzionale contraltare adulto che contribuisce inoltre a veicolare la florida varietà di tematiche in sottotesto (dall’importanza dei rapporti alla ricerca di una propria identità fino al legame con quelle origini che ci plasmano, definendo magari anche quelle stesse ambizioni che ci portano a distanziarcene). Infatti, scandito dai brani alternative rock di Alanis Morrisette, Ani di Franco e Dave Matthews Band (intrecciati a contrappunti di Sondheim e Shakespeare) e cadenzato da ricorrenti rimandi a Steinbeck per sottolineare il difficile contesto socio-economico dell’epoca, il film assume inoltre il valore di consapevole e dolcemente nostalgico affresco di una provincia americana in un’epoca segnata dall’11 settembre e non ancora invasa da smartphone e social; una realtà sospesa come l’adolescenza, delicato tema portante di cui l’autrice mette in scena il contrasto tra urgenza di libertà e bisogno di affetto con una deliziosa leggerezza (esaltata dal piglio naturalistico coadiuvato dalla fotografia di Sam Levy e sottolineato dalle musiche di Jon Brion) che può somigliare a quella di un tempo tra ricordi ed emozioni agrodolci qui evocato con sincera limpidezza, ironica sensibilità e consapevole autenticità, il tutto sostenuto dal brio dell’affiatato gruppo di interpreti: se la giovane protagonista Saoirse Ronan, presente quasi in ogni scena, centra un’altra performance decisamente ammirevole per vibrante freschezza, tra il nutrito cast di contorno (oltre a Tracy Letts nei panni del dolce padre) spicca soprattutto una Laurie Metcalf davvero notevole nel ruolo di quella madre recalcitrante ma premurosa alla quale, tra domeniche di svago, saluti mancati e parole di tenerezza in lettere abbozzate, tutti abbiamo pensato di telefonare quando il richiamo della realtà ci fa smarrire tra l’idealismo della gioventù e la disillusione dell’età adulta. Non a caso, dopo essersi aggiudicato due Golden Globe (per miglior film musical o commedia e migliore attrice brillante) questo film elogiato fin dalle anteprime al Telluride e a Toronto è arrivato con merito fino agli Oscar, ottenendo ben cinque candidature importanti (anche se purtroppo nessuna concretizzatasi in statuetta) di cui due all’autrice per miglior sceneggiatura e miglior regia (rendendola la quinta donna a concorrere per il premio in tale categoria), alle quali si aggiungono quelle per miglior attrice, attrice non protagonista e miglior film.

Lady Bird
Lady Bird
Summary
id.; di Greta Gerwig; con Saoirse Ronan, Laurie Metcalf, Tracy Letts, Lucas Hedges, Timothée Chalamet, Lois Smith, Beanie Feldstein; commedia; USA, 2017; durata: 94'.
70 %
Voto al film
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