The Village

Una piccola comunità rurale simil-luterana vive isolata dal mondo in un villaggio circondato dai boschi, che però paiono essere popolati da mostruose creature: attraversare il confine è perciò impossibile. La vita della comunità scorre comunque con idilliaca e semplice tranquillità. Ma quando la giovane cieca ma determinata Ivy (Bryce-Dallas Howard) e il suo innamorato Lucius (Joaquin Phoenix) riconoscono l’assoluta necessità di attraversare il confine, dovranno opporsi al riluttante consiglio degli anziani, portando a galla verità negate e segreti inconfessabili.

Chi non ha amato questo film di Shyamalan probabilmente si è fermato al giudizio un po’ semplicistico di un seppur ben congegnato thriller in costume in cadenze di horror d’atmosfera. In realtà, c’è invece molto di più in questo 6° film del giovane autore di origini indiane M. “Night” Shyamalan (che raggiunse il successo con “Il Sesto Senso”); “The Village” è infatti una coinvolgente, cupa e sorprendente fiaba adulta che si innalza a parabola sugli effetti della paura, il cui significato allegorico (a partire dalla diffusa associazione con la condizione dell’America post 11 Settembre) si presta a molteplici interpretazioni: infatti, se sul piano sociale può rimandare al timore istintivo di una società che vive in un mondo malato, dal punto di vista umano pone invece l’accento sul panico menzognero come mezzo per proteggersi (con l’alienazione come risposta al dolore), mentre a livello politico è leggibile come racconto sulla paura ancestrale insediata nelle masse dalle autorità, proclamatesi tali in quanto affermano di conoscere la verità. Giocato sulle suggestive e funzionali ambientazioni che ricordano stralci di Dreyer (rimarcate dalla splendida fotografia di Roger Deakins e dalle musiche candidate all’Oscar di James Netwon Howard) è uno dei film più ambiziosi di Shyamalan, qui capace di governare con personale inventiva un intreccio sagacemente sviluppato e articolato (lasciando dimenticare alcuni passaggi forse un po’ troppo costruiti), in cui il fantastico e il realistico si confondono proprio perché è il secondo a prevalere, esplodendo in un pre-finale in cui il definitivo ed efficace colpo di scena anticipa il capovolgimento che successivamente ne conferma le intenzioni, chiudendo il cerchio e riportando così a galla significati universali (su tutti, l’essere pronti al sacrificio per sfuggire all’ineluttabilità del Male). Cast funzionale, tra cui spicca il trio centrale composto da Bryce Dallas Howard (figlia del più celebre regista Ron), Joaquin Phoenix ed Adrien Brody, che riescono a tenere testa ad interpreti rodati quali William Hurt, Sigourney Weaver e Brendan Gleeson.