Young Adult

Sboccata, incline all’alcol e sessualmente promiscua, l’attraente scrittrice di romanzi per ragazzi Mavis Gary (Charlize Theron, nomination al Golden Globe) torna al paese dov’è cresciuta per riprendersi il suo ex fidanzato del liceo (Patrick Wilson), senza curarsi del fatto che nel frattempo quest’ultimo sia divenuto un amorevole marito e padre di famiglia. Ma il ritorno al passato si rivelerà ben presto più difficile del previsto.

Secondo prodotto derivato dal sodalizio tra il regista Reitman Jr. e l’ormai quotatissima sceneggiatrice Diablo Cody (già coppia vincente alla base della riuscita del fortunato “Juno”, che aveva lanciato il primo e fatto guadagnare un Oscar alla seconda), “Young Adult” è per entrambi il film della completa maturità. L’ossimoro del titolo la dice lunga sulle intenzioni: forte di una validissima sceneggiatura sapiente e originale che l’abile regia asseconda con arguta destrezza, è una dark comedy caustica fino alla spietatezza che rinnova, virandola al femminile, la fertile tematica (prettamente maschiocentrica nella cinematografia americana) dell’ossessione di non voler crescere. Meravigliosamente affilato e sottilmente divertente nella sua ficcante ironia di sarcastica crudeltà, non nasconde un doloroso e marcato retrogusto amaro all’insegna di un critico sguardo al vetriolo capace di smontare senza accusare: proprio come la sua protagonista, il film colpisce e fa esplodere valori e tradizioni della media provincia americana sabotandoli dall’interno, portando a galla il vuoto e il disagio di quell’intricata attiguità di vezzi, solitudini, e insoddisfazioni che è divenuta l’odierna società statunitense. Alle prese con un personaggio moralmente discutibile, di scarsissima empatia nella sua quasi totale sgradevolezza, Charlize Theron ha trovato il suo ruolo migliore dopo “Monster”, offrendo una performance davvero notevole, molto ben supportata da un affiatato cast di comprimari tra cui spicca il sorprendente Patton Oswalt, sottoutilizzato caratterista di classe attivo principalmente in campo televisivo. Un film forse troppo sfacciato e intelligente per avere sostenitori agli Oscar.