The Departed – Il Bene e il Male

Nel quartiere irlandese della malfamata zona sud di Boston, la malavita organizzata fa capo al potente e spietato boss Frank Costello (Jack Nicholson), che infiltra nella Polizia di Stato il suo pupillo Colin Sullivan (Matt Damon); mentre quest’ultimo fa carriera divenendo nel frattempo una brillante recluta della Squadra Speciale Investigativa, il giovane Billy Costigan (Leonardo DiCaprio), anch’esso proveniente dai sobborghi, è invece scartato dal dipartimento ma viene comunque inserito in una segreta operazione sotto copertura che lo vedrà infiltrarsi a sua volta proprio nella banda di Costello per tentare di incastrarlo.

Conquistato dall’ottima (e a lui in effetti assai congeniale) sceneggiatura di William Monaghan (molto liberamente ispirata al soggetto del film asiatico Infernal Affairs), a undici anni da Casinò Martin Scorsese torna a quel genere gangsteristico da lui già più volte frequentato, realizzando una delle migliori opere della sua filmografia più recente. Davvero magistrale per la sapiente orchestrazione dell’azione serratissima e l’alta tenuta della tensione drammatica (entrambe degne dei grandi titoli di genere degli anni ’70), è un robusto ed impietoso poliziesco con un intreccio da thriller e dal sapore hard boiled all’insegna della progressiva fatalità e della dipartita violenta fin dal titolo, a cui la versione italiana accorpa però un’appendice che risulta incoerente; perché, pur tornando a raccontare la malavita ponendo però stavolta il suo usuale sguardo clinico da antropologo a servizio di una disamina maggiormente focalizzata proprio sulla conflittuale coesistenza tra bene e male in tale contesto (a differenza dell’esemplare Quei Bravi Ragazzi, in cui lo stesso era invece analizzato dall’interno, ovvero nella sua sanguinosa quotidianità), l’autore afferma e dimostra come tuttavia tale dualismo sia invece in effetti soltanto una mera illusione: infatti, in questo film di finte lealtà e subdoli tradimenti tra “ratti” e peccatori, l’impietosa legge della strada verso l’inferno è la stessa a cui fa capo l’ormai inscindibile legame tra metodo criminale e contesto socio-politico che governa un mondo in cui il bene è solo una parvenza mentre il male puntualmente assoggetta e sempre trionfa, confermandosi quindi la sola scelta e l’unica realtà. Eccellente il trio di attori principali, dal protagonista Leonardo DiCaprio (il quale, al suo terzo film con il regista, continua a maturare e contribuire al consolidamento di un sodalizio sempre più fortunato) al comprimario Matt Damon (anch’esso ormai una certezza a livello di adesione e versatilità) fino ad un eccezionale ed allucinato Nicholson pronto a rubare ogni scena in cui appare; ottimo anche il gruppo di interpreti secondari, tra i quali (oltre ad Alec Baldwin e Martin Sheen, in ruoli minori ma di rilievo) fanno macchia soprattutto la felice conferma Vera Farmiga e un Mark Wahlberg di inedita precisione (inspiegabilmente unico membro del cast ad avere ottenuto una candidatura all’Oscar). Golden Globe al miglior regista e trionfo agli Oscar con 4 premi importanti: miglior film, regia, sceneggiatura non originale e montaggio (ad opera della fidata Thelma Schoonmaker).