“Tutto documentato, tutto arbitrario”: è la calzante citazione da Giorgio Manganelli che non a caso fa da esergo alla prima delle due parti che compongono l’ottavo film di Paolo Sorrentino (anche co-sceneggiatore insieme al fidato Umberto Contarello), mettendo così in chiaro fin da subito che tutto è vero ma anche inventato in questo attesissimo dittico d’autore accolto dalle più disparate reazioni, speculazioni e polemiche in quanto presentato come una sorta di biopic su una delle figure più controverse e determinanti della recente Storia italiana.
Eppure, come dichiarato appunto fin da subito anche da un “cartello” iniziale (che lo definisce infatti una “rielaborazione a fini artistici”), non siamo davanti ad un semplice, schierato o ideologico ritratto al vetriolo di Silvio Berlusconi, che peraltro vi appare soltanto dopo un’ora, colto in un momento di delicata crisi professionale e personale in cui, mentre trama e si arrabatta per poter tornare in politica, sta tentando anche di recuperare il rapporto ormai logoro con la seconda moglie Veronica. Infatti, gran parte di questo primo atto si focalizza piuttosto sul delineare l’ambiente in cui si snodano mire e attività di quei “loro” che lo circondano, ovvero personaggi di fiction costruiti assemblando più o meno espliciti riferimenti a personalità reali, a partire da Riccardo Scamarcio nei panni di una figura analoga a Gianpaolo Tarantini circondato da un tripudio di feste e balletti che, nel racconto come anche per fama, progressivamente riconducono proprio a “lui”, ovvero Berlusconi. Alla sua entrata in scena, non a caso buffonesca nel presentarlo travestito da odalisca, la decadenza pop con cui questa sorta di lungo preambolo descrive tale sottobosco (sulla falsariga delle feste in terrazza de La Grande Bellezza) si stempera in una farsa sottile e a tratti volutamente caricaturale con l’intento di cogliere il sogghignante mistero dell’enigmatica figura centrale. Perché, evitando una canonica disamina degli eventi e delle implicazioni politiche, nel contrapporre questi due mondi che si sfiorano alimentandosi a vicenda (preparandosi a convergere nella seconda parte) il film attinge alla vasta aneddotica sul protagonista puntando a restituire un personale ritratto dell’uomo dietro la maschera con un approccio da dramma dissonante, a tratti grottesco ma non proprio satirico, affine eppure differente al precedente Il Divo: infatti, tra dialoghi inverosimilmente efficaci e singolari citazioni (da Antonioni a Scorsese finanche ad Harmony Korine), alla rutilante rappresentazione degli sfrenati baccanali si alternano passaggi di vibrante sentimento ma anche immancabili squarci surrealisti con i quali peraltro l’autore continua ad arricchire il suo bestiario di simbolismi e suggestioni (dalla pecora stroncata da un condizionatore al rinoceronte che corre per Roma fino al topo che fa sbandare un camion dell’immondizia). Così, nel descrivere l’ingombrante quanto indecifrabile protagonista, a sua volta appunto quasi animalesco per come appare al tempo stesso scaltro e spregiudicato quanto esaltato eppure perfino quasi sfuggente, Sorrentino ne ha delineato un ritratto di stampo antropologico che in tale succitata composizione allusiva assurge a beffarda ed evocativa personificazione di quel carattere sociale da lui stesso ambiguamente e misteriosamente segnato, condizionato, rispecchiato e quindi rappresentato. Nell’incarnarlo con un consapevole istrionismo qui funzionale al tono e al personaggio, gli dà l’acqua della vita un Toni Servillo ineffabile mattatore nella sua ghignante maschera di trucco, ben supportato da azzeccati interpreti di contorno tra i quali, oltre ai funzionali Scamarcio e Smutniak, fanno macchia anche Bentivoglio nei panni del servile ex-ministro e soprattutto un’ottima Elena Sofia Ricci in quelli di Veronica Lario, altra figura chiave il cui sviluppo è pero rimandato all’atto successivo.
(QUI la recensione di Loro 2)
Loro 1 | |
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Summary
id.; di Paolo Sorrentino; con Toni Servillo, Riccardo Scamarcio, Elena Sofia Ricci, Kasia Smutniak, Fabrizio Bentivoglio, Euridice Axen, Anna Bonaiuto, Alice Pagani, Giovanni Esposito, Michela Cescon, Ricky Memphis; Italia/Francia, 2018; durata: 100’. |
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Voto al film
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