In una zona di confine tra Stati Uniti e Messico dove la legge non conta, la giovane e idealista agente dell’FBI Kate Macy (Emily Blunt) è arruolata dal ruvido Matt Graver (Josh Brolin), funzionario di una task force governativa impegnata nella lotta alla droga, per compiere una missione speciale. Sotto la guida dell’ambiguo e impenetrabile consulente Alejandro (Benicio del Toro), la squadra parte quindi per un viaggio clandestino, costringendo Kate a mettere in discussione tutto ciò in cui crede per riuscire a sopravvivere.
Al suo settimo lungometraggio, dopo il sottovalutato Prisoners (da lui girato prima dell’ottimo Enemy, distribuito solo in seguito e purtroppo ancora inedito in Italia), il canadese Villeneuve (impostosi all’attenzione internazionale con il bellissimo La Donna che Canta) torna al timone di una produzione statunitense con questo robusto thriller di confine fecondo di inquietanti implicazioni morali. Nel portare su schermo un copione scritto da Taylor Sheridan (attore già tra i protagonisti della serie televisiva Sons of Anarchy e qui al suo esordio come sceneggiatore), l’acclamato regista mette infatti in immagini una cruda crime story ad alto voltaggio che inserisce atmosfere da noir alla Don Winslow in un contesto di amarissima efferatezza alla Peckinpah, tentando così l’ambiziosa impresa di realizzare un’opera d’autore all’interno di un genere di azione violenta. Nonostante qualche scompenso a livello di scrittura (specie nella parte centrale), in buona parte comunque riscattato da un apparato figurativo di grande potenza suggestiva, ci è riuscito egregiamente applicando con sapienza un coraggio da film indipendente al senso dello spettacolo di un prodotto blockbuster, rispettando la formula collaudata del genere evitando però di scadere nel manierismo attraverso una fluida e attenta concordanza delle componenti veicolata da un’alta tenuta stilistica di conturbante densità espressiva: con il prezioso e cruciale contributo della magnifica fotografia del sempre grande Roger Deakins, che con la sua gamma di ocra e marroni ben si intona ai toni cupi del racconto, alla desolata ambientazione e allo smarrimento dei personaggi (il tutto ben sottolineato anche dalla calzante colonna sonora di Jóhann Jóhannsson), Villeneuve snoda con mano sicura un intreccio tesissimo e coinvolgente alternando sequenze di azione adrenalinica a momenti di pura astrazione (ottimo montaggio di Joe Walker), trovando inoltre nell’eccellente Emily Blunt una protagonista carismatica e convincente; profondamente a disagio con i metodi della task force guidata dal referente governativo Matt Graver (Brolin) e dal laconico Alejandro, messicano dal torbido passato (un eccellente Del Toro), la bella ed imbronciata Kate, ideale anello di congiunzione tra Bene e Male, finirà infatti per mettere in discussione le sue certezze quando si troverà divisa tra l’obbligo di seguire le regole e la necessità di ottenere risultati concreti, invischiata in una pericolosa rete di doppi giochi e manipolazioni che le renderà impossibile distinguere qualsiasi frontiera fisica o morale: determinata eppure dubbiosa eroina triste che ricorda per certi versi la Jessica Chastain di Zero Dark Thirty, dovrebbe incarnare un bagliore di speranza votato a contrastare quell’oscurità che invece finirà per annichilirle l’anima, un buio di ostile fatalità che avvolge anche lo spettatore nella memorabile sequenza (grandiosa almeno quanto quella iniziale) dell’operazione notturna all’interno di un tunnel scavato nella roccia, metaforico ventre di bestia in cui le distinzioni tra le discordi realtà che collega rimangono sospese insieme all’identità di chi deve attraversarlo. Infatti, il titolo può in un certo senso riferirsi ad entrambi i lati della barricata in questa sanguinosa vicenda di conflitti e collisioni con cui Villeneuve porta avanti il suo cinico discorso sulla vendetta connesso al tema dell’ineluttabilità della violenza, mettendo in scena la guerra al narcotraffico come vertiginosa discesa negli abissi di un’impietosa realtà infernale in cui la corruzione e l’infrazione hanno ormai ferito e quindi contagiato anche coloro i quali dovrebbero invece combatterle: è lo scenario di un truculento teatro di anime uccise in cui si manifesta la spietata realtà senza riscatto di un impietoso “tempo dei lupi” di agghiacciante ferocia, illustrato anche attraverso la rappresentazione di una violenza integrale che grava su chiunque si trovi coinvolto, annullando ogni linea di separazione. A questo proposito, la sua esplicita efferatezza senza compiaciuti schematismi (pur con qualche passaggio di programmatica furbizia nella sua grafica trasfigurazione con l’approfondimento dei personaggi) non risulta fine a sé stessa anche perché al servizio del tono torvo e radicalmente disilluso con cui fa emergere la succitata problematica etica che ribolle in sottotesto pur senza condizionare le dinamiche di un racconto ammirevolmente orchestrato da un regista che con forte personalità si sta imponendo come uno dei nomi più interessanti del panorama cinematografico internazionale. Presentato all’ultimo festival di Cannes, fu ignorato dalla Giuria e non vinse alcun premio, ma d’altra parte per un action thriller di produzione statunitense è già un traguardo essere stato ammesso in Concorso ad un festival dove raramente vengono selezionate pellicole di questo genere per la competizione ufficiale.
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Summary
id.; di Denis Villeneuve; con Emily Blunt, Benicio del Toro, Josh Brolin, Victor Garber, Jon Bernthal, Jeffrey Donoval, Raoul Trujillo, Maximiliano Hernández; thriller; USA, 2015; durata: 121’. |
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2 Comments
marco
concordo: ci sono molte analogie tra SICARIO e ZERO DARK COMESISCRIVE
ma ci sono anche differenze
Maya è scossa dalla necessità di dover torturare i nemici… ma in fondo rimane una traccia del classico manicheismo USA (noi siamo i buoni, loro devono morire); qui invece Kate non riesce più a distinguere buoni e cattivi… la guerra al cartello messicano è un caos sanguinoso dove non si trova più alcuna luce
Elia Trentin
Verissimo: volendo cercare analogie e differenze, il confronto tra i due personaggi può essere davvero interessante.