Durante l’attesa cerimonia di premiazione svoltasi domenica 26 febbraio e condotta da Jimmy Kimmel, sono stati finalmente annunciati i vincitori dell’89esima edizione dei premi Oscar: un’edizione che, tra le altre cose, ha fatto molto discutere e forse rimarrà nella memoria anche per la clamorosa gaffe che proprio sul finale ha ribaltato la situazione con un colpo di scena senza precedenti.
Chiamati a consegnare il premio per il miglior film, gli attori Warren Beatty e Faye Dunaway (riuniti sul palco in occasione del cinquantesimo anniversario dell’iconico film Gangster Story) hanno infatti proclamato vincitore il favorito La La Land; a quel punto, il cast e la troupe del film sono quindi saliti sul palco e i produttori hanno iniziato a pronunciare i loro discorsi di accettazione, ma dopo qualche minuto e un veloce controllo il primo di loro ad aver preso parola, ovvero Jordan Horowitz, ha interrotto i ringraziamenti dei colleghi per annunciare che era stato commesso un errore madornale: a causa di un incredibile equivoco avvenuto poco prima nel backstage, la busta contenente il vincitore consegnata ai confusi Bonnie e Clyde si è rivelata essere quella sbagliata; quella giusta viene infatti mostrata al pubblico dallo stesso Horowitz, il quale ha così rivelato che a trionfare non era quindi il film appena annunciato: il vero vincitore è Moonlight. Così, nell’imbarazzo generale, il regista e il cast di quest’ultimo film salgono quindi a loro volta sul palco, dove quindi, con lodevole classe e grande sportività, i produttori di La La Land passano loro le statuette, facendosi poi da parte per lasciare spazio agli increduli ed emozionati ringraziamenti del team di colleghi (tra cui spicca la produttrice Dede Gardner, prima donna a vincere due Oscar per il miglior film).
Ma al di là di tale errore (già scolpito nella memoria dopo aver scatenato l’ilarità del web), questa 89esima edizione degli Oscar sarà però ricordata anche per aver segnato qualcosa di più profondo, non soltanto per l’industria del cinema, ma anche a livello più prettamente socio-politico. Perché, in effetti, tale risultato offre non solo una speranza a chi lamenta l’avvilente carenza o la poca visibilità di quelle pellicole d’autore con argomenti pregnanti puntualmente messe in ombra dal sistema hollywoodiano e/o da produzioni non all’altezza, ma anche una degna risposta a coloro (in alcuni casi gli stessi…) che, davanti al successo di un film che tratta tematiche importanti, si dimostrano (magari per ragioni ideologiche e/o a prescindere dal valore dell’opera) subito pronti ad additare come buonista ogni tentativo di diffondere messaggi di risonanza socio-culturale, liquidando l’evento come un prosaico trionfo del politicamente corretto; infatti, se i primi potranno riconoscere in ciò un nuovo passo in avanti da parte dell’Academy che, notoriamente conservatore ed influenzato dall’egemonia delle major, ha scelto invece quest’anno di premiare un piccolo film dalle tematiche non facili e di produzione indipendente, ai secondi si può ricordare che, quando un’opera è davvero di qualità come in questo caso, magari non è per ostentazione o ipocrisia che se ne riconosce il valore, ma semplicemente per una questione di merito: anche perché, se si presuppone che il cinema di qualità possa ancora considerarsi espressione artistica, allora è bene ricordare che come tale uno dei suoi propositi dovrebbe essere proprio quello di coinvolgere ed emozionare rispecchiando e raccontando con stile e personalità lo spirito e i costumi dei tempi. Ed è proprio questo il caso della pellicola diretta da Barry Jenkins (non a caso tra le più giustamente osannate e premiate dell’anno), che infatti, nonostante lo scetticismo dei suddetti e comunque poco numerosi detrattori (non a caso perlopiù non americani e quindi magari anche meno sensibili e/o interessati all’argomento) si dimostra notevole sia sul piano formale che a livello contenutistico, riuscendo a trattare problematiche reali ed attualissime con un linguaggio efficace e trascinante anche proprio perché privo di retorica o moralismi.
A questo proposito, vale inoltre la pena far presente che non è peraltro nemmeno corretto interpretare tale risultato soltanto come un semplice mea culpa tardivo per pulire le coscienze dopo le polemiche della scorsa edizione, caratterizzata invece, infatti, dalla totale assenza di candidati e vincitori di colore nonostante gli otto anni di Barack Obama: perché in realtà, questo film dalla forte identità afroamericana (un cast all-black guidato da un regista nero come anche l’autore della pièce d’origine) è obiettivamente tutt’altro che in ritardo; infatti la pellicola, che racconta la storia di un ragazzino nella dura America dei ghetti coniugando con tatto e consapevolezza i temi della discriminazione razziale e sessuale, arriva proprio a ridosso dell’avvento di Donald Trump, il presidente che, appena insediatosi alla Casa Bianca, ha deciso di far rimuovere dal sito del governo i riferimenti ai progressi della precedente amministrazione nella battaglia per i diritti civili. A tal proposito, il trionfo di Moonlight segna inoltre anche la rivincita di un’altra categoria nel mirino del neo-presidente, ovvero quella dei musulmani: infatti, oltre ad un secondo premio per la migliore sceneggiatura non originale (scritta dallo stesso Jenkins e basata su un testo mai rappresentato del drammaturgo Tarell Alvin McCraney, accreditato come autore del soggetto), il film ne ottiene anche un terzo per il migliore attore non protagonista al grande Mahersahala Ali (anch’esso afroamericano) che diventa il primo attore di religione islamica ad aggiudicarsi la statuetta.
Ma l’applaudito interprete non è l’unico musulmano a trionfare: infatti, a sorpresa, a vincere il premio come miglior film straniero non è, come in molti pronosticavano, la surreale commedia tedesca Toni Erdmann, bensì l’intenso dramma iraniano Il Cliente, diretto dal grande Asghar Farhadi, già vincitore nel 2012 per lo splendido Una Separazione e quest’anno assente alla cerimonia per protesta contro il disumano bando anti-immigrazione di Trump. E se da una parte è legittimo pensare che ciò abbia in certa misura influenzato la scelta dell’Academy, dall’altra (pur senza sminuire il valore della succitata ed ugualmente meritevole pellicola di Maren Ade), anche in questo caso pare comunque allo stesso modo ingeneroso ridurre il tutto ad una decisione esclusivamente politica, dimenticandosi per questo di riconoscere i molti meriti dell’ultima opera di Farhadi; a questo proposito, oltre quindi a sottolineare le notevoli qualità del film (peraltro già non a caso vincitore di 2 premi all’ultimo festival di Cannes), vale la pena anche citare uno stralcio del messaggio di ringraziamento che l’autore ha inviato all’Academy, ovvero: “I registi possono usare le cineprese per catturare le qualità umane, abbattere gli stereotipi e creare quell’empatia tra noi e gli altri che oggi ci serve più che mai”.
E se un simile messaggio di tolleranza e accettazione è trasmesso anche, peraltro in maniera tutt’altro che trascurabile, dall’ottimo cartoon Disney Zootropolis (che come da pronostico riceve invece l’Oscar come miglior film d’animazione), quest’anno l’Academy ha dimostrato inoltre una certa attenzione pure verso il dramma della guerra in Siria, conferendo infatti il premio per il miglior cortometraggio documentario a The White Helmets, produzione Netflix girata ad Aleppo che racconta la vita quotidiana dei Caschi Bianchi siriani, ovvero i volontari che soccorrono i civili sotto le bombe.
Per quanto riguarda gli altri vincitori, se il succitato grande favorito La La Land, che guidava la competizione con ben 14 candidature (eguagliando il record di Eva Contro Eva e Titanic), non riesce quindi alla fine a conquistare il riconoscimento più importante, l’amatissimo musical vince comunque in numeri aggiudicandosi ben 6 statuette tra cui quelle di primaria importanza per migliore attrice ad Emma Stone e miglior regia a Damien Chazelle (che a soli 32 anni diventa quindi il più giovane regista a vincere l’Oscar), alle quali si aggiungono poi i quattro premi tecnici per miglior fotografia, scenografia, colonna sonora e canzone originale. Due premi a testa invece per il bellissimo Manchester by the Sea di Kenneth Lonergan e per l’ottimo war movie La Battaglia di Hacksaw Ridge di Mel Gibson: il primo conquista infatti le statuette per la migliore sceneggiatura originale e per il miglior attore al protagonista Casey Affleck, mentre al secondo vengono assegnati (a sorpresa) due riconoscimenti tecnici per il montaggio e per il sonoro (quest’ultimo assegnato al grande Kevin O’Connell, finalmente premiato per la prima volta dopo ben 20 candidature tutte indredibilmente andate a vuoto).
L’Oscar come migliore attrice non protagonista è invece andato alla sempre grande Viola Davis, finalmente premiata la sua magistrale interpretazione nel solido dramma di stampo teatrale Barriere (tratto dalla pièce di August Wilson e diretto dal co-protagonista Denzel Washington); con quest’ultimo riconoscimento, l’amatissima interprete diventa la seconda attrice di colore dopo Whoopi Goldberg ad aver vinto un Tony, un Emmy, un Golden Globe e un Oscar. Un’ulteriore conferma della tendenza di quest’anno a riconoscere finalmente il talento degli artisti afroamericani, dimostrata anche dal premio come miglior documentario al fluviale O.J.: Made in America, che con le sue sette ore e mezzo diventa il film più lungo mai premiato, soffiando peraltro la vittoria all’italiano Fuocoammare di Gianfranco Rosi.
Ciononostante, in questa edizione degli Oscar l’Italia riesce comunque a ritagliarsi un pur ristretto spazio grazie ad Alessandro Bertolazzi e Giorgio Gregorini, premiati infatti (insieme all’americano Christopher Nelson) per il make-up e le acconciature dell’invero assai discusso cinecomic Suicide Squad: nel ritirare il premio, i due truccatori (entrambi con una lunga e rinomata carriera alle spalle) hanno ringraziato con un discorso breve ma sentito, assecondando poi lo spirito della cerimonia sottolineando la loro provenienza e dedicando quindi la vittoria a tutti gli immigrati.
Tra gli altri film in competizione ottengono poi un unico riconoscimento tecnico anche il fantasy Animali Fantastici e dove trovarli (primo spin-off della saga di Harry Potter, che fa conquistare il quarto Oscar alla grande costumista Colleen Atwood), la riuscita versione in live-action del classico Disney Il Libro della Giungla (che trionfa invece nella categoria degli effetti visivi) e il notevole Arrival di Denis Villeneuve che, su un totale di ben 8 candidature (tra cui miglior film, regia e sceneggiatura), ha purtroppo visto concretizzarsi in statuetta solo quella per il montaggio sonoro. E se degni di nota sono anche i piccoli Sing e Piper (premiati rispettivamente come miglior cortometraggio e miglior corto animato), tra le pellicole rimaste invece senza premi spiccano soprattutto il commovente Lion (convincente opera prima dell’australiano Garth Davis), l’ottimo Hell or High Water di David Mackenzie, il bellissimo Jackie del cileno Pablo Larraìn e il grande successo Il Diritto di Contare di Theodore Melfi. Da citare sono infine anche i premi alla carriera, assegnati quest’anno alla montatrice Anne V. Coats, al direttore di casting Lynn Stalmaster, al documentarista Frederick Wiseman e al mitico Jackie Chan.
Di seguito, ecco quindi tutti i vincitori dell’89esima edizione dei premi Oscar (per maggiori approfondimenti sui candidati, potete tornare a QUESTO POST, interamente dedicato alle nomination):
MIGLIOR FILM
MOONLIGHT
(prodotto da Adele Romanski, Dede Gardner, Jeremy Kleiner)
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Arrival (prodotto da Shawn Levy, Dan Levine, Aaron Ryder, David Linde)
- Barriere (prodototto da Scott Rudin, Denzel Washington, Todd Black)
- La battaglia di Hacksaw Ridge (prodotto da Bill Mechanic, David Permut)
- Hell or High Water (prodotto da Carla Hacken, Julie Yorn)
- Il Diritto di Contare (prodotto da Donna Gigliotti, Peter Chernin, Jenno Topping, Pharrell Williams, Theodore Melfi)
- La La Land (prodotto da Fred Berger, Jordan Horowitz, Marc Platt)
- Lion – La strada verso casa (prodotto da Emile Sherman, Iain Canning, Angie Fielder)
- Manchester by the sea (prodotto da Matt Damon, Kimberly Stewart, Chris Moore, Lauren Beck, Kevin J. Walsh)
MIGLIOR REGIA
DAMIEN CHAZELLE
LA LA LAND
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Denis Villeneuve, Arrival
- Mel Gibson, La battaglia di Hacksaw Ridge
- Kenneth Lonergan, Manchester by the sea
- Barry Jenkins, Moonlight
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
CASEY AFFLECK
MANCHESTER BY THE SEA
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Andrew Garfield, La battaglia di Hacksaw Ridge
- Ryan Gosling, La La Land
- Viggo Mortensen, Captain Fantastic
- Denzel Washington, Barriere
MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
EMMA STONE
LA LA LAND
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Isabelle Hupper, Elle
- Ruth Negga, Loving
- Natalie Portman, Jackie
- Meryl Streep, Florence
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
MAHERSHALA ALI
MOONLIGHT
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Jeff Bridges, Hell or High Water
- Lucas Hedges, Manchester by the Sea
- Dev Patel, Lion – La strada verso casa
- Michael Shannon, Animali notturni
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
VIOLA DAVIS
BARRIERE
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Naomie Harris, Moonlight
- Nicole Kidman, Lion – La strada verso casa
- Octavia Spencer, Il diritto di contare
- Michelle Williams, Manchester by the sea
MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE
MANCHESTER BY THE SEA
(scritto da Kenneth Lonergan)
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Hell or High Water (scritto da Taylor Sheridan)
- La La Land (scritto da Damien Chazelle)
- The Lobster (scritto da Yorgos Lanthimos, Efthimis Filippou)
- 20th Century Women (scritto da Mike Mills)
MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
MOONLIGHT
(sceneggiatura di Barry Jenkins; soggetto di Tarell Alvin McCraney)
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Arrival (sceneggiatura di Eric Heisserer)
- Barriere (sceneggiatura di August Wilson)
- Il diritto di contare (sceneggiatura di Allison Schroeder, Theodore Melfi)
- Lion – La strada verso casa (sceneggiatura di Luke Davies)
MIGLIOR FILM STRANIERO
IL CLIENTE
IRAN
(diretto da Asghar Farhadi)
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Land of Mine – Sotto la sabbia – DANIMARCA (diretto da Martin Zandvliet)
- A Man Called Ove – SVEZIA (diretto da Hannes Holm)
- Tanna – AUSTRALIA (diretto da Martin Butler, Bentley Dean)
- Vi Presento Toni Erdmann – GERMANIA (diretto da Maren Ade)
MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE
ZOOTROPOLIS
(Byron Howard, Rich Moore, Clark Spencer)
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Kubo e la spada magica (Travis Knight, Arianne Sutner)
- Oceania (John Musker, Ron Clements, Osnat Shurer)
- La mia vita da zucchina (Claude Barras, Max Karli)
- La tartaruga rossa (Michaël Dudok de Wit, Toshio Suzuki)
MIGLIORE FOTOGRAFIA
LA LA LAND
(Linus Sandgren)
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Arrival (Bradford Young)
- Lion – La strada verso casa (Greig Fraser)
- Moonlight (James Laxton)
- Silence (Rodrigo Prieto)
MIGLIORE SCENOGRAFIA
LA LA LAND
(scenografie: David Wasco; arredamenti: Sandy Reynolds-Wasco)
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Arrival (scenografie: Patrice Vermette; arredamenti: Paul Hotte)
- Animali fantastici e dove trovarli (scenografie: Stuart Craig; arredamenti: Anna Pinnock)
- Ave, Cesare! (scenografie: Jess Gonchor; arredamenti: Nancy Haigh)
- Passengers (scenografie: Guy Hendrix Dyas; arredamenti: Gene Serdena)
MIGLIORI COSTUMI
ANIMALI FANTASTICI E DOVE TROVARLI
(Colleen Atwood)
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Allied – Un’ombra nascosta (Joanna Johnston)
- Florence (Consolata Boyle)
- Jackie (Madeline Fontaine)
- La La Land (Mary Zophres)
MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURE
SUICIDE SQUAD
(Alessandro Bertolazzi, Giorgio Gregorini, Christopher Nelson)
GLI ALTRI CANDIDATI:
- A Man Called Ove (Eva von Bahr, Love Larson)
- Star Trek Beyond (Joel Harlow, Richard Alonzo)
MIGLIOR MONTAGGIO
LA BATTAGLIA DI HACKSAW RIDGE
(John Gilbert)
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Arrival (Joe Walker)
- Hell or High Water (Jake Roberts)
- La La Land (Tom Cross)
- Moonlight (Nat Sanders, Joi McMillon)
MIGLIOR COLONNA SONORA ORIGINALE
LA LA LAND
(Justin Hurwitz)
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Jackie (Mica Levi)
- Lion – La strada verso casa (Dustin O’Halloran, Hauschka)
- Moonlight (Nicholas Britell)
- Passengers (Thomas Newman)
MIGLIOR CANZONE ORIGINALE
“CITY OF STARS”, da
LA LA LAND
(musica: Justin Hurwitz; testo: Benj Pasek, Justin Paul)
GLI ALTRI CANDIDATI:
- “Audition (The Fools Who Dream)”, da La La Land (musica: Justin Hurwitz; testo: Benj Pasek, Justin Paul)
- “Can’t Stop the Feeling!”, da Trolls (musica e testo: Justin Timberlake, Max Martin, Karl Johan Schuster)
- “The Empty Chair”, da Jim: The James Foley Story (musica e testo: J. Ralph, Sting)
- “How Far I’ll Go”, da Oceania (musica e testo: Lin-Manuel Miranda)
MIGLIORI EFFETTI VISIVI
IL LIBRO DELLA GIUNGLA
(Robert Legato, Adam Valdez, Andrew R. Jones, Dan Lemmon)
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Deepwater – Inferno sull’oceano (Craig Hammeck, Jason Snell, Jason Billington, Burt Dalton)
- Doctor Strange (Stephane Ceretti, Richard Bluff, Vincent Cirelli, Paul Corbould)
- Kubo e la spada magica (Steve Emerson, Oliver Jones, Brian McLean, Brad Schiff)
- Rogue One: A Star Wars Story (John Knoll, Mohen Leo, Hal Hickel, Neil Corbould)
MIGLIOR MIXAGGIO SONORO
LA BATTAGLIA DI HACKSAW RIDGE
(Kevin O’Connell, Andy Wright, Robert Mackenzie, Peter Grace)
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Arrival (Bernard Gariépy Strobl, Claude La Haye)
- La La Land (Andy Nelson, Ai-Ling Lee, Steve A. Morrow)
- Rogue One: A Star Wars Story (David Parker, Christopher Scarabosio, Stuart Wilson)
- 13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi (Greg P. Russell, Gary Summers, Jeffrey J. Haboush, Mac Ruth)
MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
ARRIVAL
(Sylvain Bellemare)
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Deepwater – Inferno sull’Oceano (Wylie Stateman, Renée Tondelli)
- La battaglia di Hacksaw Ridge (Robert Mackenzie, Andy Wright)
- La La Land (Ai-Ling Lee, Mildred Iatrou Morgan)
- Sully (Alan Robert Murray, Bub Asman)
MIGLIOR DOCUMENTARIO
O.J.: MADE IN AMERICA
(Ezra Edelman, Caroline Waterlow)
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Fuocoammare (Gianfranco Rosi, Donatella Palermo)
- I Am Not Your Negro (Raoul Peck, Rémi Grellety, Hébert Peck)
- Life, Animated (Roger Ross Williams, Julie Goldman)
- 13th (Ava DuVernay, Spencer Averick, Howard Barish)
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
SING
(Kristóf Deák, Anna Udvardy)
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Ennemis intérieurs (Sélim Azzazi)
- La Femme et le TGV (Timo von Gunten, Giacun Caduff)
- Silent Nights (Aske Bang, Kim Magnusson)
- Timecode (Juanjo Giménez)
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO
THE WHITE HELMETS
(Orlando von Einsiedel, Joanna Natasegara)
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Extremis (Dan Krauss)
- 4.1 Miles (Daphne Matziaraki)
- Joe’s Violin (Kahane Cooperman, Raphaela Neihausen)
- Watani: My Homeland (Marcel Mettelsiefen, Stephen Ellis)
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO D’ANIMAZIONE
PIPER
(Alan Barillaro, Marc Sondheimer)
GLI ALTRI CANDIDATI:
- Blind Vaysha (Theodore Ushev)
- Borrowed Time (Andrew Coats, Lou Hamou-Lhadj)
- Pear Cider and Cigarettes (Robert Valley, Cara Speller)
- Pearl (Patrick Osborne)
PREMI SPECIALI
OSCAR ONORARIO
- Jackie Chan
- Anne V. Costas
- Lynn Stalmaster
- Frederick Wiseman