Senza nessuna pietà

Senza nessuna pietà

- in Film 2014, Recensioni
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Il possente Mimmo (Pierfrancesco Favino) vorrebbe fare solo il muratore, ma si vede costretto anche a fare recupero crediti tra i palazzoni dei quartieri alla periferia di Roma: lavora per suo zio, il signor Santili (Ninetto Davoli), che ama e rispetta come un padre, mentre invece non sopporta, ricambiato, suo cugino Manuel (Adriano Giannini), viziato ed arrogante. A completare la famiglia c’è Il Roscio (Claudio Gioè), che sarebbe il suo migliore amico se fosse davvero amico di qualcuno, ma anche una mezza dozzina di dipendenti della ditta. È un mondo con regole e gerarchie chiare, dove chi non sbaglia ha la pagnotta assicurata e qualche extra: giusto o sbagliato, è l’unico mondo che Mimmo abbia mai conosciuto. Tutto cambia quando nella sua vita irrompe Tanya (Greta Scarano): è bellissima, giovane e ha capito da un pezzo che nella vita deve arrangiarsi da sola; sa che gli uomini sono pronti a spendere per averla, e quindi ne approfitta. Costretti da un imprevisto a passare una notte e un giorno insieme, Mimmo e Tania si ritroveranno uniti dal bisogno di sentirsi amati e dalla voglia di fuggire a un destino già segnato.

Scritto dal regista con A. Garello e E. Scaringi, co-prodotto dal protagonista Favino e presentato a Venezia 71, è il buon esordio nel lungometraggio (dopo due corti) di Michele Alhaique, versatile ed apprezzato attore di cinema e televisione (da L’Uomo che Ama a Che bella giornata, da NineBenvenuto Presidente!, dalla longeva sitcom Camera Café alla serie di successo Boris). Sorretto da validi contributi tecnici (la cupa fotografia di Ivan Casalgrandi, il funzionale montaggio di Tommaso Gallone, l’azzeccata componente musicale di Novelli e Busson in cui il melodioso incontra l’elettronica), è un noir tendente al polar con incursioni nel mélo che si rifà al topos della fuga per trattare, con piglio forse non sempre originale ma certamente personale ed appassionato, della ribellione ai ruoli imposti e del prezzo da pagare per sovvertire un destino ineluttabile. Ben ritmato e piuttosto coinvolgente (seppur a tratti in bilico sull’enfasi spinta nei momenti di alta tensione emotiva), a livello di scrittura stilistica e di struttura narrativa vale più per la regia di carattere che per la sceneggiatura a tratti un po’ sfocata (alcune convenzioni nello svolgimento, una seconda parte non priva di ridondanze con un finale forse non all’altezza e qualche squilibrio tra la scansione cadenzata del racconto e l’approccio viscerale alla vicenda), mentre l’ambientazione conta quasi quanto i personaggi: piuttosto efficace nella resa di una Roma periferica dal sapore postpasoliniano, è una promettente opera prima di buon livello in cui il regista riesce a seguire e raccontare i protagonisti con viva partecipazione, cogliendone le interiorità (anche attraverso un largo uso del primo piano) e dirigendo con perizia un ottimo cast di interpreti, dal convincente Favino (imbolsito per esigenze di copione) alla conferma Claudio Gioè, fino a un Ninetto Davoli che gioca in casa e lascia il segno.

Senza nessuna pietà
Senza nessuna pietà
Summary
id.; di Michele Ahlaique; con Pierfrancesco Favino, Greta Scarano, Claudio Gioè, Adriano Giannini, Ninetto Davoli, Renato Marchetti, Iris Peynado, Samantha Fantauzzi, Edoardo Sala, Francesco Petrazzi; drammatico; Italia, 2014; durata: 92’.
60 %
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