I Nani di Erebor hanno preteso la restituzione delle vaste ricchezze della loro madre patria, ma ora devono affrontare le conseguenze per aver scatenato il terrificante Drago Smaug contro gli abitanti indifesi di Pontelagolungo. Dopo aver ceduto alla malattia-del-drago, il Re Sotto la Montagna, Thorin Scudodiquercia (Richard Armitage), sacrifica amicizia ed onore nella ricerca della leggendaria Arkengemma. Incapace di aiutare Thorin a trovare la ragione, Bilbo (Martin Freeman) viene costretto a fare una scelta disperata e pericolosa, inconsapevole del pericolo ancor più grande che lo attende, mentre un antico nemico ha fatto ritorno alla Terra di Mezzo: Sauron, il Signore Oscuro, ha mandato in avanscoperta legioni di Orchi per attaccare la Montagna Solitaria. Così, le razze dei Nani, Elfi ed Umani dovranno decidere se rimanere unite o essere distrutte, e Bilbo si ritroverà a combattere per la propria vita e per le vita dei suoi amici, mentre cinque grandi armate scendono in guerra.
È il capitolo finale della seconda trilogia (ma prima nel tempo narrativo) e, insieme, l’ultimo tassello della saga tolkeniana di Peter Jackson cominciata nel 2001 con “Il Signore degli Anelli – La Compagnia dell’Anello”, a cui quest’ultimo film si ricollega. Con la lunga battaglia del titolo, in quest’ultimo film l’azione spicca finalmente il volo senza perdersi in quelle lunghe digressioni che nei precedenti rallentavano il ritmo del racconto, ma tolto il folgorante incipit, degno del miglior Jackson (l’attacco del drago Smaug a Pontelagolungo, che si riallaccia al cliffhanger del capitolo precedente), nel complesso lo spettacolo, pur decisamente più dinamico ed avvincente, non risulta comunque così intenso né particolarmente suggestivo, non riuscendo ad incantare del tutto; e se, da una parte, a livello visivo il film resta ovviamente notevole per merito dell’ormai collaudata squadra di tecnici (scenografie monumentali, costumi sfarzosi e trucchi di prim’ordine, il tutto esaltato dalla fotografia di Andrew Lesnie e dai mirabolanti effetti visivi di sicura efficacia grazie all’apporto della Weta Digital), dall’altra tale avvolgente apparato figurativo finisce a tratti per schiacciare quello narrativo, lasciando peraltro troppo poco spazio all’introspezione e ai conflitti interni; anche per quanto riguarda i personaggi, l’unico a coinvolgere e destare vero interesse è Thorin Scudodiquercia (che qui assume una shakespeariana dimensione tragica), mentre per il resto, a dispetto del titolo che lo vorrebbe protagonista, Bilbo viene ad un certo punto inaspettatamente relegato a figura di contorno, e il sub-plot romantico tra il nano Kili e l’elfa Tauriel (quest’ultima peraltro assente nel romanzo) non brilla certo per sviluppi esaltanti, risultando quindi anche poco giustificato, visto che rientra nella già di per sé discutibile operazione di rimpolpo di Jackson per spalmare un materiale così esiguo in tre film da oltre due ore l’uno. Una scelta che, tirate le somme, si rivela non essere tra le più felici anche perché non solo sbilancia la struttura dell’intera trilogia (così spezzata e stiracchiata, la struttura narrativa non sostiene un così largo respiro), ma finisce anche a suo modo per snaturare lo spirito del romanzo d’origine, concepito (diversamente da “Il Signore degli Anelli”) non come un’epica saga fantasy, bensì come favola avventurosa sempre matura ma assai meno ambiziosa, anche perché aperta ad un pubblico più vasto e ad un target più giovane. Una conclusione quindi non del tutto mediocre ma certo nemmeno eccezionale che, fomentando il dubbio sulle motivazioni alla base di questo mastodontico prequel in forma di trittico (astuta operazione commerciale o viscerale amore di Jackson per la prosa di Tolkien?), conferma ulteriormente il netto divario tra la prima e la seconda trilogia, quest’ultima obiettivamente inferiore al memorabile risultato raggiunto con il premiatissimo e meritato successo de “Il Signore degli Anelli”.
Lo Hobbit - La Battaglia delle Cinque Armate | |
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Summary
"The Hobbit: The Battle of Five Armies"; di Peter Jackson; con Martin Freeman, Ian McKellen, Richard Armitage, Evangeline Lilly, Lee Pace, Luke Evans, Benedict Cumberbatch, Orlando Bloom, Cate Blanchett, Ian Holm, Christopher Lee, Hugo Weaving; fantasy; USA/ Nuova Zelanda, 2014; durata: 144'. |
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