Re della Terra Selvaggia

Re della Terra Selvaggia

- in Film 2012, Recensioni
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La piccola Hushpuppy (Quvenzhané Wallis) vive con il burbero padre Wink (Dwight Henry) in una comunità bayou nel sud della Louisiana, dove la vita scorre tra antiche credenze e lezioni di sopravvivenza. Ma questo piccolo universo selvaggio è minacciato da imminenti sconvolgimenti climatico-ambientali: gli equilibri naturali si infrangono, la temperatura terrestre aumenta e i ghiacciai si sciolgono, liberando gigantesche e temibili creature preistoriche. E così, quando una forte tempesta e il successivo aumento del livello delle acque minacciano l’esistenza del suo piccolo universo, ad Hushpuppy, mossa dal cuore, dall’istinto e dal coraggio, non resta che mettersi alla ricerca della propria madre, di cui ha solo un vago ricordo, in quello che si rivelerà un viaggio concreto ed interiore di scoperta e di maturità.

Tratto dalla pièce “Juicy and Delicious” di Lucy Alibar (che l’ha anche adattata per lo schermo insieme al regista) è il sorprendente esordio del giovane B. Zeitlin, vincitore al Sundance e premiato con la Camera d’Or e il premio Fipresci all’ultimo festival di Cannes. Girato a basso costo in 16 mm con un cast di non professionisti, è un piccolo-grande film “indie” americano (non hollywoodiano) che fa pensare a un Malick ridimensionato e folcloristico, scritto da Mark Twain e girato da Jarmusch, con gli attori diretti da un giovane Rossellini e il realismo magico del primo Spielberg. La storia si svolge in una comunità derelitta, dimenticata, ribelle, ai margini della civiltà e fuori dalla società, una sorta di “slum” nella natura incolta, soprannominata la “Grande Vasca” (localizzabile intorno a New Orleans), in cui vive la piccola Hushpuppy, anima pura, fiera, coraggiosa che, fra corse tra fuochi artificiali e battiti dei cuori degli animali, intraprende un viaggio che, tra dolore e coraggio, rivelazioni e immaginazione, la porterà verso il suo domani. Energico ma sottile, immerso in una trascinante dimensione visivo-sonora (splendida fotografia di B. Richardson, esaltante colonna sonora di D. Romer e dello stesso regista), è un racconto di formazione “a misura di bambino” in un’intensa ed emozionante combinazione di favola antropologica (le costrizioni sociali come strumenti di vita) e pamphlet ecologista (le pessimistiche riflessioni sulla modernità fagocitante, l’ombra dell’uragano Katrina, la descrizione di un mondo che si distrugge e si rigenera), il tutto pervaso da un’aurea di insolita poesia metaforica: se in senso proprio il titolo originale allude ai misteriosi Aurochs (le creature preistoriche e mitologiche a cui si affida l’immaginario di Hushpuppy per il suo passaggio all’età adulta), in senso figurato le “bestie selvagge” altre non sono che gli stessi abitanti di questo microcosmo di sussistenza povero ma pulsante popolato da una comunità che, nel proprio e “adatto” habitat naturale, scalpita, resiste, urla, vive, cercando un posto nel mondo. Dopo innumerevoli premi in giro per il mondo (e un sentito apprezzamento del presidente Obama), questo piccolo gioiello ha ottenuto anche, sopra ogni aspettativa, 4 importanti candidature all’Oscar: miglior film, regia, sceneggiatura non originale e miglior attrice protagonista alla piccola, straordinaria Quvenzhané Wallis che, con i suoi 9 anni (6 all’epoca delle riprese) di spontanea intensità, è diventata la più giovane attrice a ricevere una nomination.

Re della Terra Selvaggia
Re della Terra Selvaggia
Summary
"Beasts of the Southern Wild"; di BENH ZEITLIN; con QUVENZHANÉ WALLIS, DWIGHT HENRY, LEVY EASTERLY, LOWELL LANDES, PAMELA HARPER, GINA MONTANNA, AMBER HENRY, JONSHEL ALEXANDER, NICHOLAS CLARK; drammatico; USA, 2012; durata: 91'.
70 %
Voto al film
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