Cercando di sfuggire ad un gruppo di agguerriti orchi, lo hobbit Bilbo Baggins (Martin Freeman) continua il suo viaggio per la riconquista della Montagna Solitaria e del regno perduto di Erebor, accompagnato nell’impresa da 13 nani e dallo stregone Gandalf (Ian McKellen). Mentre quest’ultimo abbandona il gruppo per indagare sul “Negromante” di Dol Guldur, il resto della compagnia dovrà affrontare il temibile drago Smaug.
2° film tratto da “Lo Hobbit” di J. R. R. Tolkien, è il palinsesto centrale del nuovo trittico di Peter Jackson che, come il romanzo, fa da prequel alla trilogia de “Il Signore degli Anelli”. Film-ponte tra il lungo prologo già visto e la conclusione che verrà (il cliffhanger finale lascia la spettatore in sospeso nel bel mezzo della suspense), questo secondo capitolo risulta, pur tra pregi e difetti, migliore del precedente “Un Viaggio Inaspettato”. Concentrato maggiormente sulla maestosa potenza delle grandi scene di assicurato impatto visivo, è un film che, come il suo predecessore, appare meno convincente nel disegno dei personaggi (incerto o convenzionale) e non sempre fluido nella struttura narrativa, anche a causa dell’estrema e discutibile dilatazione della vicenda (un libro di 300 pagine spalmato in 3 film da circa 3 ore ciascuno); ma d’altra parte, in questo secondo capitolo lo svolgimento risulta un po’ meno stiracchiato: infatti, tolto il debolissimo sub-plot romantico cucito attorno ad un nuovo personaggio (l’elfo Tauriel di Evangeline Lilly, assente nel romanzo), l’operazione di rimpolpo appare meno gratuita, e il lavoro di arricchimento più attento contribuisce a rendere meno forzato un approccio che potrebbe apparire non sempre adatto al materiale (ovvero impostare in tono epico una storia che, in origine, epica non era). Infatti, sviluppando la storia su due binari paralleli e seguendo da una parte lo hobbit Bilbo (l’azzeccato M. Freeman) e dall’altra lo stregone Gandalf (il grande I. McKellen), Jackson snoda la trama in corpose scene dalle molteplici ambientazioni, non lesinando sui particolari e rendendo il tutto più movimentato e avvincente, dalla battaglia dei nani nei barili fino alla lunghissima, centrata ed altamente spettacolare sequenza finale con il temibile, imponente e magnifico drago Smaug che, realizzato in motion capture, ha la voce profonda del lanciassimo Benedict Cumberbatch. La cornice, ovviamente, rimane di ottimo livello: grandiosi effetti speciali della Weta Digital, bellissima fotografia (Andrew Lesnie) ed imponenti scenografie (Alan Lee, John Howe e Dan Hennah), entrambe coerenti con l’atmosfera e capaci di sfruttare la meraviglia dei paesaggi neozelandesi, il tutto girato con una tecnica avveniristica (in 3D e a 48 fotogrammi al secondo invece dei tradizionali 24) capace di offrire un’immagine così vivida da risultare al tempo stesso strabiliante e frastornante.
Lo Hobbit - La Desolazione di Smaug | |
Lo Hobbit - La Desolazione di Smaug | |
Summary
"The Hobbit: The Desolation of Smaug"; di Peter Jackson; con Martin Freeman, Ian McKellen, Richard Armitrage, Evangeline Lilly, Lee Pace, Benedict Cumberbatch, Luke Evans, Ken Stott, Orlando Bloom, Aidan Turner, Cate Blanchett; fantasy; USA/ G. B./ Nuova Zelanda, 2013; durata: 161'. |
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