“Loro due”, ovvero Silvio e Veronica: come sembra evocare letteralmente anche il titolo, l’atto conclusivo dell’ambizioso dittico di Paolo Sorrentino appare fin da subito, a differenza del precedente, principalmente imperniato sul rapporto tra Berlusconi e la moglie, che qui infatti diventano rispettivamente assoluto protagonista e figura determinante.
Li avevamo lasciati davanti all’apparizione di Concato che sul prato della grande villa in Sardegna intonava il tema del loro amore ormai logoro, per ritrovarli ora nel pieno di una crisi profonda che lui pare cercare di voler risolvere o forse solo minimizzare, portando avanti al contempo i suoi piani per riaffermarsi e tornare al governo in un momento decisamente poco favorevole. Non a caso, la dimensione politica si fa più marcata in questa seconda parte con cui si completa la dichiaratamente libera “reinterpretazione a fini artistici” di un ampio e stratificato contesto sociale che si compone come un mosaico di quadri e situazioni in altalena tra allusioni più o meno esplicite, digressioni parodistiche ed immancabili aperture surrealiste; così, seguendo il protagonista mentre dialoga con il suo alter ego in affari (anch’esso interpretato da un Servillo abilmente “sdoppiato”) oppure svolge il suo ruolo di astuto venditore (la telefonata alla casalinga, la conquista dei senatori), o ancora anima le “cene” con le ragazze poi collocate in grottesche fiction televisive e spot elettorali in forma di coreografie kitsch, l’autore ricostruisce il ben noto teatrino politico e speculativo restando però focalizzato sull’aspetto antropologico: infatti, nel completare degnamente il suo ambizioso affresco in due tempi, Sorrentino conferma l’intenzione di raccontare l’alterazione socio-culturale indotta dall’immaginario berlusconiano principalmente attraverso un ritratto in forma di disamina personale e non ideologicamente schierata della figura che ne fu al contempo causa e conseguenza. In ciò, con l’usuale e conforme disinvoltura estetica (coadiuvata dall’ottima fotografia di Luca Bigazzi), l’autore fa quindi confluire in questa speculare e più compatta seconda parte le due anime della prima, i cui tratti farseschi qui si affievoliscono mentre tra passaggi evocativi e cortocircuiti narrativi si insinua una sempre più marcata vena di crepuscolare tristezza che diventa progressivamente la cifra emotiva predominante: dall’inaspettato rifiuto da parte di una giovane ragazza (alla quale il tycoon ed inguaribile seduttore ricorda il nonno) allo scoraggiato colloquio con Mike Bongiorno (al quale riferisce di voler pensare ai progetti e non ai ricordi) fino al cruciale confronto con la moglie (forse l’unica che, nel lasciarlo, si sottrae al suo schema pur non senza dubbi e rimpianti), la vitalità del potere mostra infatti ora i suoi limiti e la sua caducità sfociando quindi in un’amara decadenza; così, il Berlusconi privato si sovrappone a quello pubblico e il generale tono grottesco e sardonico apre quindi ad una malinconica e quasi tenera pietas mentre il suo perseverare negli affari, nei riti e nelle trame appare in realtà sempre più come un artificio per mantenere viva un’auto-celebrazione che possa scongiurare la difficilmente accettabile realtà dell’incombenza della fine. In tutto ciò, Sorrentino mette quindi in scena un’altra parabola umana in declino nella quale (con l’indispensabile ausilio di un portentoso Toni Servillo, qui di nuovo affiancato da una convincente ed efficace Elena Sofia Ricci), tenta di indagare appunto l’enigma dell’uomo dietro la maschera, il personaggio e il suo mondo; un mistero riassunto anche nel succitato dialogo con Veronica (la quale, nel farsi incarnazione dei detrattori, non riesce comunque ad ottenere spiegazioni), che come tale rispecchia e coincide con quello di un’intera epoca, analogia espressa inoltre attraverso le sequenze conclusive durante il terremoto dell’Aquila, raccontato come un quasi onirico requiem metaforico in cui una statua di Cristo (immancabile citazione felliniana) viene recuperata dalle macerie davanti alla folla: lui vacilla e l’Italia crolla; lui è deposto e tutti gli altri osservano in silenzio, apostoli e/o testimoni di una generale sconfitta dal futuro incerto. Perché quel succitato e inspiegabile mistero è tutto qui: lui è “loro”, così come forse noi siamo lui.
(QUI la recensione di Loro 1)
Loro 2 | |
Loro 2 | |
Summary
id.; di Paolo Sorrentino; con Toni Servillo, Elena Sofia Ricci, Riccardo Scamarcio, Kasia Smutniak, Fabrizio Bentivoglio, Euridice Axen, Anna Bonaiuto, Alice Pagani, Giovanni Esposito, Roberto Herlitzka, Ugo Pagliai; Italia/Francia, 2018; durata: 104’. |
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