Roma, 1965. Durante la travagliata realizzazione del suo nuovo film, il famoso regista Guido Contini (Daniel Day-Lewis) sta attraversando un momento di profonda crisi creativa. A complicare ulteriormente la situazione sono le numerose e bellissime donne che gli ruotano attorno, dalla moglie (Marion Cotillard) all’amante (Penèlope Cruz), dalla musa (Nicole Kidman) alla collaboratrice e confidente (Judi Dench), dalla madre (Sophia Loren) fino ad un’avvenente giornalista di moda (Kate Hudson).
Secondo musical americano tratto dall’universo felliniano (il primo fu “Sweet Charity”, esordio al cinema di Bob Fosse ed ispirato invece a “Le Notte di Cabiria”), è la riduzione per il grande schermo (co-sceneggiata da Antony Minghella, che morì poco prima della fine delle riprese) di una versione per palcoscenico di “8 1/2” che all’inizio degli anni ’80 si aggiudicò 5 Tony Awards. Del film originale, anche nel passaggio dal teatro allo schermo l’adattamento mantiene la struttura narrativa di base, il contesto e quasi tutti i personaggi principali, ma la componente semi-autobiografica e meta-cinematografica che rendeva unico il capolavoro di Fellini è ovviamente bypassata per tentare (pur con risultati non all’altezza) di restituirne la componente onirica attraverso la teatralità del musical. Ne è uscito un film che, pur orchestrato da un esperto del genere come Marshall (ex coreografo approdato al cinema con il premiatissimo “Chicago”) e forte di una confezione di tutto rispetto (funzionale fotografia di Dion Beebe, bellissimi costumi di Colleen Atwood e avvolgenti scenografie di John Myhre), appare in realtà assai sbiadito e stereotipato nel suo approccio troppo immediato e semplicistico. Infatti, anche a livello di spettacolo hollywoodiano e di inventiva coreografica il tutto si snoda in una messa in scena non abbastanza personale e troppo poco coinvolgente che neanche il nutrito cast “all star” riesce del tutto a riscattare: se la Cotillard e la Cruz (nei ruoli che in origine furono rispettivamente di Anouk Aimée e di Sandra Milo) sono quelle che meglio se la cavano, la Kidman (a cui è invece affidato il personaggio originariamente interpretato da Claudia Cardinale) resta purtroppo sacrificata in una parte ristretta e priva di spessore, come anche la grande Judi Dench; poco aggiunge anche il personaggio di Kate Hudson (peraltro non a caso assente nel musical di Broadway), mentre soltanto decorativa la scelta di Sophia Loren nei panni della madre di Day-Lewis, attore di indiscutibile grandezza che però si mostra qui non al suo meglio nel cercare a suo modo di rispettare e al tempo stesso distanziarsi da Mastroianni (o Fellini); a sorpresa, azzeccata è invece la partecipazione della cantante Fergie, la quale, nei panni della nuova Saraghina, si lancia infatti nel conturbante e movimentato numero musicale “Be Italian”, centrando uno dei pochi momenti davvero trascinanti della pellicola. Il cast di contorno include (in più o meno fugaci apparizioni) numerosi volti noti italiani tra cui Ricky Tognazzi, Valerio Mastandrea, Elio Germano, Remo Remotti, Giuseppe Cederna e Martina Stella. 5 candidature ai Golden Globe e 4 nominations agli Oscar (scenografie, costumi, miglior canzone e miglior attrice non protagonista alla Cruz).
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Summary
id.; di ROB MARSHALL; con DANIEL DAY-LEWIS, MARION COTILLARD, PENELOPE CRUZ, JUDI DENCH, NICOLE KIDMAN, KATE HUDSON, SOPHIA LOREN, STACY FERGUSON, RICKY TOGNAZZI, ELIO GERMANO, VALERIO MASTANDREA; musical; USA, 2009; durata: 118’; |
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