Si è conclusa lunedì 24 agosto l’edizione 2015 del Mantova Film Fest, il festival cinematografico virgiliano che con il suo concorso riservato alle opere prime punta a valorizzare il cinema italiano, dando spazio a nuovi registi che hanno avuto poca visibilità nel regolare circuito distributivo. Arrivata ormai all’ottava edizione, quest’anno la rassegna cresce e si rinnova, con l’intento di ritagliarsi uno spazio piuttosto importante nel panorama dei festival italiani: cronologicamente collocato tra altri illustri e più noti appuntamenti dedicati al cinema (qualche settimana dopo Pesaro e Locarno, ed alcuni giorni prima della Mostra Internazionale d’Arte cinematografica di Venezia), il cosiddetto “festivalino” (così definito qualche edizione fa dal critico Tatti Sanguineti, anch’egli fra gli ospiti), ha confermato infatti una crescente vitalità, con un totale di trenta film in cartellone per sessanta proiezioni no stop nelle quattro sedi della manifestazione che, collateralmente alla presentazione delle 12 opere prime in concorso, ha proposto anche incontri con autori ed interessanti retrospettive. Tra queste, spicca il ciclo di film con protagonista Claudia Cardinale, a cui non a caso è anche dedicato il manifesto del festival: oltre a due capolavori di Luchino Visconti, ovvero Il Gattopardo e Rocco e i suoi Fratelli (film d’apertura, presentato in una versione restaurata dalla cineteca di Bologna), il pubblico del festival ha infatti potuto rivedere l’attrice anche in Il Bell’Antonio di Mauro Bolognini, La Ragazza di Bube di Luigi Comencini e La Ragazza con la Valigia di Valerio Zurlini. Tra gli eventi della rassegna figurano poi un omaggio al regista Marco Bellocchio, con la proiezione del suo capolavoro d’esordio I Pugni in Tasca (folgorante dramma familiare ambientato sulle colline piacentine, che alla sua uscita, esattamente 50 anni fa, fu premiato con la Vela d’Argento al festival di Locarno) e un focus sul regista Saverio Costanzo, a cui è invece dedicata la sezione “Autoritratto” di quest’anno, con quattro suoi film riproposti per il pubblico mantovano: prima l’apprezzato Private, racconto della convivenza forzata tra una famiglia palestinese e un gruppo di soldati israeliani che ne occupano la casa; poi In Memoria di Me, sui dubbi di un novizio in convento; infine, La Solitudine dei Numeri Primi (tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Giordano) e Hungry Hearts, premiato allo scorsa edizione del festival di Venezia con una doppia Coppa Volpi ad entrambi gli interpreti principali, ovvero l’attore americano Adam Driver e l’attrice Alba Rohrwacher. Quella della Rohrwacher è stata una presenza diffusa al festival di quest’anno, figurando come interprete principale non solo nelle ultime due pellicole dirette da Costanzo, ma anche in un altro film in concorso, ovvero l’apprezzato Vergine Giurata di Laura Bispuri. Tra gli ospiti più attesi di questa edizione della rassegna (che ha accolto, tra gli altri, anche Giorgio Colangeli, Daniela Marra ed Edoardo Falcone), l’attrice ha incontrato il pubblico del festival proprio in occasione della proiezione di Hungry Hearts tenutasi al chiostro del conservatorio Campiani, dove ha ritirato un premio speciale targato Thun, riconoscimento ad una carriera di successo assegnato anche al regista del film. Poi, naturalmente, oltre all’angolo dei documentari (sei appuntamenti, tra cui quello con Sanguineti), c’è il concorso: 12 opere prime tutte dirette da registi italiani, rimaste distanti da una fruizione più ampia e sottoposte al giudizio di un pubblico trasversale. E ad aggiudicarsi il Lauro d’Oro di quest’anno è il film Last Summer di Leonardo Guerra Seràgnoli, regista romano che vive e lavora a Londra. Già presentato in anteprima al festival internazionale del Film di Roma nella sezione Prospettive Italia, il film vincitore di questa edizione racconta con eleganza, delicatezza ed intensità i quattro giorni che una madre e un figlio trascorrono su uno yacht prima di dirsi addio. Una storia (scritta peraltro con il contributo del fumettista italiano IgorT e della scrittrice best-seller giapponese Banana Yoshimoto), capace di coinvolgere e convincere il pubblico del Mantova Film Fest, che quest’anno ha assegnato il premio alla pellicola dal sapore più internazionale: interamente ambientato su una barca tra splendide acque limpide (la location è il mare della Puglia), il film è infatti girato in inglese e giapponese, ed oltre ad avvalersi del supporto di una squadra di tecnici di prim’ordine (tra cui spicca la grande costumista Milena Canonero, vincitrice di tre premi Oscar) è animato da un cast decisamente variegato, guidato dalla protagonista Rinko Kikuchi, candidata all’Oscar nel 2006 per il suo ruolo in Babel di Alejandro Gonzales Inarritu, e vista recentemente in Pacific Rim di Guillermo del Toro. A seguire, ad aggiudicarsi il secondo posto sul podio del concorso mantovano è invece Io, Arlecchino (co-diretto da Matteo Bini e Giorgio Pasotti), seguito a ruota, in terza posizione, dall’apprezzata commedia Se Dio Vuole di Edoardo Falcone (già premiato con il David di Donatello come migliore opera prima). Successivamente alla proclamazione del vincitore e all’assegnazione del premio, tenutesi all’auditorium del Campiani, per chiudere il festival è stata scelta una ghiotta anteprima, ovvero la proiezione del film Fuochi d’Artificio in Pieno Giorno del regista cinese Yi’nan Diao, vincitore dell’Orso d’Oro all’ultimo festival di Berlino e non ancora distribuito. Anche questo evento, insieme ovviamente alla cerimonia di premiazione, è stato ben accolto dal pubblico, confermando il successo della rassegna e quindi le ottime prospettive per le edizioni future del “festivalino”, che continua infatti a mostrare una notevole crescita qualitativa e di prestigio.
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