Sono state annunciate martedì 23 gennaio le candidature della 90esima edizione dei premi Oscar. Come da pronostici, a guidare la competizione è il romantico fantasy La Forma dell’Acqua – The Shape of Water di Guillermo del Toro, già vincitore del Leone d’Oro al festival di Venezia, che ottiene infatti in totale ben 13 nomination, tra cui miglior film, regia, sceneggiatura originale, miglior attrice a Sally Hawkins e migliore attore e attrice non protagonisti, rispettivamente a Richard Jenkins e Octavia Spencer.
Segue poi, con 8 candidature tra cui quella principale, Dunkirk di Christopher Nolan (per la prima volta finalmente in lizza per il premio come miglior regista), che potrebbe imporsi nelle categorie tecniche, tallonato però dal già premiatissimo Tre Manifesti a Ebbing, Missouri (che riceve invece 7 designazioni al premio), anch’esso in pole position specialmente dopo i recenti trionfi ai SAG e ai Golden Globe: quest’ultimo, pur mancando inaspettatamente la nomination per la regia a Martin McDonagh (candidato però come produttore e sceneggiatore), è a sua volta molto presente anche nelle categorie degli interpreti, schierando infatti non solo la protagonista Frances McDormand (che punta alla statuetta) ma anche i comprimari Sam Rockwell e Woody Harrelson (candidati insieme nella categoria del migliore attore non protagonista, con il primo tra i favoriti per la vittoria).
A quota 6 nomination troviamo invece, a sorpresa, Il Filo Nascosto di Paul Thomas Anderson e L’Ora Più Buia di Joe Wright, entrambi ben posizionati: se il primo fa meglio del previsto rientrando anche nelle due categorie principali e facendo inoltre ottenere una candidatura al grande Daniel Day-Lewis e alla comprimaria Lesley Manville, il secondo potrebbe portare finalmente alla vittoria il protagonista Gary Oldman, che con la sua interpretazione di Winston Churchill ha già fatto incetta di premi. Seguono poi (con 5 e 4 nomination) due fortunati esordi che sono già tra i film più premiati e apprezzati dell’anno, ovvero Lady Bird di Greta Gerwig e Scappa – Get Out di Jordan Peele, i cui registi e sceneggiatori ricevono entrambi una doppia candidatura per miglior sceneggiatura e miglior regia, diventando rispettivamente la quinta donna e il quinto afroamericano a rientrare in quest’ultima categoria. E se The Post di Steven Spielberg ottiene alla fine soltanto due nomination pur importanti (per miglior film e miglior attrice a Meryl Streep, che estende così ulteriormente il suo record di interprete con più candidature ottenendo quest’anno la ventunesima), l’Italia festeggia Luca Guadagnino e il suo Chiamami col Tuo Nome, che concorre infatti a 4 premi importanti tra cui quello principale: pur trattandosi in verità di una co-produzione italo-franco-statunitense (il film è infatti diretto da un italiano e ambientato nel nostro Paese ma scritto e girato in lingua inglese con attori prevalentemente americani e finanziamenti di diversa provenienza), era comunque dal 1998 (quando La Vita è Bella di Benigni vinse tre premi) che una pellicola diretta da un italiano non otteneva la candidatura per miglior film (che si aggiunge a quelle per miglior canzone, miglior attore a Timothée Chalamet e miglior sceneggiatura, scritta dal grande James Ivory).
Pur non rientrando nelle categorie principali, ottiene 5 nomination anche il sequel d’autore Blade Runner 2049 di Denis Villeneuve, tallonato dalla fantascienza più ludica di Star Wars: Gli Ultimi Jedi, forte infatti di un poker di nomination come anche il dramma Mudbound di Dee Rees, distribuito dalla piattaforma Netflix che quest’anno riesce a trovare un considerevole spazio nella competizione, facendo peraltro ottenere una doppia candidatura alla cantante e interprete Mary J. Blige (in corsa infatti per i premi per miglior attrice non protagonista e miglior canzone originale). Trio di nomination anche per l’action-comedy Baby Driver (che si distingue nelle categorie del montaggio e del sonoro) e per il discusso I, Tonya, che invece schiera l’interprete principale (e co-produttrice) Margot Robbie insieme alla comprimaria Allison Janney, la quale si contende la vittoria come miglior attrice di supporto con l’altrettanto quotata Laurie Metcalf del succitato Lady Bird (candidata invece insieme alla protagonista Saoirse Ronan).
Si fermano invece a un paio di menzioni tecniche l’inglese Victoria e Abdul e la versione live action del classico Disney La Bella e la Bestia, insieme al cartoon targato Pixar Coco (grande favorito per la statuetta come miglior film d’animazione). Inoltre, se tra le sceneggiature originali in lizza per il premio troviamo anche l’ottima commedia The Big Sick, tra quelle adattate, oltre a Molly’s Game del grande Aaron Sorkin, figurano anche The Disaster Artist (il cui protagonista e regista James Franco viene però escluso dai candidati come miglior attore) e, a sorpresa, Logan – The Wolverine (primo cinecomic a ottenere tale considerazione per la scrittura). Meno fortunato invece il pur applaudito The Florida Project, che ottiene infatti una sola nomination per il miglior attore non protagonista al comunque quotato Willem Dafoe, il quale dovrà peraltro vedersela anche con il veterano già vincitore Christopher Plummer, candidato per Tutti i Soldi del Mondo di Ridley Scott (nel quale l’attore ha sostituito Kevin Spacey, interprete originario del ruolo ma poi eliminato dal film in seguito alle accuse di molestie).
Completamente esclusi invece dalla competizione il grande successo Wonder Woman, il controverso Madre! di Darren Aronofsky e gli apprezzati Stronger e La Battaglia dei Sessi, ma anche gli ultimi film di Alexander Payne, Kathryn Bigelow, Woody Allen e Sofia Coppola (ovvero, rispettivamente, Downsizing, Detroit, La Ruota delle Meraviglie e L’Inganno). Niente nomination inoltre per due documentari di rilievo come Jane e City of Ghosts, ma anche per altrattanti europei già premiatissimi come il francese 120 Battiti al Minuto e il tedesco Oltre la Notte, assenti infatti dalla categoria del miglior film straniero dove invece spiccano, tra gli altri, il cileno Una Donna Fantastica, il russo Loveless e lo svedese The Square (premiato a Cannes). Infine, oltre ai premi alla carriera, assegnati quest’anno a Charles Burnett, Owen Roizman, Agnès Varda e Donald Sutherland, da segnalare è anche il riconoscimento al regista Alejandro González Iñárritu, che per l’installazione di realtà virtuale Carne y Arena ottiene infatti dall’Academy un premio speciale (evento che non si verificava dal 1995).
Ma veniamo ora alle nomination nel dettaglio: di seguito ecco infatti elencate tutte le candidature di questa 90esima edizione, con alcune considerazioni, diversi approfondimenti ad accompagnare ciascuna categoria, accompagnata inoltre da qualche pronostico sui possibili vincitori, che saranno annunciati durante la cerimonia di premiazione che si svolgerà il 4 marzo, condotta nuovamente da Jimmy Kimmel.
Anche quest’anno (come il precedente) sono 9 i film che si contenderanno il premio più importante. Se, come suddetto, La Forma dell’Acqua (forte anche delle numerose candidature e del trionfo a Venezia) si impone sicuramente come uno dei grandi favoriti, da non sottovalutare, oltre al solido Dunkirk di Nolan (che non a caso i pronostici danno già per favorito in varie categorie tecniche), è comunque anche un trio di film molto amati che hanno inoltre ottenuto ottimi riscontri nel corso della Award Season: il primo, specialmente dopo le importanti vittorie di SAG e Golden Globe, è naturalmente Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, anche se l’inaspettata mancata candidatura a Martin McDonagh come miglior regista potrebbe non giocare a suo favore; il secondo è Lady Bird di Greta Gerwig, anch’esso premiato ai Golden Globe e che potrebbe davvero sorprendere (anche sulla scia del movimento “Time’s Up”); il terzo è invece Scappa – Get Out, applaudito horror di Jordan Peele molto ben posizionato nel circuito dei premi. Ad ogni modo, anche Chiamami col Tuo Nome di Guadagnino (pur mancando la nomination per la miglior regia) può contare su parecchi sostenitori, mentre allo stesso modo Il Filo Nascosto di Paul Thomas Anderson, inaspettatamente candidato in molte categorie importanti, potrebbe a sua volta continuare a stupire. Più deboli i due contendenti che chiudono la rosa di candidati, ovvero The Post di Spielberg (che con le sue uniche due nomination, pur importanti, continua comunque a non brillare particolarmente nel circuito dei premi) e L’Ora Più Buia di Joe Wright, che invece per quanto riguarda le nomination ottiene un risultato assai migliore di quanto pronosticato, prevalendo su grandi produzioni ben accolte come Wonder Woman e Blade Runner 2049, ma anche su titoli più piccoli ma molto amati come The Florida Project e The Big Sick, oppure più quotati e in corsa in altre categorie come Mudbound o I, Tonya.
Tra i candidati al premio per la regia salta innanzitutto subito all’occhio la mancata nomination a Martin McDonagh, in gara come sceneggiatore ma incredibilmente escluso da questa categoria nonostante le numerose candidature per il suo Tre Manifesti a Ebbing, Missouri. Ad occupare il suo posto, in un’altra delle più grandi sorprese di questa edizione, è invece il grande Paul Thomas Anderson, che (dopo varie designazioni solo come sceneggiatore) ad oltre 10 anni da Il Petroliere torna finalmente a concorrere anche qui con il nuovo Il Filo Nascosto. Data anche tale assenza, il grande favorito resta certamente Guillermo del Toro (già vincitore del Golden Globe), che però dovrà vedersela con Christopher Nolan, il quale, finora incredibilmente mai candidato come miglior regista, finalmente viene risarcito ottenendo infatti con Dunkirk la sua prima, meritata nomination in questa categoria, nella quale però si distinguono anche due autori esordienti da record, ovvero Jordan Peele per Scappa – Get Out e Greta Gerwig per Lady Bird: infatti, se il primo diventa il quinto regista nero ad ottenere tale candidatura nonché la terza persona in assoluto a ricevere nello stesso anno le nomination come regista, produttore e sceneggiatore per un debutto, la seconda (già attrice di successo e quest’anno in gara anche come sceneggiatrice) è invece la quinta donna regista a rientrare in questa categoria (prima di lei ci riuscirono solo Lina Wertmuller, Jane Campion, Sofia Coppola e Kathryn Bigelow, che rimane finora l’unica ad aver ottenuto anche la vittoria). Esclusi invece l’italiano Luca Guadagnino (candidato però come produttore per Chiamami col Tuo Nome), Sean Baker (assai quotato per The Florida Project) e Dee Rees (che con Mudbound ha dimostrato le sue grandi qualità), ma anche un veterano caro agli Oscar come Steven Spielberg (che con The Post non ha curiosamente avuto l’usuale fortuna).
Nella corsa al premio come miglior attore protagonista potrebbe non esserci partita: nonostante il giovane Timothée Chalamet si sia confermato un valido contendente nel corso della Award Season, ricevendo infatti diversi riconoscimenti per il suo ruolo in Chiamami col Tuo Nome, il grande favorito rimane infatti comunque certamente il grande veterano Gary Oldman, il quale, già trionfatore ai SAG, ai Golden Globe e ai Critics’ Choice Awards, potrebbe quindi conquistare finalmente anche l’Oscar per la sua poderosa interpretazione di Winston Churchill ne L’Ora Più Buia di Joe Wright. E se, come il sempre eccellente e già tre volte vincitore Daniel Day-Lewis, anche la star in ascesa Daniel Kaluuya riesce a conquistare l’Academy ottenendo la sua prima candidatura per Scappa – Get Out, d’altra parte sorprende invece non poco l’esclusione di James Franco, che per The Disaster Artist (da lui anche diretto) aveva già conquistato il Golden Globe come miglior attore brillante; al suo posto, ad occupare il quinto spazio disponibile è invece Denzel Washington, che per Roman J. Israel, Esq. di Dan Gilroy riceve invece la sua ottava nomination come attore. Non ottengono invece la candidatura l’apprezzato Tom Hanks del meno quotato The Post, il forse troppo sottovalutato Jake Gyllenhaal di Stronger e Hugh Jackman, molto a suo agio nel fastoso musical The Greatest Showman.
In quella che fin dall’inizio della Awards Season è giustamente apparsa come come una delle categorie più competitive di quest’anno (con oltre una decina di interpretazioni femminili degne di nota), alla fine la grande Frances McDormand (già premiata nel 1996 per Fargo) pare essersi imposta come la favorita, specialmente dopo le vittorie di SAG e Golden Globe ottenute grazie alla sua grande interpretazione della risoluta protagonista di Tre Manifesti a Ebbing, Missouri. Da non sottovalutare è però la quotata Saoirse Ronan, anch’essa recentemente premiata dalla Hollywood Foreign Press come attrice brillante per il ben posizionato Lady Bird, film per il quale la giovane attrice ha offerto una delle performance più lodate dell’anno. Da non sottovalutare comunque anche Sally Hawkins, che ha infatti a sua volta già conquistato moltissimi riconoscimenti per il suo ruolo di inserviente muta che scopre un legame con una creatura anfibia dall’aspetto umanoide ne La Forma dell’Acqua. Chiudono la cinquina due attrici impegnate ad interpretare altrettanti personaggi realmente esistiti, ovvero Margot Robbie (molto apprezzata per la sua interpretazione di Tonya Harding nel discusso I, Tonya) e la sempreverde nonché già premiatissima Meryl Streep, già attrice più candidata di sempre che continua a migliorare tale record ottenendo quest’anno la sua ventunesima nomination grazie alla sua come sempre impeccabile prova in The Post di Spielberg, per il quale si è calata questa volta nei panni di Katharine Graham (storica editrice del Washington Post). Tra le molte attrici che hanno invece mancato la candidatura, da segnalare sono almeno l’ottima Jessica Chastain di Molly’s Game, la regale Judi Dench di Victoria e Abdul e la Michelle Williams di Tutti i Soldi del Mondo, ma anche Emma Stone (di nuovo notevole ne La Battaglia dei Sessi), Kate Winslet (come di consueto portentosa ne La Ruota delle Meraviglie) e Diane Kruger (già premiata a Cannes per la sua ottima interpretazione nel film tedesco Oltre la Notte).
In questa categoria la competizione pare essersi da tempo ristretta a una sfida tra due candidati molto forti non priva comunque di inattesi ribaltamenti. Infatti, pur avendo dominato il circuito dei premi per gran parte della Award Season, nelle ultime settimane la corsa all’Oscar dell’acclamato Willem Dafoe di The Florida Project ha inaspettatamente subito una battuta d’arresto quando l’attore si è visto soffiare SAG e Golden Globe dall’ottimo Sam Rockwell, il quale, già ben posizionato e ora forte anche di tali importanti trionfi (che si aggiungono inoltre al Critics’ Choice Award), potrebbe quindi prevalere sul succitato contendente conquistando alla fine la vittoria grazie al suo complesso ruolo in Tre Manifesti a Ebbing, Missouri. E proprio il film di McDonagh schiera inoltre un altro interprete in questa stessa categoria, ovvero il sempre bravo Woody Harrelson, che completa la rosa di candidati insieme all’apprezzato Richard Jenkins de La Forma dell’Acqua e al già vincitore Christopher Plummer, candidato per l’interpretazione di J. Paul Getty nel film di Ridley Scott Tutti i Soldi del Mondo, film noto anche per la travagliata realizzazione: infatti, proprio tale ruolo era originariamente interpretato da Kevin Spacey, che però in seguito, travolto dalle accuse di molestie, venne poi estromesso dal film e quindi sostituito dal veterano attore canadese (chiamato a rigirare l’intera parte in soli 9 giorni durante un’apposita e tempestiva operazione di reshoot ad un mese dall’uscita in sala della pellicola). Quest’ultimo, già attore più anziano a vincere la statuetta (ottenuta nel 2010 per Beginners all’età di 82 anni), con questa sua terza nomination arrivata in circostanze straordinarie diventa quindi, all’età di ben 88 anni, anche l’interprete più anziano a ricevere la candidatura, soffiandola peraltro a sorpresa al quotatissimo Armie Hammer di Chiamami col Tuo Nome. Tra gli altri attori che hanno mancato la candidatura, oltre a Michael Stuhlbarg (molto intenso nel film di Guadagnino), da citare sono inoltre Steve Carell (molto apprezzato ne La Battaglia dei Sessi), Mark Rylance (come al solito notevole in Dunkirk), Jason Mitchell (davvero trascinante in Mudbound) e Ray Romano (la cui interpretazione in The Big Sick avrebbe forse meritato maggiore considerazione).
Proprio come nella precedente categoria, anche la corrispettiva femminile si distingue per la recente rimonta di una forte contendente su un’altra precedentemente considerata la grande favorita: infatti, se la Laurie Metcalf di Lady Bird era riuscita ad imporsi nel circuito dei premi con numerose vittorie, l’assegnazione di SAG e Golden Globe alla Allison Janney di I, Tonya ha decisamente alzato le quotazioni di quest’ultima, che potrebbe quindi alla fine arrivare anche all’Oscar. Se la competizione potrebbe quindi stringersi a una sfida tra queste due ottime caratteriste, entrambe peraltro impegnate in due ruoli di madre pur molto differenti (la prima severa ma amorevole, la seconda oppressiva e violenta), d’altra parte ottimi riscontri ha ricevuto anche Mary J. Blige per la sua interpretazione nel film di Dee Rees targato Netflix Mudbound (per il quale l’attrice e cantante riceve inoltre una seconda candidatura per la miglior canzone). Infine, se la già premiata e sempre apprezzata Octavia Spencer arriva quest’anno alla terza nomination grazie al suo ruolo ne La Forma dell’Acqua, ad occupare il quinto spazio disponibile è invece, a sorpresa, la brava Lesley Manville, che riceve quindi la sua prima candidatura per la lodata performance offerta ne Il Filo Nascosto di Paul Thomas Anderson. La già nota attrice inglese prevale così su interpreti più quotate come la Holly Hunter di The Big Sick e la Hong Chau di Downsizing, escluse infatti dalla corsa al premio come anche, tra le altre, Kristin Scott Thomas (già candidata al BAFTA per L’Ora più Buia) e Tiffany Haddish (davvero esilarante nel grande successo Girls Trip, che non a caso le ha portato grande fama e diversi riconoscimenti).
Questa potrebbe essere la categoria in cui, specialmente se dovessero soccombere nelle più importanti, potrebbero risultare particolarmente competitivi i due fortunati debutti Scappa – Get Out e Lady Bird, entrambi molto ben posizionati (seppur in maniera differente) ma al tempo stesso osteggiati da un altro candidato molto quotato come Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, anch’esso scritto dal relativo regista e a sua volta caratterizzato anche dalla brillantezza del copione. Infatti, se il primo resta il film che nel corso dell’anno ha collezionato il maggior numero di premi per la sceneggiatura, d’altra parte ha però mancato la candidatura ai Golden Globe a differenza del secondo, che invece ha peraltro trionfato come miglior film musical o commedia, facendosi però soffiare il premio in questa categoria dal film di McDonagh, il quale, (celebre anche proprio per il suo talento nella scrittura e già candidato nel 2008) potrebbe quindi prevalere su entrambi. Da non sottovalutare, comunque, i due titoli che chiudono la cinquina, ovvero l’apprezzata commedia The Big Sick (scritta dal protagonista Kumail Nanjiani insieme alla moglie Emily V. Gordon) e il quasi onnipresente La Forma dell’Acqua (co-sceneggiato dal regista Del Toro). A sorpresa, niente candidatura invece per The Post di Steven Spielberg, anche qui escluso insieme, tra gli altri, ad altri titoli papabili come L’Ora Più Buia, I Tonya e sopratutto Il Filo Nascosto (che nonostante le importanti candidature precedenti manca curiosamente quella alla sceneggiatura).
In un anno curiosamente poco ricco di adattamenti degni di candidatura, quattro film hanno trovato comodamente spazio in questa categoria, mentre l’ultimo posto disponibile è rimasto un’incognita per l’intera durata della Award Season, aprendo quindi a diverse possibilità: tra queste figuravano diversi contendenti tra cui titoli di minor rilievo (come Victoria e Abdul o Wonder), grandi produzioni (tra cui Tutti i Soldi del Mondo, Blade Runner 2049 o Wonder Woman), film indipendenti usciti in sordina (da Film Stars Don’t Die in Liverpool a Morto Stalin se ne fa un altro) e opere d’autore presentate ai festival (come L’Inganno di Sofia Coppola, Wonderstruck di Todd Haynes o anche Civiltà Perduta di James Gray). Alla fine, tale spazio vacante della cinquina è stato occupato a sorpresa da Logan – The Wolverine, scelta certo assai inusuale per l’Academy (il film è infatti il primo tratto dai fumetti ad ottenere una nomination per la scrittura), eppure forse favorita anche dalle precedenti candidature ai Writer’s Guild Awards e agli USC Scripter Awards. Ad ogni modo, tale candidato risulta comunque il più debole tra i contendenti in una categoria nella quale, oltre al ben accolto film Netflix Mudbound e al divertente The Disaster Artist, tra i titoli in lizza per il premio figurano anche due titoli sceneggiati da altrettanti autori di rilievo, ovvero Molly’s Game e Chiamami col Tuo Nome: infatti, se il primo porta la firma del già premiato Aaron Sorkin, qui al suo esordio alla regia e tra i drammaturghi più stimati a Hollywood, il secondo (tra le pellicole più apprezzate dell’anno, forte anche della nomination come miglior film) si distingue anche proprio per il sapiente adattamento del romanzo di André Aciman ad opera del grande James Ivory. Tra i due, sebbene Sorkin sia l’unico del gruppo a non aver mancato la candidatura ai Golden Globe, il grande favorito (considerando anche i numerosi riconoscimenti già ottenuti nel corso della Award Season) pare comunque restare il quotatissimo Ivory, che l’Academy potrebbe peraltro voler risarcire: infatti, se come da pronostico dovesse trionfare, l’ormai ottantenne grande regista inglese, finora incredibilmente mai premiato nonostante le molteplici candidature, conquisterebbe finalmente il primo Oscar della sua sfolgorante carriera lunga un cinquantennio.
Le impreviste esclusioni dalla shortlist dei finalisti dell’acclamato film francese 120 Battiti al Minuto (tra i più premiati dell’anno) e dell’apprezzato film Netflix Per Primo Hanno Ucciso Mio Padre (quarto film da regista di Angelina Jolie, girato in lingua cambogiana), hanno favorito l’avanzata del libanese L’Insulto, del russo Loveless e dell’ungherese Corpo e Anima (già trionfatore al festival di Berlino). Ad ogni modo, data anche la sorprendente assenza del tedesco Oltre la Notte (vincitore del Golden Globe in questa categoria), a contendersi il premio come miglior film straniero potrebbero essere il cileno Una Donna Fantastica (molto apprezzato anche negli USA) e ovviamente lo svedese The Square, quest’ultimo già forte delle importanti vittorie agli EFA e al festival di Cannes. Meno fortunati i restanti tre finalisti che non sono riusciti ad avanzare, ovvero l’israeliano Foxtrot, il sudafricano The Wound e il senegalese Félicité (primo film dallo stato africano ad arrivare a così pochi passi dalla nomination). Escluso invece anche da tale shortlist A Ciambra di Jonas Carpignano, film scelto quest’anno per rappresentare l’Italia (che comunque per questa edizione può comunque trovare una consolazione altrove con le importanti candidature ottenute dal film di Guadagnino nelle categorie principali).
Altra categoria tra le meno affollate di quest’anno, quella del miglior film d’animazione è quindi anche una delle meno competitive: fin dall’inizio della Award Season, il nuovo film Pixar Coco ha infatti completamente dominato il circuito dei premi, trionfando anche ai Golden Globe e puntando quindi dritto all’Oscar. Una vittoria che pare quindi assai telefonata, considerando anche la concorrenza comunque decisamente poco aggressiva: infatti, nonostante l’ottima accoglienza riservata all’indipendente The Breadwinner (tratto dal bestseller di Deborah Ellis e co-prodotto da Angelina Jolie) e le buone reazioni suscitate dall’anglo-polacco Loving Vincent (primo lungometraggio dai frame “dipinti su tela” e già premiato agli EFA), per entrambi sarà assai difficile competere con l’ultimo prodotto di successo realizzato dall’infallibile studio d’animazione in CGI affiliato a Disney. Ancora più deboli paiono peraltro gli ultimi due titoli in nomination, ovvero l’ultimo prodotto DreamWorks Baby Boss e il nuovo film targato Blue Sky Ferdinand. Niente candidatura invece per i due sequel Cattivissimo Me 3 e Cars 3, esclusi quindi dalla competizione come anche lo spin-off LEGO Batman – Il Film e due prodotti non americani piuttosto ben accolti negli States come il francese The Girl Without Hands e il giapponese Mary and the Witch’s Flower.
Tra i candidati al premio per la migliore fotografia spicca certamente il grande Roger Deakins, che dopo ben tredici nomination tutte incredibilmente andate a vuoto quest’anno potrebbe infatti finalmente arrivare alla vittoria per il suo straordinario lavoro alle avvolgente atmosfere di Blade Runner 2049. Ad osteggiarlo troviamo però un trio di direttori della fotografia europei già assai stimati, ovvero l’olandese Hoyte van Hoytema (che finalmente ottiene la sua prima nomination per Dunkirk), il francese Bruno Delbonnel (arrivato invece alla quinta candidatura per il suo ottimo contributo a L’Ora Più Buia) e soprattutto il danese Dan Laustsen de La Forma dell’Acqua (anch’esso molto quotato). Chiude infine la cinquina Rachel Morrison, che conquistando con merito una nomination per Mudbound diventa quindi la prima donna candidata in questa categoria. Rimangono invece fuori dalla competizione l’inglese Ben Davis di Tre Manifesti a Ebbing, Missouri e il thailandese Sayombhu Mukdeeprom di Chiamami col Tuo Nome, ma anche alcuni nomi più noti come Edward Lachman (tornato a collaborare con Todd Haynes per Wonderstruck), Janusz Kaminski (di nuovo con Spielberg per The Post), Anthony Dod Mantle (autore della fotografia di Per Primo Hanno Ucciso Mio Padre) e l’italiano già tre volte vincitore Vittorio Storaro (il cui lavoro a La Ruota delle Meraviglie di Woody Allen resta forse uno dei maggiori punti di forza del film).
Divisa tra ricostruzioni d’epoca e ambientazioni di fantasia, la competizione in questa categoria potrebbe restringersi appunto ad una sfida a due tra le atmosfere da guerra fredda de La Forma dell’Acqua e quelle futuristiche di Blade Runner 2049 (i cui arredamenti sono realizzati dall’italiana Alessandra Querzola, candidata insieme allo scenografo Dennis Gassner). Da non sottovalutare è comunque anche la doppia nomination alle assidue collaboratrici britanniche Sarah Greenwood e Katie Spencer, già candidate insieme ben quattro volte senza mai arrivare alla vittoria e quest’anno ancora in corsa per il premio con ben due grandi produzioni assai diverse tra loro, ovvero lo storico L’Ora Più Buia e la versione in live action del classico Disney La Bella e la Bestia. Infine, tra le due scenografie realizzate da Nathan Crowley, ovvero The Greatest Showman e Dunkirk, l’Academy ha preferito la seconda, che prevale su quelle altrettanto elaborate de Il Filo Nascosto, Assassinio sull’Orient Express e Star Wars: Gli Ultimi Jedi.
Questa potrebbe essere la categoria in cui riservare un premio all’acclamato Il Filo Nascosto del grande Paul Thomas Anderson, in cui i fastosi costumi creati da Mark Bridges hanno infatti un ruolo chiave anche per quanto riguarda la rievocazione degli ambienti della moda inglese anni Cinquanta. Anche qui La Bella e la Bestia e L’Ora Più Buia condividono una candidata che ottiene quindi una doppia nomination, ovvero l’inglese Jacqueline Durran (già premiata nel 2013 proprio per un’altra collaborazione con il regista Wright, ovvero Anna Karenina). Infine, accanto al Dan Laustsen di The Shape of Water, a chiudere questa rosa di candidati è un’altra britannica non nuova agli Oscar, ovvero la già quattro volte candidata Consolata Boyle, che per il suo lavoro in Vittoria e Abdul di Stephen Frears soffia quindi la candidatura a diverse contendenti ugualmente quotate come Ellen Mirojnick, Jennifer Johnson e la già vincitrice Alexandre Byrne (in corsa rispettivamente per The Greatest Showman, I, Tonya e Assassinio sull’Orient Express). Escluse infine anche Lindy Hemming (Wonder Woman), Stacey Battat (L’Inganno), Ann Roth (The Post) e Renée April (Blade Runner 2049).
La sorprendente esclusione de La Forma dell’Acqua dalla shortlist dei finalisti nella categoria dedicata al trucco e alle acconciature ha certamente favorito l’avanzata di Wonder (in cui il lavoro dei truccatori è circoscritto al viso del piccolo Jacob Tremblay), che infatti ottiene la candidatura insieme all’inglese Victoria e Abdul, che sorprendentemente soffia la nomination al più quotato I, Tonya (in cui l’ampio arco temporale della vicenda ben si riflette anche sui visi dei personaggi). Ad ogni modo, il favorito del trio di candidati in corsa per il premio rimane certamente L’Ora Più Buia, soprattutto per il grande lavoro sul protagonista Gary Oldman, che il pesante ed elaborato trucco ha infatti contribuito a trasformare in Winston Churchill. Niente nomination invece per i restanti finalisti in questa categoria, ovvero il nuovo episodio di Guardiani della Galassia (che a differenza del precedente capitolo non riesce a trovare qui uguale fortuna), il debole Ghost in the Shell e il male accolto film Netflix Bright. Esclusi addirittura dalla shortlist anche altri contendenti papabili come La Bella e la Bestia, Dunkirk, Blade Runner 2049 e Star Wars: Gli Ultimi Jedi, mentre l’estromissione di Kevin Spacey da Tutti i Soldi del Mondo annulla automaticamente il lavoro eseguito dai truccatori per invecchiare l’attore e farlo somigliare al magnate Getty, operazione di makeup infatti non più necessaria sul realmente già anziano nuovo interprete Christopher Plummer.
Nella categoria tecnica che forse per vari motivi maggiormente rispecchia e/o rafforza l’influenza dei candidati in quella principale, non a caso tre contendenti su cinque sono in corsa anche per il premio al miglior film; tra questi, ovvero La Forma dell’Acqua, Tre Manifesti a Ebbing, Missouri e Dunkirk, il terzo (in cui la stratificazione temporale e la gestione del ritmo nel rievocare lo scenario di guerra fanno del montaggio un elemento fondamentale) appare probabilmente il favorito per la vittoria. Eppure il film di Nolan potrebbe trovare un valido avversario in Baby Driver, ben accolta action comedy musicale di Edgar Wright che, pur decisamente meno competitiva, riesce comunque con merito ad espandersi oltre le due categorie dedicate al sonoro trovando spazio anche qui, avvenimento in fondo non così sorprendente considerati anche i diversi riconoscimenti già ottenuti per l’ottimo montaggio a quattro mani. Chiude la rosa di candidati il ritmato I, Tonya, che rientrando in questa cinquina conferma peraltro una certa competitività anche nella competizione generale, prevalendo infatti non solo su altri contendenti più quotati come Scappa – Get Out e The Post, ma anche su solidi film di genere come Blade Runner 2049, Star Wars: Gli Ultimi Jedi, e The War – Il Pianeta delle Scimmie. Escluso dalla corsa a questo premio anche Tutti i Soldi del Mondo, la cui tempestiva operazione di reshoot non è a quanto pare bastata a trovare sufficiente considerazione in questa categoria.
Tra i candidati al premio per la migliore colonna sonora, il grande Alexandre Desplat (alla sua nona candidatura nonché già premiato nel 2015) potrebbe ottenere un secondo Oscar per il suo prezioso lavoro ne La Forma dell’Acqua (che gli ha già fruttato un Golden Globe), ma da non sottovalutare è anche un altro celebre precedente vincitore come Hans Zimmer, il quale arriva invece all’undicesima nomination grazie al suo importante contributo a Dunkirk di Nolan. Eppure entrambi potrebbero doversela vedere con Johnny Greenwood, chitarrista dei Radiohead distintosi al cinema proprio per le sue collaborazioni con Paul Thomas Anderson, il cui ultimo acclamato film Il Filo Nascosto potrebbe condurre il musicista, per la prima volta finalmente candidato, direttamente alla vittoria. Chiudono la cinquina lo stimato Carter Burwell di Tre Manifesti a Ebbing, Missouri e il mitico John Williams, il quale, già vincitore di 5 Oscar su un totale di ben 50 nomination (che ne fanno il musicista più candidato di sempre), riceve anche quest’anno una nuova designazione (pur forse di servizio) anche se non per The Post dell’assiduo collaboratore Spielberg (come da molti pronosticato), bensì per Star Wars: Gli Ultimi Jedi. Tra gli esclusi in questa categoria, oltre al Thomas Newman di Victoria e Abdul (candidato ben tredici volte eppure mai premiato), spiccano inoltre altri due già celebri precedenti vincitori, ovvero l’italiano Dario Marianelli (il quale per L’Ora Più Buia è tornato a collaborare con Joe Wright, che lo portò alla vittoria nel 2008) e Michael Giacchino, che nonostante concorresse quest’anno con ben due colonne musicali di rilievo (vale a dire Coco e The War – Il Pianeta delle Scimmie) non riesce comunque a rientrare nella corsa al premio. Niente nomination anche per la colonna sonora di Blade Runner 2049, anch’essa firmata dal succitato candidato Zimmer insieme a Benjamin Wallfisch.
Nella categoria della miglior canzone, la sfida potrebbe restringersi a due coppie di precedenti vincitori che, giocando entrambe in casa, potrebbero doversi contendere la vittoria: infatti, se da una parte la Disney potrebbe far conquistare una nuova statuetta ai coniugi Kristen Anderson e Robert Lopez, già premiati nel 2014 per Frozen e ora di nuovo in gara con il nuovo cartoon Pixar Coco, dall’altra il duo Pasek and Paul potrebbe replicare il trionfo ottenuto lo scorso anno con il pluripremiato La La Land tornando a distinguersi nel musical con il pur non ugualmente memorabile The Greatest Showman (per il quale hanno già ottenuto il Golden Globe). Tra le restanti canzoni in corsa per la statuetta, da non sottovalutare sono anche, comunque, la ricercata traccia da Chiamami col Tuo Nome (firmata dallo stimato Sufjan Stevens), e quella più movimentata dal pur meno noto Marshall, scritta dal già premiato Common insieme a Diane Warren, autrice tra le più prolifiche dell’industria musicale molto attiva anche nel cinema (con una settantina di brani inseriti in colonne musicali) eppure non ancora premiata nonostante le otto candidature precedenti. Chiude la rosa dei candidati l’intensa ballad di Mudbound, co-scritta e cantata da Mary J. Blige la quale, candidata anche come migliore attrice non protagonista, diventa la prima persona a ricevere tale doppia nomination nello stesso anno e per lo stesso film. Mancano invece la nomination le canzoni da Detroit e La Battaglia dei Sessi, ma anche la malinconica melodia sui titoli di Assassinio sull’Orient Express (cantata da Michelle Pfeiffer) e, inaspettatamente, la nuova traccia scritta appositamente per la versione live action de La Bella e la Bestia, scritta dallo stesso duo di specialisti in melodie Disney che nel 1991 conquistò la vittoria proprio per le musiche del cartoon originale, ovvero il paroliere Tim Rice e il compositore Alan Menken (che con ben 8 vittorie resta una delle personalità con maggior numero di premi competitivi).
Dopo le nomination ottenute dai due capitoli precedenti ma entrambe andate a vuoto, con il terzo e ben accolto episodio The War – Il Pianeta delle Scimmie la molto apprezzata saga prequel potrebbe finalmente riscattarsi e ricevere un meritato primo risarcimento in questa categoria. Il film (i cui effetti visivi sono realizzati dalla celebre Weta Digital) dovrà però vedersela con altri due titoli dalla tecnica notevole come Blade Runner 2049 e Star Wars: Gli Ultimi Jedi. Mancano invece la nomination, a sorpresa, le due pellicole più candidate di quest’anno, ovvero Dunkirk e La Forma dell’Acqua, alle quali l’Academy ha preferito il film Marvel Guardiani della Galassia: Vol. 2 e il più debole Kong: Skull Island. Fuori dalla competizione in questa categoria anche il film Netflix Okja e l’ultimo di Luc Besson Valerian e la Città dei Mille Pianeti, ma anche La Bella e la Bestia e Wonder Woman (entrambi esclusi anche dalla shortlist dei finalisti).
Nelle due categorie dedicate al sonoro, quest’anno le nomination coincidono perfettamente, con lo stesso quintetto di candidati a sfidarsi infatti in entrambe. In pole position troviamo ovviamente gli scenari di guerra di Dunkirk e la fantascienza di Blade Runner 2049, ma Star Wars: Gli Ultimi Jedi potrebbe come di consueto rivelarsi un valido avversario. Da non sottovalutare, comunque, anche i due restanti titoli in corsa per i due premi, ovvero La Forma dell’Acqua e il movimentato Baby Driver, che come da pronostico riesce ad entrare in queste cinquine soffiando la candidatura a blockbuster di successo come Wonder Woman e The War – Il Pianeta delle Scimmie, ma anche al musical The Greatest Showman e a Detroit di Kathryn Bigelow (quest’ultimo completamente escluso dalle nomination, non riuscendo a trovare fortuna nemmeno qui, dove pareva poter avere qualche possibilità).
Tra le più grandi sorprese di questa edizione spicca certamente l’esclusione da questa categoria di due premiatissimi documentari come Jane e City of Ghosts, ai quali l’Academy ha infatti a sorpresa preferito i due prodotti distribuiti da Netflix Strong Island e Icarus, che dovranno però vedersela con l’acclamato Faces Places, co-diretto dall’artista francese JR insieme all’ottantanovenne grande regista belga Agnès Varda (insignita proprio quest’anno di un Oscar alla carriera nonché più anziana candidata di sempre). Libero quindi dalla succitata concorrenza, quest’ultimo pare infatti il favorito per la vittoria, anche se da non sottovalutare sono gli apprezzati Last Men in Aleppo e Abacus: Small Enough to Jail. Esclusi dalla cinquina dei candidati anche Chasing Coral, LA 92, Una Scomoda Verità 2 (sequel del documentario di Al Gore premiato nel 2007 in questa stessa categoria) e Ex Libris: New York Public Library (ultima opera del grande documentarista ormai ottantasettenne Frederick Wiseman).
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
- DeKalb Elementary (Reed Van Dyk)
- The Eleven O’Clock (Derin Seale, Josh Lawson)
- My Nephew Emmett (Kevin Wilson, Jr.)
- The Silent Child (Chris Overton, Rachel Shenton)
- Watu Wote/All of Us (Katja Benrath, Tobias Rosen)
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO
- Edith+Eddie (Laura Checkoway, Thomas Lee Wright)
- Heaven is a Traffic Jam on the 405 (Frank Stiefel)
- Heroin(e) (Elaine McMillion Sheldon, Kerrin Sheldon)
- Knife Skills (Thomas Lennon)
- Traffic Stop (Kate Davis, David Heilbroner)
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO D’ANIMAZIONE
- Dear Basketball (Glen Keane, Kobe Bryant)
- Garden Party (Victor Caire, Gabriel Grapperon)
- Lou (Dave Mullins, Dana Murray)
- Negative Space (Max Porter, Ru Kuwahata)
- Revolting Rhymes (Jakob Schuh, Jan Lachauer)
OSCAR ONORARIO
- Charles Burnett
- Owen Roizman
- Donald Sutherland
- Agnès Varda
PREMIO SPECIALE
- Alejandro G. Iñárritu (per l’installazione di realtà virtuale Carne y Arena)